Una dedica su un libro è stata la leva per portare a compimento un percorso culturale che ruota intorno alla figura di Marino da Teana artista internazionale, nato a Teana, in provincia di Potenza ma che ha mietuto successi in Argentina, a Parigi – dove ha vissuto – e in tutto il mondo.

Quella dedica è di Rocco Brancati, giornalista lucano, divulgatore della cultura del territorio, scomparso all’inizio di quest’anno in modo improvviso e prematuro. Una dedica fatta su uno dei tanti libri regalati all’architetto Maria Silvestri che, sulla figura di Marino e su tutto quello che ruota intorno all’artista teanese, ha svolto ricerche, approfondimenti ed ha realizzato anche un volume nel quale racconta il percorso artistico di Marino dalla sua nascita, nel 1920 a Teana, fino ai successi parigini del 1957. Maria Silvestri e Rocco Brancati (che di quel volume aveva curato la prefazione) stavano compiendo un altro passo intorno alla figura di Marino. Studiandone la sua vita, si sono imbattuti in quello che, con ogni probabilità ha aperto, nel cuore dello scultore, quel tragitto nell’arte che lo ha portato sulla vetta del mondo. Si tratta di Dionigi Scardaccione. E’ lui quel decoratore napoletano di cui parla Marino in alcune interviste rilasciate a riviste specializzate in Francia. E’ lui l’artista che ha decorato la chiesa di Teana. Ma soprattutto, è lui che  appassionato di fotografia – ha raccontato la vita e gli eventi di Chiaromonte e di quella parte di territorio compreso tra il Sinni e il Serrapotamo, con una serie di fotografie che adesso diventano una mostra, curata da Maria Silvestri, a lui dedicata e che sarà inaugurata il 3 agosto.

GLI EVENTI. Le mostre saranno due: “Dionigi Scardaccione , un fotografo per passione in Basilicata, 1919-1957” è dedicata a Rocco Brancati. Sarà presente all’inaugurazione la sua inseparabile compagna Luciana, l’amica Silvana Arbia e il consigliere regionale Vincenzo Robortella. L’inaugurazione ci sarà alle 17 al museo della Civiltà contadina.

La seconda mostra “U vicinanz in dodici scatti. 1957” è un breve racconto per immagini, di quei volti che animavano il vicinato della casa natale dell’artista Marino di Teana. Le foto furono scattate da Marino, durante l’inverno del 1957, quando,dopo il successo della prima esposizione con il gruppo Equipe 57 in rue La Boétie, a Parigi, ritorna al suo paese con la moglie Hughette Sejournet. Erano passati 21 anni dalla sua partenza per l’ Argentina.

La brochure della motra che Teana dedica a Dionigi Scardaccione

Sempre il 3 agosto, al tramonto, dopo i successi fiorentini, il coreografo Angelo Egarese con la compagnia Kinesis Contemporary Dance Company, presenta Linee in movimento, performance di danza site-specific, nello splendido scenario delle sculture monumentali di Marino di Teana, Nave nello Spazio e Omaggio a Federico.

L’architetto Maria Silvestri

L’INTERVISTA. Dionigi Scardaccione, fotografo ambulante  di Chiaromonte, è una specie di fotoreporter del passato. Non è stato facile ricostruire la sua vita.  “No – spiega la curatrice della mostra, Maria Silvestri – in tutti i volumi pubblicati su Marino, si parla di un decoratore napoletano, anche in alcune interviste di Marino rilasciate in Francia. Sembrerebbe che per Marino il primo contatto con l’arte sia avvenuto proprio con Dionigi. Non ne fa il nome, parla semplicemente di un decoratore napoletano che, in quinta elementare segue per qualche mese, a Teana, durante i lavori di restauro della Chiesa e come imbianchino presso qualche famiglia locale.  E’ stato durante un’ intervista alla figlia della maestra Giovannina Viola, nel 2015, che ho sentito parlare per la prima volta di Dionigi Scardaccione. Solo dopo aver rintracciato le figlia Emilia, ho iniziato la ricerca. Le informazioni che avevo a disposizione erano frammentate, e riuscire a ricostruire un racconto, ha richiesto un po’ di tempo.

Questa è stata una difficoltà di partenza: perché napoletana?

Dionigi apparteneva alla famiglia degli Scardaccione di Sant’Arcangelo, nobile famiglia della Basilicata, discendente dalla nobile casata dei Sinerchia di origine normanna. Verso la metà del settecento si delinearono due rami distinti a causa della collocazione dei loro rispettivi palazzi, nel ramo “Alto” e nel ramo “Basso” a cui appartiene Dionigi. Il padre era Annibale figlio di Vincenzo e nipote di Michelangelo (1838-1902) che fu un pittore molto apprezzato a Napoli e a Roma, fu allievo del De Vivo. Durante il periodo giovanile fece lunghi viaggi e  varie sue opere sono esposte a San Pietroburgo, altre a Catania, dove per le sue doti meritevoli diventa socio onorario dell’Accademia Stesicorea. Altre opere fanno parte di  collezioni private. Dionigi (1901-1987) all’età di sei anni si ammala gravemente, rimane sordo e i genitori decidono di mandarlo a Napoli presso un istituto per sordo-muti, qui resta fino a quando venne imbarcato, durante il servizio militare, per Tripoli. Fu durante questa lunga permanenza a Napoli che si appassiona di arte e fotografia e quando ritorna a Sant’Arcangelo, apre uno studio fotografico.

Lo zio Michelangelo era un bravo artista.

