MATERA. “Ho l’arpa al collo, son Viggianese; Tutta la terra è il mio paese! Come la rondine che lascia il nido, Passo cantando di lido in lido;E finché‚ in sen mi batte il cor, Dirò canzoni d’armi e di amor….” E’ l’inizio di una poesia popolare di Viggiano che celebra l’arpa, lo strumento che gli artigiani del posto realizzavano e poi imparavano a suonare da autodidatta. La portavano al collo, perché agli inizi, chi la sapeva suonare, spesso accompagnava gli zampognari nei canti religiosi o natalizi.

Sono queste origini che le assegnano un ruolo popolare, a dispetto delle sue “consorelle” più classiche. Ma tra le mani di Giuliana De Donno, arpista lucana, conosciuta in tutto il mondo, l’anima dell’arpa si trasforma in una molteplicità di suoni e di generi: dal classico all’etnico, dal folk al jazz. E’ il frutto di una passione sbocciata addirittura da bambina e che è stata arricchita da anni di studio e di collaborazioni con artisti di ogni genere.

Quel suono, qualunque ritmo o genere esprima, porta un po’ di Basilicata in giro per il mondo. Una Basilicata colta, impegnata ma alla portata di tutti della quale  Giuliana De Donno si è fatta ambasciatrice da sempre.

Come nasce il suo amore per l’arpa?

Ho manifestato il mio interesse per l’arpa quando avevo 5-6 anni, la vidi per la prima volta nell’ Orchestra del varietà televisivo del sabato sera e ne rimanevo affascinata dalla forma e incantata dal suono; così dopo molte insistenze, mia madre decise di iscrivermi al Conservatorio di musica E.R Duni di Matera, avevo appena 8 anni!

E’ uno strumento dalla doppia anima: quella colta e quella più popolare, lei le frequenta entrambi. Come è arrivata a questa scelta? Si conciliano? Quali sono le differenze?

Dopo lo studio e il diploma in arpa Classica conseguito presso il Conservatorio di Musica Santa Cecilia di Roma e numerose esperienze nel mondo classico, mi sono avvicinata alla musica contemporanea, tenendo concerti con prime esecuzioni assolute, sia da solista che in formazione da Camera. La curiosità e l’esigenza di scoprire altri mondi musicali per arricchire la mia formazione, mi hanno poi spinta su sentieri meno convenzionali. Dalla musica pop al rock, dal jazz al popolare, ho avuto così modo di collaborare con importanti artisti e partecipare a manifestazioni ed eventi tra i quali il Festival di San Remo, il Premio città di Recanati e La Notte delle Taranta. Ho così scoperto che le distinzioni in generi musicali rispondono a criteri di classificazione piuttosto artificiali che talvolta possono compromettere la libertà di espressione. Risulta così più facile riconoscere e intravedere i legami invisibili tra musiche di varie epoche e territori. Non essendo legato al linguaggio verbale, quello della musica è un linguaggio universale che, nel massimo della soggettività, raggiunge il massimo della sua possibilità di comunicare. Le lingue dividono, la musica unisce.

Ma lei preferisce più l’aspetto classico o quello etnico-popolare?

Alterno periodi di amore per la classica a periodi per la popolare e altro ancora. Grazie al mio ricco e prezioso bagaglio di esperienze e ricerche musicali, mi consento la libertà di spaziare e affrontare il nuovo senza timore e con l’entusiasmo della sfida. Mi affascina e mi intriga esplorare le infinite possibilità sonore del mio strumento, la ricerca continua del suono e del tocco assolutamente personale, grazie anche alle tecniche arpistiche apprese dai Maestri dell’arpa classica, irlandese, sud-americana. Mi diverto molto a fondere il colto col popolare e viceversa, eseguire un tremolo sudamericano perché più pulito su un passaggio di un concerto di Mozart o citare una melodia classica su un tema Popolare! Le mie scelte musicali e le mie interpretazioni, sono il risultato della mia storia, della mia identità umana e della mia variegata formazione musicale.

Esiste una tradizione lucana dell’arpa, parte da Viggiano e adesso con le sue performance fa il giro del mondo: come si sente in questo ruolo di ambasciatrice della cultura musicale della Basilicata, del recupero di una tradizione antica in chiave attuale?

Mi ritengo fortunata di essere nata nell’unica regione italiana che vanta una importante tradizione arpistica e sento il dovere e la responsabilità di farla conoscere in tutti luoghi dove mi esibisco. L’amore per questo strumento mi ha portato a cercarlo per soffitte e cantine della Val D’Agri, fino a trovare e restaurare due splendidi esemplari di fine ‘700 e metà ‘800. Sono orgogliosa di reinterpretare e diffondere  i repertori appartenuti all’ arpa di Viggiano, e riconoscere questa storia come parte della nostra identità culturale. Se ció mi rende ambasciatrice della mia terra, lo lascerò dire a chi  mi ascolta. 

Vive tra Roma e Matera ed ha avviato molti progetti in Basilicata: che rapporto ha con la sua regione?

Ho vissuto per molti anni a Roma, città fondamentale per il proseguimento dei miei studi e l’inizio della mia carriera, ma in questi ultimi anni la rotta si è invertita grazie anche al recente fermento culturale che anima le terre di Puglia e Basilicata. Nel 2008 ho avviato la prima scuola di arpa popolare Viggianese proprio nel paese d’origine; ultimamente partecipo spesso ad eventi culturali della mia città e collaboro con la Fondazione Matera 2019, fiera di restituire quanto la città mi ha donato nel passato e nel presente.

C’è una via della musica… lucana?

Auspico che la designazione di Matera a Capitale europea della cultura per il 2019 dia maggiore visibilità alle importanti e originali realtà artistiche e musicali lucane, che hanno sapientemente coniugato la tradizione con l’innovazione. Elementi fondamentali per tracciare una strada che non si fermi ai confini regionali ma si snodi attraverso le vie del mondo.

Ci sono giovani che si avvicinano all’arpa?

Una recente statistica italiana purtroppo ha riportato dati poco confortanti. Sono pochissime le iscrizioni ai corsi di arpa nelle scuole di musica e nei Conservatori italiani, né la recente riforma scolastica ha incentivato e incoraggiato l’apertura di classi di arpa nelle scuole medie e licei a indirizzo musicale. Ritengo che sia necessario da parte di noi professionisti e insegnanti dare una nuova vita ad uno strumento per troppo tempo legato ad una immagine oramai superata. Occorre riportare la pratica dell’arpa alle origini popolari, che ne hanno favorito l’espansione e il successo in molte parti del mondo, avvicinandola ai giovani, con nuovi repertori e in nuovi contesti.

E’ stata anche membro del comitato per Matera capitale europea della cultura: cosa significa per la città dei sassi?

È stata per me un’esperienza straordinaria ed ancora adesso provo una grande emozione nel ricordarla. Il consenso unanime di amici, colleghi e conoscenti mi ha dato il coraggio di affrontare con la mia arpa viggianese la commissione europea. Mi piace pensare che forse più che un significato è il senso che la mia immagine d’artista eclettica ha rappresentato per la città e di questo ne sarò sempre riconoscente.

Quali sono i suoi prossimi progetti?

Ho dei progetti ambiziosi in cantiere, dedicati principalmente all’arpa in tutte le sue forme ed evoluzioni, conto di raccontarli appena potranno essere realizzati. Per ora continuo a girare il mondo con la mia “arpa al collo” come recita un’antica poesia viggianese.

Emilio Chiorazzo

Per approfondire: il video: Giuliana De Donno suona musica pastorale lucana https://youtu.be/WoYUR8k0LpM

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