Gaspare, Melchiorre o Baldasarre? “Faccia lei, per me vale che sia stato il primo”. Quel Re magio, col mantello arancione, è accanto al suo cammello nel bel mezzo di un presepe lungo 26 metri. Tutto fatto con l’uncinetto. E’ stato il primo personaggio al quale, quattro anni fa,  ha dato vita Gessica Mancini, 44 anni, di Cerreto Guidi. Un viaggio intrapreso come una terapia, all’indomani dell’amara scoperta di dover combattere contro il Parkinson. “Ho pensato che per tenere allenate le mani, lavorare con l’uncinetto sarebbe andato bene – racconta Gessica – da bambina ero appassionata. E lo sono rimasta così tanto che il mio metodo è ancora quello infantile, con il filo che si prende da sotto le dita, come si insegna ai bambini, anziché da sopra come avviene normalmente”.

Quel Re Magio è stato il primo personaggio per poco.

Ho imparato una tecnica che si chiama amigorumi e che permette di realizzare pupazzi con l’uncinetto. La prima prova l’ho fatta con quel Re Magio, ma poi mi sono cimentata subito con una persona vivente, vicina a me, mio padre Franco, detto Pellette.

Lui fa il falegname, nel presepe c’è tutta la sua bottega.

E’ la stessa dove lavoro anche io, faccio l’artigiana. Anche se da un po’ di tempo, mi dedico molto alla realizzazione di questo presepe.

Perché proprio la nascita di Gesù bambino? Com’è nata l’idea?

Quando ho intrapreso questo percorso, che ripeto, per me era una terapia, mi sono rivolta alla bottega del paese che vendeva il filo, per rifornirmene. La titolare era l’organizzatrice della manifestazione la via dei presepi. E parlando mi spinse a provare .

Fu quasi una sfida…

No, ma una corsa contro il tempo sì: eravamo a ottobre, non avrei potuto farcela. Così ho chiamato a raccolta qualche familiare, amiche, vicine di casa, una zia. In quel poco tempo riuscimmo a realizzare un presepe di un metro e mezzo. E, alla fine dell’esposizione, venne pure premiato

E’ lì che sono nate le Dame.

Sì. E passare da un gruppo sparuto di quattro o cinque, alle oltre sessanta persone che oggi lavorano intorno a questo presepe, è stato un attimo. C’è stato un passa parola prima in paese, poi sui social. Ho ricevuto contributi d’aiuto da ogni parte d’Italia. Tutte pronte a lavorare per me. Quando stavamo preparando le statue e il paesaggio per l’edizione successiva mi dissi: se trovo chi mi dà una mano stavolta lo faccio di cinque metri. Riuscimmo a realizzarlo di dodici.

L’aiutano tutte donne?

C’è solo un uomo: ci aiuta a realizzare i meccanismi. E a fare i lavori di fatica…

Ha mai avuto la sensazione di non farcela?

All’inizio. Forse perché le medicine che prendevo mi davano fastidio. Ma ho avuto una spinta morale importante: è stata mia figlia Greta a chiedermi di non mollare.  Sono andata avanti per lei.

Così dal primo presepe esposto, che era di un metro e mezzo, oggi siamo arrivati a 26 metri.

Ne esponiamo 23 all’interno della struttura che si trova in via Santi Saccenti e che abbiamo ricavato da un ex negozio che ha cessato l’attività. E tre sono esposti in vetrina. Si tratta dell’aspetto più cerretese: c’è la chiesa di Santa Liberata e ci sono i personaggi locali: c’è il sindaco e c’è don Donato con la sua bicicletta, con la quale ogni anno organizza una gita a Montenero, c’è il maresciallo con il quale ad ogni edizione della gita si ripete la sfida a chi arriva per primo. E poi ci sono i bottegai storici, gli imprenditorie c’è qualche personaggio che si è speso per mantenere vive le attività a Cerreto Guidi.

Come scegliete i personaggi?

Ogni anno cerchiamo di aggiungere qualche nuova figura che abbia un significato. Quelli di quest’anno sono i gestori di due attività economiche del paese: l’Emporio Meacci che vanta cento anni di attività e Brunetta, che invece ne ha festeggiati ottanta. Sa che c’è qualche cerretese che durante l’anno quando mi incontra mi chiede di poter diventare personaggio del presepe?

 

Il presepe vive solo del volontariato delle Dame che lavorano con Gessica. E dei contributi che lasciano i visitatori (lo scorso anno sfiorarono le trentamila presenze) e la vendita di qualche oggetto artigianale.

In vetrina ci sono i titolari dell’azienda, l’unica al momento, che ha offerto una sponsorizzazione, c’è Cappellini, storico titolare della Enny, azienda della pelletteria che racconta di un periodo fulgido dell’economia di Cerreto Guidi; i fratelli Brotini del calzaturificio Pakerson; ci sono i cugini francesi del gemellaggio, c’è il panaio e il pasticciere.

All’interno dell’ex negozio Brotini, invece, fa bella mostra la Villa medicea, realizzata in occasione della notte di Isabella e poi inserita nel contesto della natività. Gessica, con il tempo ha affinato la tecnica di lavorazione: ci sono pezzi che sono intercambiabili e lei li ordina alle dame che lavorano per lei in ogni angolo d’Italia, per poi assemblarli e trasformarli in tegole, alberi, campi di girasole, scalinate. Insomma un lavoro di gruppo, quasi come un’orchestra che esegue una sinfonia.

Ma il presepe all’uncinetto è solo uno di quelli che dal 3 dicembre al 14 gennaio del 2018 animeranno la via dei presepi: nel campanile viene ospitato il presepe tradizionale partenopeo realizzato da Giuseppe Landi, poi nel segno della qualità, ci sono il presepe in legno di Fabio Bandini e quello meccanico di Ermindo Michetti.

La novità, per questa edizione, sarà l’esposizione all’interno della Villa Medicea: qui saranno in bella mostra i presepi di Vincenzo Sessa, di Luigi Mennella e al Mumeloc, il museo della memoria locale, le opere di Ivano Vecchi. Ma in tutto, al concorso che alla fine decreterà un vincitore, saranno circa cento.

 

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