Il sogno era quello di abbinare a una maggiore produzione anche una elevata tecnologia. Per Paola, Antonella e Marina, le sorelle Ancona si è avverato con la realizzazione di un laboratorio, nato nel bel mezzo dei terreni sui quali coltivano frutta. Fichi, soprattutto. Ma anche verdure e i cosiddetti “frutti rossi”. E quelli dal sapore antico, come la cotogna. “ Un magazzino – racconta Paola – che fosse dedicato alla trasformazione della frutta. Con la mia famiglia siamo arrivati a cinquanta ettari di terreno sui quai coltiviamo fichi destinati al mercato del fresco, insieme agli altri frutti e alle verdure che produciamo. Accanto a questo, grazie al laboratorio nato intorno a dieci ettari di fichi, ci dedichiamo anche alla loro trasformazione. Siamo la quinta generazione della famiglia che si occupa dell’azienda, speriamo di averne le capacità”.
Questa è l’ azienda agricola che si trova tra Policoro e Pisticci, diretta da Giovanni Ancona e dalle sue figlie. Coltiva una varietà di fichi autoctoni. Una si chiama “Saverio”, in onore del proprietario del terreno dove è stato trovato il “cultivar” che in molti pensavano già estinto. L’altra è il “Fico rosa di Pisticci”: sono il risultato di una attenta selezione di ecotipi dell’entroterra lucana. Erano varietà a rischio estinzione. Oggi l’azienda agricola Ancona porta la sua produzione per due terzi nei mercati esteri e per un terzo in quello Italiano. “I nostri fichi, le fragole Candonga arrivano sui mercati di Bruxelles e di Parigi _ spiega ancora Paola _ ma anche sui banchi di supermercati Coop Italia e Carrefour. Mentre con i prodotti trasformati, abbiamo clienti anche negli Stati Uniti e in Giappone”.
Da qualche anno l’azienda si è tinta di rosa: sono le tre figlie di Giovanni a “guidare” il nuovo corso. Paola, Marina e Antonella si occupano i dei prodotti della trasformazione dei frutti che la loro terra produce, della loro diffusione che avviene con il marchio TerraVecchia. E che di recente hanno portato alla conoscenza di una clientela sempre più vasta partecipando alla kermesse Taste a Firenze, organizzata da Pitti Immagine.
Paola, una laurea in economia, non ha avuto dubbi, quando ha dovuto scegliere il suo futuro. “Un altro lavoro non avrei potuto farlo. E confesso che non ho mai avuto un ripensamento”, svela.
Ma com’è fare impresa al sud?
Difficile. Come lo è un po’ ovunque, in questo periodo storico. Ci sono margini di manovra risicati. Ricordo che qualche decennio fa, mio nonno, che ogni giorno faceva partire verso i mercati due camion, aveva i margini per espandersi. Oggi, che il traffico è cresciuto a dismisura e che siamo in grado di fornire anche trenta camion al giorno, non c’è più tanto spazio per nuovi investimenti.
Colpa della concorrenza?
Anche. Si soffre in ogni settore. E una delle penalizzazioni che avvertiamo è proprio negli elevati costi di produzione.
La vostra azienda ha una tradizione che supera il secolo di vita: cosa ritenete di portare voi di nuovo in questa avventura?
Abbiamo la frutta, abbiamo anche la conoscenza che i nostri antenati ci hanno tramandato. Partiamo da questo. E speriamo di aggiungere la capacità di conservare ciò che ci arriva dal passato.
Quali sono i vostri punti di forza?
Intanto i fichi, li proponiamo caramellati, mielati e poi abbiamo prodotto il “ficotto”: il marchio lo abbiamo registrato. Ma utilizziamo anche altri frutti: come la cotogna, ad esempio. O il mandarino. Ne abbiamo un tipo tardivo, senza semi, che si presta ad essere trasformato. Riteniamo di aver portato dentro le nostre confetture i sapori e gli odori che sono il ricordo della nostra infanzia.