Il mondo visto da dietro il bancone di un bar può incuriosire e appassionare. E accendere grandi passioni, grandi interessi. Anche da un piccolo paese della Basilicata, lontano dai grandi centri, senza le infrastrutture che aiutano. Certo, servono volontà, curiosità e testardaggine. E queste caratteristiche sono sempre state buone compagne di viaggio di un ragazzo che, dietro quel banco, c’è nato e ci è tornato ogni estate, dopo un intenso anno di studio, per dare una mano ai propri genitori.
E’ lì, tra un caffè e una birra da servire, che Marcello D’Amelio ha affinato le sue passioni, ha rafforzato la sua costanza. “ Al bar dei miei genitori mi sono sempre divertito. Era l’occasione per conoscere persone, anche molto diverse da me. Avere contatti”.
Da quel bancone parte la storia di un ragazzo che, passo dopo passo, si incuriosisce e si interessa di ricerca, vuole capire le malattie e vuole cercarne le cure. Una storia che parte daMontemilone, muove i primi passi a Venosa, poi a Bari, a San Giovanni Rotondo, a Napoli, negli Stat Uniti e ancora a Roma, dove grazie alla sua equipe e a finanziamenti che arrivano anche dall’America, ha aperto nuove prospettive e nuove speranze per chi combatte con una malattia degenerativa come l’Alzheimer.
Una malattia per la quale oggi non c’è un farmaco. Le aziende farmaceutiche non vedono prospettive e annunciano che non finanzieranno più studi. Lui, invece, con le sue scoperte traccia strade nuove. Nuovi percorsi. E consegna al mondo scientifico altre possibilità per cercare comportamenti e medicine che aiutino a migliorare le condizioni di vita di chi combatte con l’Alzheimer.
E’ nata lì la passione per la ricerca?
Ho sempre avuto amore per la medicina, interesse nel capire la malattia. Per me la bravura di un medico risiede nelle opportunità di terapia, che sia chirurgica o farmacologica. Un medico è tanto più bravo quanto maggiore sono le sue possibilità di fare terapia e chirurgia. Ho sempre cercato di mettermi da parte di quell’ indotto che dà la possibilità, a chi noi riconosciamo come il clinico, di dare risposte. Queste risposte sono il risultato di un grande lavoro che noi scienziati facciamo. Negli anni cinquanta si moriva per l’ulcera gastrica. Oggi la morte è un evento raro. Perché? Abbiamo a disposizione dei farmaci, come gli inibitori di pompa che limita la produzione di acido cloridrico nello stomaco. Ecco, mettere quel medicinale nelle mani di chi fa terapia è il risultato di anni di studi, sulle rane. Per arrivare a individuare un farmaco che potesse agire si sono fatti anni di studi.
E tutto è cominciato dietro il bancone di quel bar…Tutto è cominciato da Montemilone.
E’ un paese di poche anime, 1500 anche meno. Ho sviluppato questo percorso che mi ha tenuto sempre vicino alla gente, al bar di famiglia. C’ero in ogni momento libero dallo studio. Anche durante il liceo, che ho frequentato a Venosa, il liceo classico Orazio Flacco. E ancora adesso, quando vado a Montemilone per le feste comandate, anche se per periodi sempre più brevi a causa del lavoro e per le difficoltà che si hanno negli spostamenti.
Si dice che i lucani siano testardi. Lei lo è? I traguardi che ha raggiunto sono il frutto di questa caratteristica?
Si, lo sono. Sono testardo di natura. Mi piacciono le grandi cose. Provengo da una famiglia umile, anche culturalmente. I miei genitori sono bravissime persone, riservate, stimate, ma hanno dei titoli di studio molto bassi, non hanno fatto grandi percorsi di studi. Per me è stata una grande sfida: ho visto nel lavoro dei miei genitori una opportunità per migliorarmi e per migliorare loro. Pensate, quest’estate sono stato invitato a diversi eventi ufficiali in Basilicata. Ho sempre portato i miei genitori. Mio padre mi ha detto: “è la prima volta che siamo in prima fila”.
Anche loro, però, hanno puntato sulle sue qualità.
Sì, certo. Siamo tre fratelli. Mamma e papà non hanno avuto uno sguardo particolare nei miei confronti. Hanno dato a tutti le stesse possibilità. Ognuno li ha sfruttati a modo proprio. Io ho cercato sempre di emergere. Quando facevo il liceo, all’Orazio Flacco ci trovavo il figlio del notaio, dell’avvocato. Quando mi confrontavo con queste persone mi sentivo un po’ più piccolo, loro portavano esperienze, anche di famiglia, più importanti elle mie. L’ho vissuto come un cruccio ma anche come qualcosa che si poteva superare, lavorando seriamente.
