Tutto è nato dalle sensazioni che gli ha dato un viaggio fatto in moto: quel tragitto che stava percorrendo per raggiungere Aliano gli presentava davanti un paesaggio pieno di spunti che, da fotografo, avrebbe voluto raccontare agli altri. Così, Antonio Di Cecco, classe 1978, aquilano, ha deciso di tornare in quei luoghi, qualche anno dopo, armato di macchine fotografiche e obiettivi, per catturarne le immagini. Soprattutto le forme. E quelle foto scattate tra l’Appennino lucano e le spiagge del mar Ionio, sono diventate una mostra che resterà allestita fino al 30 settembre ad Amburgo, nell’ambito della rassegna “Faszination Basilikata” che si tiene proprio nei locali dell’Istituto di cultura italiana della cittadina tedesca.

Antonio Di Cecco si occupa di fotografia del paesaggio urbano e architettura, oltre all’analisi dei processi di modificazione dei luoghi, con interesse specifico per l’ambito montano.

La mostra si chiama “Forme di paesaggio”, perché?

Perché come fotografo sono interessato proprio al paesaggio montano nelle sue differenti forme. L’idea è stata quella di partire dall’ultima parte dell’Appennino, dalla zona delle piccole dolomiti lucane e da lì ho attraversato il territorio fino al mar Ionio e ho raccontato come cambiano le forme di paesaggio a mano a mano che ci si avvicina al mare.

Come ha deciso che fossero proprio i paesaggi della Basilicata a finire dentro i suoi obiettivi fotografici?

La mia scoperta della Basilicata nasce nel 2014 quando sono stato ad Aliano dove si teneva La Luna e i calanchi il festival organizzato da Franco Arminio. Ho attraversato quel tratto in moto, quel che mi circondava mi ha affascinato talmente tanto che poi ho deciso di farne un viaggio ulteriore, per catturare quelle sensazioni con scatti fotografici.

Dalla moto alle foto cos’è cambiato?

Quel che ho visto e sentito in me mentre guidavo la moto è stato confermato dalle foto: con la moto si ha una distanza minore rispetto a quel che ci sta intorno. Non ci sono barriere. Fin dall’inizio mi ha fatto sentire dentro il paesaggio. Cosa che le immagini fotografiche hanno riconfermato, anche se quando sono tornato non ho potuto viaggiare in moto, ma l’ho attraversato abbastanza camminando a piedi.

Cosa l’ha colpito di più del paesaggio che ha immortalato?

La maniera in cui si vive il territorio. Tra un centro abitato e l’altro ci sono grossi spazi in cui ci sono pochissimi segni dell’uomo. Magari sono stato avvantaggiato dal fatto che le foto le ho scattate a gennaio, fuori stagione, ma ho trovato tante aree incontaminate, inabitate.

La mostra ad Amburgo resterà aperta fino a settembre?

Sì fino al 30 settembre. Ad Amburgo le foto sono arrivate in anteprima. Non le avevo esposte prima. Conto di poter mostrare questo lavoro anche sul territorio. Ad Amburgo all’inaugurazione era presente anche Franco Arminio che ha presentato lì il suo nuovo libro: mi ha già chiesto di portare la mostra a La luna e i Calanchi. Non potrà avvenire quest’anno per questioni di data Ma sono convinto che prima o poi le porteremo.

C’è una forma ricorrente tipica del paesaggio percorso?

No, anche il classico calanco, varia molto a seconda delle zone, mai identico a se stesso: ho trovato una varietà interessante di forme, non credo di averne ricondotte molte a una principale.

Il paesaggio è la sua chiave di lettura della realtà attraverso la macchina fotografica. Antonio Di Cecco è impegnato, adesso, nel progetto Paesaggio culturale dell’Appennino sismico presso il Kunsthistorisches Institut in Florenz, proseguendo la ricerca sulla rappresentazione del paesaggio post-disastro (L’Aquila as a post-catastrophic city, Kunsthistorisches Institut in Florenz,2015) con particolare attenzione alle forme dell’abitare temporaneo (Topologie del terremoto-Emilia Romagna, Kunsthistorisches Institut in Florenz, 2016).

Nel suo passato artistico vale la pena di sottolineare il volume In Pieno Vuoto. Uno sguardo sul territorio aquilano (Peliti Associati), a cura di Benedetta Cestelli Guidi, con testi di Laura Moro, direttore dell’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione.

Laureato in Ingegneria Edile/Architettura con tesi in Composizione Architettonica presso l’Università degli Studi dell’Aquila., oltre a Faszination Basilikata in corso  ad Amburgo, con la personale Forme di Paesaggio, Basilicata, Di Cecco è stato tra gli autori inviatati a partecipare a Matera European Photography nel febbraio 2017.. Ad aprile 2016 partecipa al progetto Up! Marghera on Stage per il Padiglione Venezia, XV Biennale di Architettura.

LASCIA UNA RISPOSTA

Per favore inserisci il commento
Per favore inserisci l tuo nome