“Rocco mi leggeva le sue poesie. Me le recitava. A lui piaceva molto”. Così Antonio Martino, ricorda il suo legame d’amicizia con Rocco Scotellaro. Un legame che risale a quando lui, giovane studente liceale, veniva mandato dal padre a lezione da Rocco, studente universitario, per non passare l’intera estate ad oziare.
“C’erano sette anni di differenza, tra me e lui. Non è stato difficile che quel rapporto si trasformasse in un’amicizia, in breve tempo”, svela Martino, 88 anni festeggiati lo scorso 20 giugno. “Ma quella data è solo la data di nascita ufficiale _ svela _ in effetti, io sono nato il 18. Ma mio padre andò a registrarmi all’anagrafe due giorni dopo. Tanti, come me, in quell’epoca, hanno date di nascita fittizie”.
Beh, così, le ha regalato due giorni di vita…
“Che, a un certo punto del mio percorso scolastico, mi hanno creato anche dei problemi. Sapendo di essere nato il 18 giugno, ho sempre segnato quella data, anche sugli statini degli esami universitari. Dopo la laurea, aspettavo il diploma, da ritirare. Invece un giorno mi arriva una lettera con la quale mi informano che tutti gli esami di profitto e quello di laurea erano stati sospesi con un decreto del Rettore in attesa di chiarimenti, perché non collimava la data di nascita. Per fortuna a Palazzo San Gervasio, dov’ero nato, di Antonio Martino c’ero solo io. In precedenza c’era stato un mio nonno, che però era nato nell’Ottocento, così si poté chiarire la questione”.
Dunque le sue origini sono di Palazzo San Gervasio?
Sono nato lì. La mia famiglia è di lì. Ma ero bambino quando ci siamo trasferiti a Tricarico e mi sento tricaricese.
E’ lì che ha conosciuto Rocco? Com’è avvenuto?
Lui è del 23, io del 1930. Ero più giovane di sette anni. Quando finivano le scuole, non si andava al mare. Si passavano tre mesi a casa.
Mio padre era una persona austera e severa, riteneva che tre mesi di vacanza fossero eccessivi. Così, anche per dare un aiuto economico a Rocco, mi mandò a lezione da lui. Per tre anni sono stato a lezione da Rocco. A lui piaceva il greco, le uniche materie su cui si fermava a insegnare. Per il resto, si faceva e si parlava di tutto. Il suo non era un insegnamento nel senso classico. Ad esempio, mio padre aveva una macchina per scrivere e io passavo il tempo a scrivergli i testi per un giornale murale che Rocco curava per la sezione dei socialisti. Si chiamava Frecciarossa. Per scrivere usavamo la carta degli album da disegno. Facevamo tante striscioline…
Quanto è durata la vostra amicizia?
Ci siamo frequentati fino alla sua elezione a sindaco. E poi abbiamo ripreso a farlo dopo le sue dimissioni, nel Cinquanta. Dopo il suo arresto.
Lui stava attraversando un periodo duro e disordinato Vivevo in una pensione a Napoli e dividevo la stanza con un suo carissimo amico, Antonio albanese. Rocco era a Napoli, ci vedevamo spesso. Quando facevamo tardi si fermava a dormire da noi di contrabbando, ché non se ne accorgesse la padrona di casa. Dormivamo nello stesso letto, capo a piedi.
Quelle letture che le faceva durante le lezioni, sono state la molla per farla diventare un testimone della sua opera?
A Rocco piaceva leggere le poesie. Me le leggeva durante le lezioni private. Lo faceva con passione, partecipazione, le recitava.
Quant’è attuale Rocco oggi?
Forse io sono fuorviato nel dare questa risposta Io lo sento attualissimo. Non vedo una figura più attuale di lui. Ogni tanto mi soffermo a pensare :Rocco ha vissuto in un mondo assai lontano dal nostro. Nn ha conosciuto la televisione, quand’è morto non c’era ancora. Non ha conosciuto la rivista Nord-Sud e il dibattito che ne è nato intorno: lui è stato molto amico di Francesco Compagna, il fondatore. Ma la rivista nacque l’anno dopo la sua morte.
Ci parli un po’ di lei: manager nelle istituzioni pubbliche dell’Emilia Romagna, è stato l’artefice della nascita della sanità moderna, quella nata con le Regioni.
Ho iniziato nel Ministero della Sanità, poi con la nascita delle Regioni passai alle dipendenze di queste ultime, all’assessorato alla sanità e poi a dirigere l’ufficio legislativo. Mi interessava occuparmi del diritto sanitario ma, in generale, le questioni dei diritti relativi alle istituzioni.
Lei è uno degli artefici della buona sanità.
No, questo è eccessivo. Fu solo una coincidenza fortunata: prima delle istituzioni delle Regioni o quasi contemporaneamente il ministro della sanità era l’onorevole Luigi Mariotti, di Firenze. Fece una riforma del diritto ospedaliero incentrato sull’istituzione delle Regioni. Siccome queste avrebbero operato solo dopo due anni, lui sostenne che, in materia sanitaria, si poteva cominciare immediatamente. Ma nessuno sapeva come fare. Io avevo scritto un libro dedicato al diritto sanitario. Un volume di 500 pagine. Casualmente, ero l’unico in Italia che sapeva muoversi in questo campo. E’ stata un’occasione.
Che rapporti ha con le sue origini?
Ho un blog, quello è l’unico rapporto. A Tricarico, sono stato a maggio del 2017. Mia moglie, pure lei di Tricarico, ha deciso di non volerci più andare. Per troppo amore: non abbiamo più casa, non abbiamo più legami.
Adesso vive a Ferrara?
Si, una città in un certo senso unica. Inimmaginabile senza la sua nebbia ma invivibile per lo stesso motivo.
E’ la città di uno scrittore come Giorgio Bassani.
Tra Bassani e Rocco c’era amicizia, perché Bassani in quegli anni insegnava a Napoli, all’istituto nautico. Era già affermato, dirigeva la rivista Botteghe Oscure,una rivista di letteratura internazionale, veniva tradotta in diverse lingue. Se si arrivava a pubblicare sulla rivista era un traguardo, significava essere arrivati. Rocco Molte liriche di Rocco sono state pubblicate su quella rivista.
C’è qualcosa di Scotellaro che ancora oggi non è stato valorizzato e approfondito.
Su Forum Italicum, una rivista che si stampa in una Università americana, è uscito, nel 2016, una speciale edizione dedicata a Lucania whitin us (La Lucania è in noi), su Carlo Levi e Rocco Scotellaro. Conteneva tante pagine a noi sconosciute. Sul mio blog, Rabatana, racconto alcune di queste cose inedite legate all’attività artistica di Rocco.