E dopo il liceo cos’è accaduto?
Mi sono trasferito a Bari dove ho cominciato a studiare le cause della malattia. Sono andato alla Casa del Sollievo di San Giovanni Rotondo. E’ un buon centro di ricerca sulla genetica, c’era Leopoldo Zelante, capo della ricerca di quel centro. Da San Giovanni sono passato a Napoli all’istituto Telethon dove ho studiato ancora problematiche di genetica ma legate ai disturbi dell’apprendimento. Poi ho abbandonato per circa un anno il lavoro di ricercatore.
Cos’era successo?
Ho dovuto assolvere agli obblighi militari nell’esercito. Era l’ultimo anno di leva obbligatorio. Anche quello, per me, è stato un anno positivo. Ho fatto l’ufficiale. Mi ha dato grandi stimoli lavorativi e per migliorarsi. Finito il servizio militare ho avuto una proposta negli Stati uniti. Sono stato per tre annine gli Usa, prima a Nashville, poi a Seattle e infine a Los Angeles.
E alla fine è tornato in Italia.
Alla fine del 2005. Sono tornato quando Rita Levi Montalcini aveva aperto una struttura di eccellenza per lo studio della malattia degenerativa alla Fondazione Santa Lucia Iccrs. Fui chiamato dal direttore scientifico della Santa Lucia che avevo conosciuto prima di partire per gli Usa. Nel 2010 il Campus biomedico mi ha offerto la possibilità di insegnare all’università: sono professore associato di Fisiologia umana e Neurofisiologia presso l’Università Campus Bio-medico di Roma. Faccio laboratorio di ricerca e insegno agli studenti.
Grazie ai suoi studi e alle scoperte fatte da lei e dal suo gruppo ha ottenuto tanti riconoscimenti: quanta strada fatta da quel bar di Montemilone…
Guardi, sono dell’idea che rifarei ogni cosa fatta. Senza rinnegare niente: a cominciare dal paese in cui sono nato. Ho lavorato nel bar di famiglia. E’ stato divertente e importante avere contatti con i clienti. D’agosto i paesi del sud raddoppiano la popolazione. Mi fermavo lì a lavorare e mi ha dato grandi stimoli. Tra i clienti conoscevi persone con ruoli sociali differenti. Ma ho sempre avuto la voglia di andare oltre la Basilicata. E’ una regione che amo e che deve crescere. Ha grande potenzialità. Ma il mio lavoro lì non potrei farlo. A volte anche Roma sta stretta per questo lavoro. I finanziamenti sono risicati, questo Paese non conta molto sulla ricerca. In Basilicata si possono mangiare buoni prodotti, l’aspetto umano è ottimale, ma poi devi fare i conti con le mancanze. Non ci sono infrastrutture. Immaginate come muoversi in Basilicata con i mezzi pubblici. E stiamo parlando di cose elementari. Figuriamoci altro… Quando vado in giro vedo i contributi prodotti da centri del sud. In Basilicata a parte il Crob di Rionero per i tumori, tutto è molto limitato. La colpa è del fatto che noi abbiamo un problema culturale. E non è questione di titoli di studi. Ma riguarda la voglia di partecipare, di interessarsi, di recepire informazioni e di diffonderle. Questo ci manca…
Emilio Chiorazzo
Approfondimenti: Alzheimer prevenzione, campanelli d’allarme e novità dalla ricerca Un articolo di Emilia Vaccaro
Photo Credit: ©Marco Giunti
Le foto sono state scattate in occasione della conferenza che il professor Marcello D’Amelio, ospite dell’associazione dei Lucani a Empoli, ha tenuto al Cenacolo degli Agostiniani di Empoli, intervistato dalla dottoressa Emilia Vaccaro
Spett/le Direzione. Come gia’ noto in dottrina mondiale Alzheimer’s e come ben noto al dr.Marcello D’Amelio, il pioniere scopritore della causa d’origine del Morbo di Alzheimer’s (DOPAMINE PRODUCTION, published in Canada, Montreal, 2006, 2010) e’ il dr.ANGELO PUZ. P.S. Lo stesso dr.Marcello D’Amelio, nel 2017, e’ stato informato direttamente dalla dott.ssa Paulette Paola Ievoli, giornalista e traduttrice ufficiale presso il Tribunale, che la stessa dott.ssa Paulette Paola Ievoli, aveva tradotto in lingua francese il protocollo della epocale scoperta (DOPAMINE) del pioniere scopritore dr.Angelo Puz. Nel 2018 lo scopritore dr.Angelo Puz ha esposto la sua epocale scoperta (DOPAMINE) al Parlamento italiano. Darne informazione. In fede. Dr.Angelo Puz