Nel suo curriculum ci tiene a mettere in evidenza che è una lucana… espatriata. Una artista che, per rincorrere la sua passione, vive all’estero. Rosita Uricchio, 28 anni, in questa fase della vita si trova a Berlino, in Germania. Lavora nel campo della pubblicità. Ma sogna di poter vivere, un giorno non molto lontano, di arte, quella vera, quella che esprime la sua anima. La grafica è il linguaggio che la giovane – originaria di Pomarico – ha scelto per comunicare. Alla fine di aprile ha esposto un suo lavoro, dedicato al ballo dei bastoni, all’evento Ludicomix di Empoli. Ma, intanto, sta pensando a un libro che, con le sue immagini, dovrà raccontare ai giovani le trasformazioni del proprio corpo. “Ci penso perché ritengo che il segno grafico possa aiutare a superare alcuni tabù che, soprattutto chi nasce nei paesini del nostro sud si porta dietro”.

Perché si sente espatriata?

Perché è la mia attuale condizione: vivo in Germania. Sono originaria di Pomarico, in provincia di Matera, ma lavoro a Berlino. Faccio la grafica in un’azienda tedesca.

Si occupa di illustrazione?

Di grafica pubblicitaria, le illustrazioni sono la mia passione che porto avanti parallelamente, sperando che possa diventare la mia attività principale. Anche se è un po’ difficile.

Magari all’estero….

E’ curioso ma da quando sono in Germania ricevo contatti soprattutto dall’Italia, da persone che mi chiedono di fare cose per iniziative italiane, di partecipare a eventi.

Qual è il suo percorso professionale?

Ho studiato grafica e arte all’Accademia di Brera e poi ho fatto l’Isia a Urbino con indirizzo grafico e illustrazione editoriale.

Fin dall’inizio aveva chiaro un obiettivo

Ho sempre seguito questa idea. Sperando che prima o poi quella dell’illustrazione diventasse la mia professione. La grafica pubblicitaria, alla quale mi sto dedicando adesso, pur essendo attigua alla mia passione, devo confessare dire che non mi entusiasma. Non posso considerarlo un lavoro artistico e personale.

Quando compone, cosa la ispira, quali tematiche segue?

Mi faccio molto influenzare da quel che mi circonda, immagino una situazione e vado a riprodurla su carta. Dipende da come mi sento in quel momento. Da ciò che mi circonda, di cosa parlo, uno scritto che ho letto, una poesia, una canzone ascoltata.

Adesso costa sta realizzando?

Vorrei lavorare sul tema delle trasformazioni del nostro corpo. Un progetto di libro per introdurre i ragazzi e le ragazze a diventare grandi, ai cambiamenti del loro corpo, mi interessa molto la tematica del cambiamento del corpo, della crescita.

Perché?

Credo che sia dovuto alle mie origini. Vengo da un paesino di quattromila abitanti. Ci sono tanti tabù che mi porto dentro, ancora. E  vedo intorno a me che ci sono dei tabù difficili da abbattere. Come ad esempio, per le ragazze, l’arrivo del ciclo mestruale. Se iniziamo a parlare di certe cose già con i bambini diventa più facile superarli, ci abituiamo ad affrontarli diversamente. E la grafica potrebbe essere d’aiuto.

Ed è con questo spirito che ha affrontato la tematica delle “love position”, le posizioni amorose?

In quel caso, mi sono ispirato a una fotografa che aveva fotografato le coppie a letto. Le ho tradotte in grafica. Il corpo in sé, gli ambienti intimi, mi interessano molto.

Che tipo di artista è, come si descrive? Qual è il suo segno?

Elementare. Mi piace lavorare con le forme semplici. Cerco di semplificare il più possibile quel che voglio dire, senza fronzoli, al massimo dell’essenziale. Vi tengo a far passare il messaggio attraverso una immagine che non sia decorativa. Il messaggio dev’essere più forte dell’immagine. A scuola ci insegnano che il segno grafico non è solo estetica dev’essere funzionale. Non abbellisco mai troppo le immagini. Ultimamente cerco di non mettere nemmeno gli occhi per non dare ai volti le espressioni. Sto sintetizzando molto.

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