Sì, secondo Peppino Appella, esperto del patrimonio culturale della Basilicata,  a lui si riconduce l’origine di una ricerca espressiva lucana avviata alla fine dell’800, insieme a V. Marinelli, A. Busciolano, M. Tedesco, G. De Chirico e molti altri.

Dionigi, invece, nasce nel 1901.

Ed eredita la vena artistica di Michelangelo. Dionigi è stato ingiustamente conosciuto, da alcuni come “il sordo-muto”, da altri come l’anonimo “decoratore napoletano”, in realtà ben altre furono le sue origini, pro- babilmente taciute dal suo stesso handicap. Nel 1933 sposa Maria Giovanna Amendolara di Chiaromonte e lì rimane. Ebbe tre figli, Emilia, Annibale e Francesco, a loro trasmette la sua passione per la fotografia. Emilia lo sostituisce durante le sue lunghe assenze lavorative nei paesi vicini, soprattutto come imbianchino e decoratore, ma porta sempre con se sè sua apparecchiatura fotografica.

Esistono molte foto di Dionigi?

L’archivio fotografico della famiglia è stato in buona parte disperso e il rimanente suddiviso tra i tre figli. Emilia, e le figlie Carmela e Giovanna, sono state di grande aiuto. Hanno messo a disposizione tutto l’archivio fotografico in loro possesso, inclusi i negativi e altri documenti. Purtroppo ho dovuto fare una selezione.

Che fotografo era?

Dionigi è stato un documentarista. Le sue foto assumono importanza sul piano storico antropologico. In una ricerca guidata dal prof. Ferdinando Mirizzi erano stati delineati due ipotetici percorsi della fotografia lucana: uno dal di dentro della regione e l’altro dal di fuori. Al primo percorso appartengono i fotografi che hanno operato in loco, spesso spostandosi per i paesi e dunque ambulanti, e che hanno fatto della fotografia il proprio mestiere.L’altro invece, comprende quei fotografi che venivano in Basilicata solo occasionalmente, delineando tre filoni: quello delle catastrofi telluriche, quello della Basilicata del sottosviluppo, e infine quello esotico-etnografico. Sono i fotografi che hanno lavorato sul territorio, scrutandolo quotidianamente, che aiutano a capire il  significato della fotografia sul piano storico-sociale regionale. In questo filone colloco Dionigi Scardaccione. La mostra comprende vari generi. la famiglia, il sociale, il  paesaggio, i matrimoni, il periodo fascista. E’ una specie di fotoreporter dell’epoca.

Qual è il valore di quelle foto?

A Teana, già da qualche anno avevo iniziato una ricerca di vecchie foto, ma non sono ancora riuscita a trovare materiale sufficiente. Quando mi sono imbattuta con le foto di Dionigi ero molto entusiasta, forse troppo. Arrigo Coppitz, fotografo fiorentino, mi ha aiutato  a inquadrare il lavoro oggettivamente. Dionigi racconta per immagini il suo tempo. Un tempo nostro, del quale forse ci siamo anche vergognati, ma che invece è fondamentale recuperare, per capire la nostra storia.

Una mostra che ha una dedica speciale: ricorderà Rocco Brancati, il giornalista scomparso lo scorso aprile.

Maria Silvestri in compagnia di Rocco Brancati, giornalista scomparso ad aprile 2018 e al quale è dedicata la mostra

Sì, il lavoro era stato iniziato con lui. C’erano dei progetti importanti e lui aveva proposto la realizzazione di un Parco Letterario a Teana. Conosceva bene il territorio. Un testamento e un’eredità da raccogliere. Mi ha fatto capire che su Marino non ha senso fare altro, se non è un lavoro serio. Era doveroso chiudere questo capitolo, da dove s’è sviluppata la mostra. La sua scomparsa, prematura, ci ha colto tutti impreparati e dedicare a lui questo lavoro è continuare a mantenere vivo il suo impegno e il suo insegnamento. Vorrei ricordarlo con una sua citazione:Oggi l’ho incontrato o forse ieri? Non so, a volte il passato è un presente continuo”.(da Rocco Brancati, Quel cafone di Parmenide, Napoli. RCE 2002).

Insieme agli scatti di Dionigi c’è una mostra di foto realizzate da Marino.

La mostra è “U vicinanz in dodici scatti.1957.” Marino, dopo la prima esposizione del 1957 alla galleria Denise René con il Gruppo Equipe 57, torna a Teana con la moglie Hughette Sejournet, incinta di qualche mese. C’è entusiasmo e fermento in paese per il suo ritorno. Erano passati 21 anni. Tutti lo aspettano, la mamma, la sorella, i fratelli, i maestri, chi lo aveva conosciuto da bambino ma anche chi, di lui, aveva solo sentito parlare. Fu accolto da visi sorridenti, nell’abbraccio caloroso “du vicinanz”. Guardando quelle foto,  e gli squardi di tutte le persone ritratte, si percepisce ancora, la loro emozione, la gioia del ritorno di chi aspetta. Da questa emozione condivisa dal vicinato deriva il titolo della mostra.

Ci sarà un’appendice il 10 agosto.

Un evento con Franco Arminio, il paesologo. Geografia commossa dell’Italia Interna, per un nuovo umanesimo delle montagne. L’obbiettivo è quello di iniziare a valorizzare una grande risorsa di Teana, da cui deriva probabilmente il suo stesso nome, il paesaggio, partendo proprio da quell’oceano di montagne di Marino da Teana.

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