L’intento era quello di lanciare un ponte fatto di storie, di suoni, di sapori e di bellezza. E quel ponte è stato tracciato lungo un percorso che da Firenze va verso la Basilicata. Ma che fa anche il tragitto inverso: un modo per scambiarsi esperienze, per essere l’una di stimolo all’altra nel discutere, confrontarsi e affrontare tematiche. Ma anche per compiere passi in avanti nella conoscenza reciproca.
E’ questo il significato della Settimana Lucana che si è appena conclusa a Firenze. Era la seconda edizione organizzata dall’Associazione culturale Lucana Firenze presieduta dall’avvocato Luigi D’Angelo. Un evento inserito nel cartellone dell’estate fiorentina e della quale si è parlato anche in consiglio comunale a Palazzo Vecchio grazie al consigliere Nicola Armentano, lucano che vive e lavora a Firenze, una delle anime dell’associazione lucana. Un evento, quello della Settimana Lucana, di grande spessore per le tematiche scelte, per le persone ospitate, per la partecipazione politica e istituzionale di primo livello.
“La vicinanza delle istituzioni è stata forte – spiega Nicola Armentano – partecipata dal sindaco di Firenze, dal presidente del consiglio regionale della Basilicata, dal presidente del consiglio regionale della Toscana. La volontà che avevamo di promuovere la bellezza, non soltanto orografica, turistica e paesaggistica della Lucania, è stata tradotta in ciò che rappresenta la Basilicata come elemento culturale. Abbiamo riportato, a disposizione della cittadinanza delle storie che comunque collegavano Firenze alla Basilicata.
Ad esempio?
La storia di don Danilo Cubattoli. Nessuno sapeva che quest’archivio cinematografico fosse conservato in Basilicata (si trova a Oppido di Lucania, ndr) e quanto amore ci aveva messo questo prete nel raccogliere questa storia legata a una passione che lui aveva, perché aveva visto nel cinema un valore educativo. Lui ha cominciato a innamorarsi del cinema perché aev a capito che poteva essere uno strumento culturale nei confronti di chi non aveva la possibilità di poter leggere e poter scrivere. Attraverso le immagini lui mostrava i percorsi per portare conoscenze e e informazioni a quelle persone che avevano difficoltà proprio dal punto di vista concreto di poter apprendere. E poi l’altra storia bella, che abbiamo portato alla ribalta, è quella del medico Rocco Brindisi, un lucano ricco che va in America a difendere i diritti degli ultimi
Cosa ha significato questo?
E’ stato mostrare come se ci fosse un disegno, ne l far vedere i valori di questa terra che sono i valori di chi ha sete di giustizia, volontà di essere a disposizione di tutti, dove l’altro, inteso come diverso non fa assolutamente paura. E’ stata bella l’affermazione del consigliere regionale Antonio Mazzeo, in occasione della premiazione delle eccellenze lucane. Premiando Sergio Staino ha detto che se fossimo in Basilicata lo ius solis lo avremmo già trasformato in una legge.
Della storia di don Cubattoli lei ha parlato nel consiglio comunale di Firenze.
Ho lasciato percepire che oltre alla volontà di demandare nella figura del dottor Martino che è colui che custodisce l’archivio, forse anche il luogo, la Basilicata è stata una scelta per poter favorire e assecondare la volontà del sacerdote. Don Cubattoli sapeva che quel materiale andava in una terra dove la conservazione di alcuni valori è forte e anche la conservazione di un bene così importante per lui poteva avere garanzia di essere conservato con cura e amore come si fa all’interno della nostra comunità nel conservare e mantenere forte il senso di solidarietà, di essere d’aiuto per gli altri.
Qual è stato il messaggio che la Settimana Lucana ha voluto condividere con Firenze, la città che la ospita?
Gli eventi culturali che abbiamo organizzato per questa manifestazione hanno fatto ancora di più emergere il nostro fine: valorizzare quel che c’è di buono in Basilicata oltre che a promuoverne la bellezza, i sapori e tutto quel che ruota intorno alla terra di Lucania.
