Sarà come un ritorno alle origini. Non per l’autore, ma per l’oggetto intorno al quale ruota il suo ultimo libro, “Il tempo del nostro incanto” (Marsilio editore). Mercoledì 13 giugno, alle ore 19,30 Giuseppe Lupo, origini lucane e lombardo d’adozione, dove insegna Letteratura italiana contemporanea presso l’Università Cattolica di Milano e Brescia sarà ospite del Museo Piaggio di Pontedera. Dialogherà con Valentina Filidei della Tagete Edizioni (musica dal vivo con Escodamé Swing Jazz Band. L’evento sarà preceduto da un aperitivo. Ingresso gratuito, info e prenotazioni museo@museopiaggio.it 0587 271727)
Un ritorno alle origini, perché una delle protagoniste del libro è una Vespa – una di quelle costruite proprio a due passi da dove avverrà l’incontro con l’autore – mezzo con il quale si muove una famiglia nella Milano anni Sessanta. Siamo negli anni del boom economico. Quella famiglia (madre, padre e due figli) viene immortalata mentre attraversa la città in un giorno di festa, per loro. Quella foto viene pubblicata anni dopo su una rivista: a loro insaputa. Ed è la foto che la figlia, bambina in collo alla madre all’epoca dello scatto, vent’anni dopo viene utilizzata per aiutare la madre a ritrovare la memoria, perduta improvvisamente. Siamo nel 1982, l’anno dei mondiali di Spagna. E Giuseppe Lupo, autore di numerosi saggi, vincitore di un premio Campiello e collaboratore delle pagine culturali di “Avvenire” e “Il Sole 24 ore”, racconta la storia di quella famiglia e, sullo sfondo la storia del nostro Paese: il boom economico, lo sviluppo dell’Italia ma anche gli anni del terrorismo. Insomma un Paese in trasformazione. L’opera di Lupo è un romanzo ma anche un saggio: C’è la spensieratezza di una nazione che sogna il benessere, che vede nascere le autostrade e comincia a viaggiare, che segue le avventure spaziali. C’è una famiglia che crede nel futuro ma che poi deve fare i conti con la contestazione giovanile e con il terrorismo. Milano è teatro della strage di Piazza Fontana, una specie di spartiacque tra un’epoca che ci lasciamo alle spalle e un’altra, nuova e diversa, che si presenta davanti.