Chi l’ha detto che vino si coniuga solo al maschile? E’ stato così per decenni. Ma non lo è più. Per Cinzia Benzi, scrittrice piemontese, vino è “Femminile, plurale”. Ci ha scritto anche un libro nel quale racconta storie di donne che guidano aziende e producono vino. Paola Mura, giornalista e moglie di Gianni (nella coppia che cura la rubrica “Mangia e Bevi” sul Venerdì di Repubblica, lei è l’esperta enologa), racconta che quando ha cominciato, negli anni Ottanta, di donne esperte di vino ce n’erano pochissime. Forse nessuna. A seguire quella strada la spinse Luigi Veronelli, dicendole che le donne sono avvantaggiate per via della loro innata cultura dei profumi. Oggi non è più raro. Sono tante le donne produttrici, c’è un’associazione nazionale che le unisce, si incontrano, si confrontano e si scambiano esperienze.

Carolin Martino, il suo destino lo aveva segnato fin dalla nascita, quando il padre decise di produrre in onore del suo arrivo un vino con il suo nome: il “Carolin”. Era il 1982. Oggi Carolin, giovanissima imprenditrice, studi a Roma, una laurea in Economia e direzione delle imprese, è tornata nella sua terra, la Basilicata, e guida l’azienda di famiglia. Lei è la terza generazione, è stata, fino a dicembre scorso, a capo del consorzio che unisce le aziende che producono Aglianico del Vulture ed è, per la Lucania, la delegata regionale di un corposo esercito di donne che producono vino. Ritiene che il valore aggiunto portato dalle donne nel mondo del vino sia rappresentato dall’eleganza e dall’attenzione ai dettagli, soprattutto nella comunicazione.

Che sensazione le dà sapere che un vino porta il suo nome? Com’è nato?

Il vino è stato prodotto per la prima volta nell’anno della mia nascita. L’idea fu di mio padre che decise di dedicarmi un vino. Di conseguenza io sono cresciuta sapendo di avere un vino con il mio nome e mi sembra del tutto naturale. Da piccola, essendo piuttosto timida, l’idea di stare sempre al centro dell’attenzione mi creava non poco disagio. Crescendo mi ci sono un po’ abituata e oggi sono la promoter del mio vino. Vino che non rispetta i canoni tradizionali dell’Aglianico del Vulture Doc perché ne è una versione giovane, morbida e vivace.

Lei è la prima donna a capitanare l’azienda di famiglia e a guidare il consorzio dell’Aglianico: cosa porta di nuovo o di diverso dal passato?

In entrambi i casi non è stato semplice. La donna oggi è sempre più protagonista nel mondo della viti-vinicoltura, così come in moltissimi altri ambiti. I ruoli che si rivestono sono sempre più di alto profilo e ciò si traduce in un approccio diverso alle tematiche, più delicato, attento alle sfumature, aperto alle novità e sicuramente più predisposto all’ascolto, nelle relazioni interpersonali.

Quando la zona del Vulture ha capito che il suo vino poteva conquistare il mondo?

Diciamo che sono anni in cui i produttori della zona hanno investito tanto per far conoscere l’Aglianico in giro per il mondo. Quando io ero piccola promuovere l’Aglianico del Vulture sembrava un’utopia così come parlare di Basilicata. A oggi sono state molte le azioni di comunicazioni fatte soprattutto dalle Aziende del territorio per far conoscere sempre di più il vino e le peculiarità della nostra Regione. La consapevolezza di poter “conquistare il mondo” si acquisisce ogni giorno di più grazie ai confortanti e incoraggianti riscontri di mercato.

Quali sono le prospettive future dell’Aglianico?

Sicuramente sono di crescita. A oggi, se guardiamo al panorama vitivinicolo della Basilicata, troviamo tanti giovani che hanno deciso di investire nel territorio e che si dedicano a 360° alla propria azienda viti-vinicola, motivo per cui ritengo che ci sarà una forte propulsione negli anni a venire. Se poi si darà sempre più spazio ai giovani “vulcanici” presenti sul territorio, il gioco sarà fatto!

Ci sono giovani – e soprattutto donne – che in Basilicata si avvicinano alla viticoltura?

Tanti. Sono davvero tanti i giovani nella regione che si dedicano al mondo dell’agricoltura e le giovani donne non mancano. Io sono alla guida dell’Associazione Donne del Vino della mia regione che, grazie alla presenza di giovani donne impegnate nel settore vitivinicolo, sta crescendo tanto. Ritengo, anche se sono di parte, che la donna dia al mondo del vino quel qualcosa in più soprattutto nell’eleganza e attenzione ai dettagli, nella presentazione e comunicazione dei propri prodotti, nel trasmettere passione e amore per il proprio territorio.

Vino e territorio sono legati in questo viaggio verso la promozione e la diffusione dell’Aglianico: ma vanno di pari passo?

Sicuramente sì, non esisterebbe il primo senza il secondo e il secondo non sarebbe altrettanto prezioso senza il primo. E’ importante parlare sempre prima di territorio. L’Aglianico del Vulture è la massima espressione enologica del nostro territorio e la sua eccellenza è ampiamente riconosciuta nel suo ambito. Ma allo stesso è fondamentale utilizzare l’attrattiva del vino di eccellenza per avvicinare sempre più persone nel nostro territorio e far conoscere tutte le nostre bellezze paesaggistiche, storiche, culturali ed enogastronomiche.

Quanti sono gli associati del Consorzio che guida?

Io ho terminato il mandato da Presidente del Consorzio lo scorso anno a Dicembre. Gli associati erano circa 200 tra viticoltori, vinificatori e imbottigliatori. Durante il mio mandato ho cercato di organizzare eventi e soprattutto strutturare il Consorzio in modo da renderlo un organismo che potesse lavorare a beneficio di tutta la filiera dell’Aglianico del Vulture.

Quando ha deciso di dedicarsi all’azienda di famiglia?

In realtà non c’è stato un momento in cui ho preso la decisione. Sono cresciuta in questo mondo e mi sembrava naturale, quasi scontato, dedicarmi a quest’attività. E’ un mondo che mi appartiene da sempre ed è quello che mi piace fare. Mi ha sempre affascinata.

Se non avesse fatto l’imprenditrice del vino qual era il suo sogno nel cassetto?

Mi sarebbe piaciuto lavorare nel marketing del settore dolciario o della moda.

Quali sono le sue passioni, quando non si dedica all’azienda e al Consorzio?

Quando non mi dedico all’azienda, la mia passione sono le preparazioni dolciarie e mi diletto spesso a preparare delizie da mangiare con amici, abbinate ovviamente… a un buon bicchiere di vino.

La foto di Carolin Martino utilizzata per il titolo è di Mauro Fermariello

 

 

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