E ora c’è da fare un altro passo in avanti per la prossima edizione.
E sì, abbiamo già in mente qualche idea: la bellezza di questa settimana, è che ha avuto una grande partecipazione. Non è stata solo una questione numerica. Tanti giovani si sono avvicinati. E a tanti giovani è venuta un’indea. E tante di queste idee sono stupende. Una di queste è quella di mettere insieme, attraverso due campioni del mondo della squadra di calcio del 1982, il lucano Franco Selvaggi e il fiorentino Giancarlo Antognoni, un confronto, ma soprattutto un legame sotto il profilo dello sport. Partiamo da questi due personaggi e andiamo in altri settori. E poi ad esempio abbiamo scoperto che uno dei ballerini più importanti della Scala è lucano. Roberto Bolle lo considera il suo erede naturale.
Ovviamente – com’è stato detto durante la settimana appena conclusa – tutto sarà anche mirato a “far mettere le gambe” alla Lucania?
In questo caso, vorremmo pensare a un evento, con il ballerino della Scala con la finalità di raccogliere fondi da utilizzare socialmente in Basilicata. L’idea potrebbe essere favorire la creazione di una scuola di danza a livello regionale in Basilicata. O creare dei fondi da destinare a una struttura sociale da valorizzare. La bellezza è che in questa settimana tanti giovani si sono innamorati della nostra associazione ma non in maniera passiva. Sono stati propositivi. Per noi è un’altra vittoria. Sappiamo che è una squadra che può vincer. E che in questo momento sta attirando tanti altri “giocatori”. E più saremo a condividere un evento da organizzare, tanto più ampio sarà lo spettro delle cose da valorizzare, sempre finalizzare ad avere un ponte, un legame con la Basilicata.
Ma la festa lucana è stato un caleidoscopio di eventi non solo culturali o politici. Ci sono stati momenti enogastronomici e di spettacolo di grande livello. C’è stata una serata dedicata alla musica giovanile, una al folclore, anche se nella sua accezione più moderna, una alle eccellenze (umane) della Lucania che vivono e operano professionalmente a Firenze.
Direttore artistico della Settimana Lucana a Firenze è Gianluca Rosucci che, grazie alla sua esperienza e alla conoscenza del mondo culturale e musicale e artistico della Lucania e della Toscana, ha imbastito il calendario degli appuntamenti insieme a Antonella Di Noia, coordinatrice della manifestazione
Rosucci, dal punto di vista artistico com’è andata questa seconda edizione?
Molto bene sotto tutti i punti di vista artistici e culturali. Abbiamo trattato temi sociali importanti come quello della legalità, raccontando le storie di Pietro Sanua, e quella di Rocco Brindisi emigrante lucano d’America, difensore degli ultimi. Abbiamo parlato di Basilicata che può migliorare grazie al contributo dei giornalisti Giusi Cavallo e Michele Finizio di Basilicata24.it e scoperto le eccellenze lucane in Toscana. Abbiamo premiato due personaggi importanti per il loro contributo rispettivamente nel mondo del sociale e dello sport, come l’imprenditore Marco Bartoletti ed il nuotatore Filippo Megli ed ospitato due registi importanti di cinema e teatro, oltre a numerosi artisti. Peccato aver annullato per maltempo un paio di appuntamenti, ma nell’insieme abbiamo realizzato oltre venti performances di musica, cinema, teatro, arte e letteratura
La qualità era alta.
Dal punto di vista musicale abbiamo preferito dare un taglio giovanile all’evento, era una scommessa che a quanto pare è riuscita se penso ai Renanera, al rapper Sciarra, ai Basilisky Roots, Danilo Vignola, Michele Loreto e i Freschi e Lazzi Spilli. Sono stati bravi anche i musicisti toscani invitati, I Frank DD& Friends che fanno musica elettronica, dub e sperimentale di grande valore. Ma vorrei ringraziare anche Chiara Riondino per aver portato in scena Ma La Basilicata esiste ? e Giovanni Brancale per aver donato la prima nazionale del suo film Le Terre Rosse all’evento.
