“Giovanni aveva otto o dieci anni ed era attentissimo a quel che facevo”. Quel bambino era Giovanni Fanelli. A scrivere di lui è stato Carlo Levi nel suo Cristo s’è fermato ad Eboli. Tra i ragazzi di Aliano che seguivano lo scrittore e medico torinese mandato dal regime fascista al confino in Basilicata, era il più dotato pittoricamente. Il bambino venne dipinto da Levi e quel quadro è riapparso miracolosamente poco tempo fa: oggi è di proprietà di un gallerista ed esperto d’arte lucano, Vincenzo Ferrara, ed è stato esposto a Palazzo Pitti per diversi mesi, fino allo scorso agosto. La storia di quel bambino, che in realtà si chiamava Peppino, è una delle tante che arricchiscono la seconda edizione del libro di Nicola Coccia “L’arse argille consolerai” (Edizioni Ets), arrivata nelle librerie proprio in questi giorni.
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La prima edizioni ha avuto tre ristampe: è il frutto di sei anni di ricerche, servite per scavare nella vita di Carlo Levi e in uno dei libri più importanti del nostro dopoguerra, “Cristo si è fermato a Eboli”. Un viaggio dal confino, dove il fascismo lo spedì, fino alla Liberazione di Firenze. Un cammino ricostruito attraverso documenti, inediti, che ci permettono di entrare nelle vite di decine di persone che hanno raccontato storie drammatiche e straordinarie.
Il libro parla di Carlo Levi, medico, pittore, componente del Comitato Toscano di Liberazione, della donna che lo ha protetto, del bambino di cui è stato padre putativo, della figlia segreta, della scrittura del “Cristo si è fermato a Eboli”, avvenuta, sotto l’occupazione tedesca, in un appartamento di Firenze. Ci sono testimonianze e foto mai pubblicate prima come quella della persona che ha suggerito a Levi il titolo del suo capolavoro e quelle dei 5.000 sfollati a Palazzo Pitti.
Uscito in una prima edizione nel 2016 (che ha avuto tre ristampe), il libro di Nicola Coccia ha vinto il premio “Carlo Levi” 2016 ad Aliano e adesso si ripresenta in libreria con una nuova edizione, arricchita da altro materiale inedito, comprese otto pagine di nuove foto che in parte sono state scattate da Mario Carbone, il fotografo che fece con Carlo Levi un viaggio in Basilicata.
Mario Carbone è un importante fotografo italiano. Ha realizzato anche oltre 150 documentari e film come regista e direttore della fotografia. Ha ricevuto numerosi premi, fra cui il Leone d’argento alla Mostra di Venezia del 1967 per un documentario di 22 minuti sull’alluvione di Firenze del novembre 1966 con testo di Vasco Pratolini e voce recitante di Giorgio Albertazzi. In occasione della consegna del premio Carlo Levi 2018, Nicola Coccia sarà ad Aliano per presentare la nuova edizione del suo libro.
Si tratta di una tappa di un piccolo tour in Basilicata e Calabria: il primo novembre Nicola Coccia sarà a Montalbano Jonico, dove presenterà il suo libro alle 18 insieme con l’assessore Ines Nesi il 2 a Gorgoglione (l’appuntamento è alle 18 nella sala convegni Palazzo Laviani con il sindaco Giuseppe Filippo), il 3 presenzierà al premio, Carlo Levi di Aliano, il 4 novembre sarà a San Sosti di Cosenza con Mario Carbone e Giuseppe D’Addino dove si terrà la cerimonia di consegna del premio fotografico Mario Carbone. Giuseppe D’Addino, anche lui, come Carbone nativo di San Sosti, lavora a Firenze è autore di un bel documentario su Mario Carbone e intitolato “Il fotografo con la macchina da presa”.
Dopo gli appuntamenti lucani, il libro “L’arse argille consolerai”, sarà presentato in due appuntamenti a Milano: il 9 novembre alla biblioteca Rembrandt alle 18 e il 15 novembre alla libreria Claudiana sempre alle 18.