Conoscere per amare. E amare per preservare. Il “Cacciatore di Paesaggi”, Fabio Toncelli, documentarista e autore televisivo, sta percorrendo questa strada. Ormai da tre anni. Tante sono le edizioni della trasmissione di RaiTre Kilimangiaro, che trasmette i suoi viaggi alla scoperta dei paesaggi della nostra Italia.

La tappa lucana (in onda domenica 5 novembre 2017), racconta di un angolo di Basilicata che sembra “stregato”: dal santuario della madonna di Viggiano ai calanchi di Aliano. Una fetta di Val d’Agri che cambia repentinamente e che regala un’immagine di natura particolare. Incantata. Magica.

“Una terra bella e mutevole – racconta l’autore del servizio televisivo – La Basilicata, da questo punto di vista, sorprende sempre. Un po’ tutta l’Italia mi sorprende in continuazione. Nel racconto che faccio per questa puntata del “Cacciatore di paesaggi”, Aliano è la meta finale. Attorno ci sono tante cose, tutte abbastanza rappresentative di una regione che ha mille facce. Sono partito dal Santuario della Madonna nera di Viggiano. Conosciutissimo in Basilicata, ma meno altrove. Mi incuriosiva andare a vedere la patrona della Regione. Ho scoperto in questa occasione che ogni regione ha un patrono. Un luogo bellissimo da dove si gode una vista spettacolare. Da qui ho iniziato un viaggio verso la piana, in direzione del mare, anche se al mare non sono arrivato”.

Con i suoi lavori Fabio Toncelli spazia dalla storia all’arte e alla natura. Per anni, su La7 è stato protagonista della trasmissione Missione Natura.  Il National Geographic ha coprodotto alcuni suoi importanti documentari sugli animali – tra cui il “Mistero del lupo”, sul lupo nel Pollino, tra Calabria e Basilicata –  e, da tre anni, è protagonista di un viaggio alla scoperta della natura del nostro Paese, all’interno del Kilimangiaro, con “Il cacciatore di Paesaggi”. Racconta gli angoli della nostra Italia con lo stesso respiro di un documentario internazionale. “Oggi – dice – gli strumenti tecnici ce lo permettono”. Ma è anche merito di una squadra di professionisti che ne cura ogni dettaglio. Come ad esempio il taglio fotografico affidato a Federico Forletta, direttore della fotografia.

Che posto ha trovato?

Un luogo suggestivo. Una terra di brigantaggio, storie a cavallo della leggenda. Mi ha affascinato la vicenda di Scoppetiello, il capobanda  che fu ucciso nel momento in cui stava per andare all’estero. Il santuario di Viggiano è fantastico, sia visto da giù, col monte che ti si presenta davanti come se fosse una cima dolomitica, sia dalla vetta. Si gode di una veduta incredibile sulla Val d’Agri. Poi il lago del Pertusillo, artificiale, coi boschi attorno. Alcuni arrivano a Potenza senza soluzione di continuità. Un luogo non conosciuto fuori dalla regione.

Qual è il filo conduttore del racconto di quest’angolo della Basilicata?

Il mio tentativo è quello di guardare il territorio in una prospettiva narrativa ed emotiva. Un sostegno al fatto che per amarlo di più e proteggerlo di più dobbiamo conoscerlo, di più. Spesso non ne sappiamo nulla. Non per distrazione. Ed è un territorio ricco. Fai pochi chilometri e cambia tutto. Una diversità che a volte può essere un limite, ma è soprattutto una ricchezza.

Meta finale del viaggio è Aliano.

Mi avevano incuriosito alcune foto che ho visto. In Basilicata ero stato da bambino, alla fine degli Anni 60. Avevo uno zio che lavorava a Pisticci, ero andato a trovarlo. Anche lì c’erano dei calanchi. Avevo quei ricordi. Ma prima di arrivare ad Aliano sono andato nel luogo della manifestazione più eclatante della variabilità del territorio, a Craco. Chissà quante volte lo abbiamo visto in qualche set cinematografico, senza renderci conto davvero cos’è. Ne ho raccontato il lato emotivo: la storia di un abbandono, della lenta agonia di un paese. Quella stessa conformazione geologica ha prodotto uno spettacolo che ti lascia senza parole: i calanchi di Aliano.

Un paesaggio… lunare.

Sì, sembra di essere sulla luna. Come accade spesso in Italia, giri l’angolo e sei in un territorio selvaggio, che va conosciuto per essere attraversato. Hai Aliano davanti e ti trovi… sulla Luna. In paese sono consapevoli di questa ricchezza e ci stanno lavorando per valorizzarla. Ho trovato tanta disponibilità, molto sostegno.

In Basilicata, in questo momento, si parla tanto anche delle problematiche legate all’estrazione del petrolio, proprio in quell’area geografica.

So che c’è dibattito sulla Val d’Agri, sul petrolio. Ci sono giornalisti e spazi adeguati per parlare e discutere di questo. Io credo che, indirettamente, si dia un contributo anche mostrando il patrimonio che si possiede. Perché, come diceva Francesco Bacone,per amare una cosa la devi conoscere”. Più conosciamo, più amiamo. E più sorge in noi l’urgenza di una responsabilità di procedere con saggezza. Noi abbiamo un grande tesoro. Un patrimonio che è questo territorio, così pieno di tutto: natura selvaggia, arte e storia. Si tratta di amministrarlo. Se lo preserv,i lo dai in dote a chi viene dopo di noi. Se lo consumi, non ce l’hai più. Il paesaggio è uno dei pochi asset, per dirla con un termine economico, che più passa il tempo, più vale. Se lo amministri bene, te lo ritrovi. Ci sono paesi che questo l’hanno capito da tempo e si dedicano ad attività che non consumano il paesaggio. Se deturpi una montagna, non è come quando rompi un’automobile che la puoi aggiustare o cambiare. I danni fatti alla natura non si riparano.

Quindi lei racconta il territorio per aiutare la gente a conoscere e rispettare questo patrimonio che ci circonda?

Più conosciamo e meglio è: se uno accende un fuoco nel camino e non riesce a vedere il bosco da dove quella legna è stata tagliata, godrà del fuoco ma non salvaguarderà il bosco.

Emilio Chiorazzo

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