Alcune esperienze, certe immagini, i suoni, i sapori e i colori vissuti da bambini, restano. Ce le portiamo sempre dentro. Come le processioni dei paesi del Sud, le madonne portate a spalle, le donne vestite di nero che seguono la statua coi loro canti simili a lamenti. Sono questi ingredienti che hanno ispirato Michele Miglionico, stilista milanese, ma di origini potentine che ha dedicato una delle sue ultime collezioni di alta moda alle “Madonne lucane”. Abiti che richiamano al sacro, all’arcaico, ai colori di quelle situazioni. E che Miglionico ha rivisitato con il linguaggio della moda e della contemporaneità. Una collezione che sta ottenendo grandi consensi e riconoscimenti ovunque venga presentata.
Solo per restare negli ultimi mesi, Miglionico è stato insignito del Capri Fashion Award 2017 e del St. Oscar della moda, un premio per l’eccellenza dell’Alta Moda. Nel mondo della moda si è fatto apprezzare per molte delle sue creazioni. Ne ha dedicata una alle donne-carabiniere, quando queste sono state ammesse nell’Arma. Ha dedicato un abito e una collezione alla bambola Barbie, ha realizzato una Pigotta, la bambola dell’Unicef, in versione alta moda, messa poi a disposizione per un’asta benefica a favore dei bambini del Nepal, vittime di un terremoto.
Le sue Madonne lucane sono diventate ambasciatrici della lucanità nel mondo: le ha fatte sfilare all’ambasciata di Bruxelles, a quella di Londra. I suoi abiti preziosi hanno fatto innamorare le donne che li hanno ammirati: la moglie dell’ambasciatore di Londra ha scelto un abito firmato Miglionico in occasione della presentazione delle credenziali del marito alla regina Elisabetta, in un ricevimento a Buckingham Palace.
E nei prossimi mesi la sua collezione ispirata dalla sacralità delle sue origini dovrebbe sbarcare al Met, il Metropolitan museum di New York. Una grande soddisfazione per un artista che ha amato il mestiere che vedeva fare a suo padre, e che non ha mai perso di vista l’artigianalità, un altro degli elementi che lo lega alle sue origini lucane.
Come nasce stilista?
La mia carriera nel mondo della moda nasce quasi per caso, forse dalla necessità di ribellione ad un percorso di studi e di vita lavorativa fortemente voluta dai miei genitori. Sono nato a Milano. Penso di aver sempre desiderato di fare questo lavoro e sicuramente l’amore per questo mestiere mi è stato trasmesso da mio padre Mario, un eccellente sarto per uomo nel capoluogo lombardo. Ho iniziato mettendo su un piccolo atelier creando e facendo prove con le mie prime sarte a Potenza, in provincia, dove l’attenzione al particolare è sempre stata importante. Non ho mai avuto l’ossessione nel disegnare abiti ma penso di dover sicuramente ringraziare le mie prime clienti, ora tutte amiche, se ho capito che quello che per me era un sogno stava diventando realtà. Sono state loro ad insegnarmi che controllo, misura e classe dovevano essere alla base del mio modo di fare vestiti.
Nel gennaio del 2000 con il debutto a Roma durante il calendario ufficiale della settimana dell’Alta Moda italiana inizia la mia storia stilistica.
Cosa c’è delle sue origini nelle sue creazioni?
Nelle ultime collezioni ho desiderato raccontare il patrimonio artistico-culturale della mia terra con l’esaltazione degli elementi del costume lucano, dell’artigianalità, della sacralità costruendo una connessione con il contemporaneo. Mi sono ispirato alle Madonne venerate in questa terra e portate in processione, alle figure femminili e alla sua cultura popolare. Una collezione ispirata da quei riti sacri che trasformano le immagini delle donne-madonne in donne di oggi.
Cosa la lega alla sua terra di origine?
Chi viene per la prima volta in Basilicata rimane colpito dalle sue caratteristiche uniche, ruvide, quasi arcaiche. Certamente anche per me i colori cosi forti, i sapori genuini, i silenzi, l’autenticità, la semplicità e l’accoglienza dei lucani costituiscono un legame molto forte con il territorio.
Ritorno spesso a Potenza per lavoro e per la famiglia. Questa è una terra che richiama a se i sui “figli” che poi però hanno bisogno di ripartire. Io devo vivere contemporaneamente la regione ed il mondo; mi sentirei ai confini dell’universo della moda se vivessi soltanto in provincia, tutto sarebbe più complicato. Però quando ne sono lontano ne ho una grande nostalgia.
E la Basilicata rappresenta forse il luogo dove rifugiarmi, dove trovare la serenità e l’ispirazione.
Le sue creazioni hanno ottenuto importanti riconoscimenti, di recente, dalla critica…
E’ sempre un grande onore ricevere riconoscimenti prestigiosi soprattutto fuori dalla mia regione… sono stimolanti per la crescita professionale.
Com’è la donna ideale di Michele Miglionico ?
La donna Michele Miglionico è una donna contemporanea, eterea, sofisticata, dalla grande sensibilità. Ama il bello. E’ attenta ai dettagli, raffinata, ironica con quel tocco classico dans l’air du temps.
Com’è nato il legame con il sacro?
La tematica del sacro è stata per me fonte di ispirazione per disegnare la collezione dedicata alle “Madonne Lucane”. Mi hanno sempre affascinato quei riti antichi che ancora oggi fanno da cornice alle varie rappresentazioni religiose che vanno in scena nei luoghi più interni della mia regione. Le lunghe processioni, i santi e le madonne portate in onore, le donne vestite di nero che accompagnano la statua, il corteo religioso fatto da vescovi, preti e chierichetti. La tradizione appartiene al quotidiano e fa convivere culture antiche e moderne. Io ho provato a filtrare tutto questo con il linguaggio della moda.
Le sue Madonne Lucane andranno al Met a New York?
Stiamo lavorando per essere presenti al Met considerando che quest’anno la mostra dal titolo “Heavenly Bodies: Fashion and the Catholic Imagination” (corpi celesti: moda e immaginazione cattolica), è stata pensata per creare un dialogo tra la moda e il cattolicesimo. La mostra porterà alla luce quello che è stata l’influenza della religione e i paramenti sacri sulla moda. La mia ultima collezione appunto affronta proprio questo tema e può essere un motivo in più per far conoscere nel mondo la Basilicata ed il suo rapporto con la religione.
Emilio Chiorazzo
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