In paese, a Pisticci, lo chiamano tutti Mingo. Domenico Giannace, classe 1924, è un sindacalista, un politico e un antifascista. Negli anni Cinquanta, per la sua attività sindacale e politica, è stato incarcerato e, per 21 giorni, è stato compagno di cella di Rocco Scotellaro. La sua avventura carceraria durò 47 giorni. Giannace è stato sindaco di Pisticci e ora Mingo si è voluto cimentare nel ruolo di attore. Partecipa a un video, un cortometraggio, che la DilPrevCinefilm Production ha realizzato sul tema dell’anzianità.
“E’ un video di pochi minuti- spiega Massimo Previtero, autore, attore e interprete _ nel quale io vesto i panni di un anziano, e racconto, sulle note della famosa canzone di Renato Zero “Vecchio” l’abbandono e la solitudine di certi anziani. Vogliamo far riflettere su questo”.
Il video è in fase di completamento. “Sarà pronto tra pochi giorni _ prosegue Massimo Previtero _ intorno alle festività di Pasqua. Come al solito lo pubblicheremo sulle nostre pagine social, sul canale Youtube della nostra casa di produzione. Anche questo è stato realizzato da me e da Emanuele Di Leo che ne cura la regia. Siamo in attesa di presentare, in anteprima nazionale, anche il nostro quarto film, “Lo spreco della vita” che dovrebbe avvenire a fine aprile”.
Il valore aggiunto di questo cortometraggio sulla terza età, è la partecipazione di Domenico Giannace.
“Ha più di novant’anni. Per la nostra terra è un personaggio importante: sindacalista, ha lottato per la conquista dei diritti di braccianti e contadini. E’ stato in prigione insieme a Rocco Scotellaro. E’ stato anche sindaco del mio paese. Nel video lui fa la parte di mio nonno. Ma il corto racconta me prima giovane e poi invecchiato. Con tutte le problematiche che si porta dietro l’anzianità. Sono sicuro che riuscirà a innescare nella gente una seria riflessione e a generare anche tante domande su questa problematica che tocca ognuno di noi”.
Ma chi è Domenico Giannace, l’anziano che partecipa al fianco di Massimo previtero a questo cortometraggio? Figlio dei contadini Michele Arcangelo e Domenica Maria D’alessandro, Mingo rimane orfano giovanissimo. Comincia subito a lavorare: fa il garzone, il bracciante e l’operaio. A dodici anni fa il carrettiere nella Colonia Confinaria di Pisticci (a Bosco salice). Ci resta quattro anni: periodo in cui prendere coscienza delle problematiche collegate al mondo del lavoro e della politica. In questi anni entra in contatto e frequenta i confinati politici che il regime fascista manda in Lucania. Per la sua giovane età Domenico non può fare i lavori pesanti. E per questo motivo gli viene assegnato come aiutante l’internato polacco Joseph Salaris, che era stato catturato in Francia e inviato a Pisticci. Domenico si guadagna presto la fiducia dei confinati: diventa la loro “mascotte”. I colloqui e le lunghe discussioni con i confinati contribuiscono notevolmente alla sua formazione politica. Nell’ottobre del 1944 si iscrive al Pci.
Nell’immediato dopoguerra viene più volte denunciato e fermato perché partecipa e organizza scioperi e lotte per il lavoro e la difesa della libertà. A marzo del 1948 viene denunciato proprio in occasione di uno sciopero dei braccianti: sfugge all’arresto e dopo mesi di latitanza, su indicazione del partito, si costituisce nel carcere di Matera. In cella resta 47 giorni. Per tre settimane il suo compagno di cella è Rocco Scotellaro, poeta e sindaco di Tricarico. Poi viene assolto dalla Corte d’assise per insufficienza di prove.
Viene arrestato altre 4 volte: sempre per scioperi, organizzati durante le grandi battaglie per piegare gli “agrari” al rispetto della legge per l’imponibile di manodopera in agricoltura e per la stipula del primo contratto di lavoro per braccianti e salariati agricoli. Attore di primo piano nelle battaglie sindacali, prima della riforma agraria, la sua presenza è richiesta in tutti posti di lavoro: “Amma fa venì a Mingo Giannace”, dicono i lavoratori in lotta. Nel 1953 alla scuola sindacale dell’Inca Cgil conosce Giuseppe Di Vittorio; dal 1946 al 1960 è segretario della Camera del Lavoro di Pisticci; ricopre il ruolo di segretario provinciale della Federbraccianti di Matera. Sul fronte politico, dopo l’iscrizione al Pci, al suo scioglimento aderisce a Rifondazione comunista. Nel 1952 diventa consigliere comunale; nel 1956 consigliere provinciale. Nel 1963 è eletto sindaco di Pisticci. Al termine del mandato, nel 1960, è rieletto consigliere comunale. Dal 1980 per 5 anni è consigliere regionale; poi fino al 1990 consigliere comunale a Pisticci. Si presenta, senza successo, alle elezioni politiche ed europee.