Aspro e spavaldo, disinvolto e sicuro quand’è davanti a una telecamera o ad una cinepresa, fuori dal set ricorda un po’ i lucani raccontati da Leonardo Sinisgalli: mai in prima fila, mai sotto i riflettori. Piuttosto un passo indietro, silenziosi. Antonio Gerardi, classe 1968, potentino, racconta spesso di sé: “non mi abituerò mai alla ‘celebrità’. Se qualcuno mi chiede un ‘selfie’ lo guardo incredulo e se un critico mi lusinga, arrossisco. Cancellerei volentieri dal mio lavoro le interviste, i servizi fotografici e le occasioni mondane. Quando mi invitano da qualche parte, spesso invento una scusa. Se devo scegliere tra una serata in famiglia e una festa esclusiva, preferisco starmene a casa”.
Eppure, da dieci anni a questa parte, i registi se lo contendono, gli appassionati di cinema lo amano. La lista dei film ai quali ha partecipato è lunga (per il cinema: Tutto quello che vuoi, La cena di Natale, Io che amo solo te , Storie sospese, Tutti contro tutti , Diaz, Gli equilibristi, Paolo Borsellino – I 57 giorni, Il paese delle spose infelici, Qualunquemente, 20 , Basilicata coast to coast, Due vite per caso, L’ora di punta, Il rabdomante. E, per citarne alcune: Il Sistema, Romanzo Criminale, Sotto copertura, La porta Rossa, Non uccidere, 1992, 1993, Non dirlo al mio capo e La nuova squadra, per la televisione). Gerardi ha presenza scenica e bravura da vendere: è a suo agio quando veste i panni del poliziotto, altrettanto spontaneo e credibile quando gli cuciono addosso quelli del cattivo. E riesce a mettere tutti d’accordo.
Ma questa storia parte da un altro luogo: la radio. Perché chi la fa, riesce a tirare fuori un’anima dalla propria voce. Che diventa strumento capace di comunicare parole e sensazioni. Emozioni e immagini. Succede solo con i grandi attori. Ed è quel che accade con Antonio Gerardi. Lo senti parlare e, come per incanto, davanti si materializzano i suoi personaggi: il brigante moderno di “Basilicata coast to coast”, il sardo di “Romanzo criminale”, il magistrato Di Pietro della serie “1992”, Stefano Rambelli, il dirigente di polizia macchiatosi dell’omicidio di Cagliostro, nella seguitissima fiction di Raidue “La porta Rossa”. E ancora, il gestore della lavanderia che, nella serie “Non uccidere”, è capace di convertirsi all’islam per amore di una donna. O Bruno Contrada, l’agente segreto nel film su Boris Giuliano. “Ho fatto radio per 33 anni – racconta Antonio Gerardi – E’ stato il mio primo vero amore”
Ha cominciato in una radio di Potenza, poi Radio Norba, Kiss Kiss e Rtl. Prima di approdare in televisione con “Le Iene”. “Fare radio è una professione che allena la voce, dà personalità. Dopo tante trasmissioni, adesso mi sono preso una pausa. Sono impegnato con il cinema e con la televisione. Per lavorare alla radio ci vuole continuità. E in questo momento non ne ho il tempo. Ma è un mestiere che mi ha regalato tantissime soddisfazioni, che adesso, recitando, metto anche in pratica”, dice l’attore lucano.
Ora si divide tra cinema e televisione: c’è un personaggio o un lavoro che le ha dato maggiori soddisfazioni, che le ha lasciato dentro qualcosa?
“Amo tutti i personaggi che sono stato chiamato a interpretare, perché amo questo lavoro. Quando mi danno una parte cerco innanzitutto di farla mia. Ci metto passione, impegno. Per questo motivo li amo tutti. E poi, accetto personaggi che, prima di tutto, piacciono a me”.
La Basilicata, sua regione d’origine, è una presenza costante nei suoi lavori, specie all’inizio della sua carriera.
“All’inizio è stato con un film, “Il Rabdomante”, girato a Matera. Poi è arrivato il ruolo del brigante nel film di esordio di Rocco Papaleo alla regia. Erano tutti progetti assai carini”.
Dalla Basilicata arriva il premio “La pulce d’argento” che per il 2017 vede proprio lei come premiato.
“E’ un premio importante, che negli anni passati è stato assegnato a gente importante. Sono felice che abbiano pensato a me. Ne sono onorato. E ho fatto carte false per poter essere alla cerimonia di consegna, nonostante i molteplici impegni di lavoro che ho in questo periodo. Ho promesso agli organizzatori che, se serve, viaggerò di notte, pur di esserci”.
La Basilicata sta regalando tante location al cinema italiano e internazionale. Secondo lei ci sono anche risorse umane? Esiste una via lucana per la cinematografia?
“Assolutamente sì. Ma questo è un settore che ha bisogno di essere aiutato, dev’essere alimentato. La Film commission ha fatto un gran lavoro in questi anni. Ha portato set in Lucania che, in altro modo, non sarebbero mai arrivati”.
Nei prossimi mesi in cosa la vedremo impegnata?
Intanto il film di Donato Carrisi, tratto dal best seller La ragazza nella nebbia”, con Alessio Boni, Toni Servillo, Michela Cescon, Jean Reno. Poi il ritorno della serie tv ”Sotto copertura”, su Raiuno, che racconta le storie della camorra dei Casalesi, e poi c’è “Vita spericolata” di Marco Ponti”.
Ci sarà il seguito di “La porta rossa”, che ha ottenuto un grande successo di pubblico?
“Pare di sì. Se ne parla. Ma al momento non c’è niente di ufficiale”.