Musica, disagio giovanile, droga. E un bel po’ di brivido. Sono gli ingredienti del romanzo  La notte del B(r)uco, edito da Eretica Edizioni. E un thriller, ma anche una storia di formazione. E’ il secondo scritto a quattro mani dalla coppia Carmen Cirigliano e Carmine Menzella, che vivono a Ferrandina e che sono compagni anche nella vita. Entrambi laureati (lei in Lettere e lui in Filosofia), si erano messi in evidenza con la oro opera prima, Ombre,  un romanzo di scrittura horror, gotica, la cosiddetta scrittura “nera”. La storia racconta Pinera, una cittadina del nostro paese negli anni Novanta:  quattro ragazzi vengono coinvolti in una serie di misteriosi omicidi, e decidono di indagare per scoprire l’assassino. Il percorso che compiono – e che fa della storia un racconto di formazione . è un viaggio alla ricerca della loro stessa identità. Devono vedersela con i loro timori, le loro paure. Claudio e Myriam utilizzano la musica per cercare se stessi; Debora fa i conti con un amore impossibile; Luciano conosce il baratro della droga. Tra musica, fughe, scontri, confronti e misteri, scorre la trama che ha per protagonista la notte, con la sua oscurità.

“Rispetto ad Ombre che era una raccolta di racconti di genere horror _ spiega Carmen Cirigliano _ questa è una nostra sperimentazione: ci cimentiamo con la scrittura più corposa del romanzo e con un genere diverso, il thriller, anche se alcune sfumature di questo genere, già erano presenti nella nostra precedente fatica”.

Era un’esigenza che avete avvertito dopo il successo di Ombre?

Sia io che Carmine siamo lettori di entrambi i generi, ci piacciono. E siamo anche molto curiosi: questo ci ha spinto a sperimentare, a cimentarci con un nuovo genere.

Di cosa parla La Notte del B(r)uco?

Di un gruppo di ragazzi, racconta l’ambiente giovanile di una cittadina. Ognuno di questi ragazzi ha una sua storia. Si incontrano e si mettono, insieme, alla ricerca di un assassino. Tutto si svolge in un tessuto cittadino dove vizio e droga fanno da sottofondo e dove la notte della città è il simbolo delle interiorità dei protagonisti.

Com’è il passaggio dal racconto al romanzo?

Scrivere un romanzo è più impegnativo, c’è un palcoscenico più ampio da tenere sotto controllo, tutto questo rende la scrittura più complessa.

E per voi che scrivete a quattro mani, il romanzo complica un po’ le cose rispetto ai racconti, dove ognuno era chiamato a leggere, correggere e criticare quello dell’altro?

Un po’ sì. Ma come per il racconto, anche scrivendo un romanzo ci si scontra con le opinioni, e con lo stile di quel che si scrive. Alla fine, però, prevale il fatto che siamo una coppia affiatata, perché lo siamo per il lavoro ma anche nella vita.

Perché avete utilizzato quella parentesi nel titolo?

Abbiamo voluto creare un gioco di parole, tra Bruco, che è il nomignolo di uno dei protagonisti del romanzo e il “buco” inteso come consumo di droga, altro elemento presente nella nostra storia.

Carmen e Carmine sono molto attivi nell’ambiente culturale della Basilicata. Sono i fondatori dell’associazione culturale Laboratorio Inchiostro Nero,  con la quale promuovono la cultura di genere horror, fantastica e thriller-noir attraverso vari linguaggi che spaziano dal teatro sperimentale e di figura, al cinema alla narrativa.

LASCIA UNA RISPOSTA

Per favore inserisci il commento
Per favore inserisci l tuo nome