Qual è il criterio utilizzato per la scelta?
Il punto principale è il confronto fra le due realtà, come ad esempio i vincitori o partecipanti dell’Arezzo Wave Toscana e Basilicata, o musicisti lucani che vivono in Toscana. Mi aiuta molto il fatto di essere stato per anni il direttore artistico dell’Assud Festival in Basilicata, quindi ho seguito la nascita e l’evoluzione di molti artisti lucani. L’idea è quella di portare alla ribalta non solo realtà conosciute, com’è stato per i Renanera nella serata d’esordio della settimana lucana, ma di far emergere i gruppi che hanno meno visibilità ma tutte le possibilità sfonfare a livello nazionale. Cerchiamo di dare spazio a loro. Così la settimana lucana diventa una vetrina, un trampolino di lancio.
Una musica che ha strizzato l’occhio ai più giovani
Già lo scorso anno abbiamo cominciato con questa idea di raccontare una Basilicata diversa e lontana dagli stereotipi classici del folkore e della tradizione, parlando di Brassens oltre a fare un doveroso omaggia a Mango. Quest’anno abbiamo spostato l’attenzione sui gruppi giovani. Sempre di musica popolare, ma con un vestito moderno.
Gli eventi lucani a Firenze si esauriscono con la Settimana che si è appena chiusa oppure ci sono appendici durante l’anno?
Cerchiamo di promuovere sempre degli appuntamenti periodici. Ancora non c’è un calendario, siamo nella fase dei contatti, con alcuni teatri fiorentini coi quali poter collaborare per avere spazi. L’idea è quello di avere un appuntamento fisso ogni mese. E poi, dobbiamo recuperare qualche evento, come quello di Canio Loguercio, vincitore del premio Tenco che non ha potuto essere presente alla Settimana Lucana, con lo spettacolo Canti Ballate e ipocondrie d’Amore.
Dal punto di vista numerico com’è stata questa edizione?
Un successo. La mostra che è stata ospitata alla Galleria delle Carrozze, è stata visitata da oltre cinquemila persone. Più o meno altrettanti abbiamo avuto, nel corso dei sette giorni, agli eventi musicali e ai dibattiti che si sono tenuti tra piazza Bartali e al Fiorino sull’Arno. Per non parlare poi della prima nazionale del film di Giovanni Brancale, Terre Rosse. Il cinema della Compagnia era gremito all’inverosimile.
Molto bella la serata delle eccellenze lucane.
E’ stato bello avvicinare tutte queste persone e farli sentire il nostro affetto e riconoscimento. C’era chi c’è nato, ma anche chi ha solo origini lucane, chi da sempre vive o è nato in Toscana. Unire questo legame è stato emozionante
Che impegno richiede la settimana Lucana?
Sul fronte organizzativo richiede impegno, tempo e sacrifici. Sia io che Antonella Di Noia, cominciamo a prendere i primi contatti da Gennaio per poi svilupparli nel corso dell’anno. Sul fronte economico è tutto trasparente e poi siamo tutti volontari. Tutto ciò che abbiamo a disposizione lo impieghiamo nella buona riuscita dell’evento. L’evento quest’anno è stato possibile grazie al Comune di Firenze, gli sponsor privati ed un contributo dalla presidenza del consiglio regionale della Basilicata, e basta. Se avessimo aiuti anche da altre istituzioni lucane potremmo avere maggior margine di manovra e più spazi per promuovere, in Toscana, la cultura della nostra terra.
C’è già un’idea per l’edizione del 2018?
C’è l’idea del viaggio, del cammino. Un percorso iniziato lo scorso anno e che porta verso Matera capitale europea della cultura. Intanto ci piacerebbe che la settimana diventasse itinerante. E che coinvolgesse le capitali politiche – Torino, Firenze e Roma – con quella culturale, cioè Matera 2019. Con Firenze, ovviamente, che recita il ruolo di fulcro, ma deve diventare un viaggio, un percorso che ruota intorno alle numerose figure che hanno legato il nome a questa terra per origine o vocazione.