Le cronache dell’epoca raccontano che lei pianse quando superò l’esame. Giulia Solomita Camera, di Satriano di Lucania è stata la prima donna in Italia a ottenere una patente di guida della Categoria “D pubblica”, quella che serve per poter condurre gli autobus.
Quel pianto era di gioia, ma anche liberatorio, perché – come racconta lei stessa- non fu un percorso facile. Discusse animatamente con l’ingegnere della Motorizzazione civile che doveva esaminarla quando le disse: “La patente D a una donna può assegnarla solo un folle”. Invece, da quel giorno Giulia – che aveva 25 anni – su un autobus ci è salita fino a quasi settant’anni. E oggi, che ne ha 83, continua a guidare la sua utilitaria.
Signora Giulia, lei è stata la prima donna a ottenere una patente che permette di guidare gli autobus nel nostro Paese.
Parliamo di secoli fa…
Com’è nata in lei la voglia di guidare un bus?
Con mio marito avevamo una ditta di autolinee, l’azienda Camera. Ci stavamo ampliando e ci serviva il secondo autista. Così ho detto a mio marito: ci provo io. Mi sono messa subito a studiare, andavo a Potenza all’autoscuola. Andavo di pomeriggio, a giorni alterni. Ma non è stata semplice. A me necessitava la patente, altrimenti avremmo dovuto spendere i soldi per un’altra assunzioni.
Perché non è stato semplice?
Essendo la prima donna che chiedeva di fare l’esame, nessuno si voleva prendere la responsabilità di esaminarmi. Ricordo molto bene l’ingegnere che avrebbe dovuto esaminarmi, tanto bravo, ma anche lui mi diceva che non se la sentiva di assumersi quella responsabilità. Così ogni volta mi rimandava alla volta dopo, quaranta giorni dopo. Ogni volta vedevo i candidati uomini che superavano la prova e io che dovevo tornare la volta dopo. Non mi sono stancata, anzi forse ho preso io per sfinimento l’ingegnere. Ricordo che vennero anche altri dirigenti della Motorizzazione, per farmi sostenere l’esame.
E il giorno dell’esame com’è andata?
Mi fecero un bel po’ di domande poi mi misero un motore davanti e mi chiesero di smontarlo. Lo feci. Ma non bastò, perché quella era solo la teoria. C’era la pratica….
E alla guida com’è andata?
Alla guida dell’autobus mi portarono verso viale Mazzini, dove c’era all’epoca il palazzo dell’Inam, la “mutua”, a Potenza. Mi portarono davanti a una scuola, proprio nel momento in cui uscivano i bambini per vedere come mi sarei comportata Alla fine si sono complimentati. Ma dopo tanti anni che facevo la linea, un giorno ho notato che quell’ingegnere, mi guardava. Un po’ mi sono spaventata ma poi ho capito che mi seguiva per vedere quel che facevo alla guida del bus, per capire se aveva fatto bene a darmi la patente. Ma questo succedeva sempre anche durante i controlli delle forze dell’ordine: se dovevano fermare qualcuno, capitava sempre a me.
Quand’è accaduto tutto questo?
Era il 1961, ero appena diventata mamma di mio figlio.
Ricorda il primo viaggio che ha fatto?
A Roma, mi sembra. O forse Napoli. Facevano le gite portavamo la gente nei luoghi turistici, ad esempio a Pompei.
Si è mai trovata in difficoltà?
No, ho guidato notte e giorno, col bel tempo e con la neve, ma non ho avuto mai problemi. Sono stata baciata anche dalla fortuna, in tanti anni di servizio non ho mai avuto una bucatura.
Da quanto tempo non guida più l’autobus?
La patente a chi guida gli autobus si toglie a 68 anni di età, ma devo essere sincera, io sono andata alla motorizzazione e l’ho consegnata un po’ di tempo prima, perché avevo capito che non avevo più le energie per stare al volante. Però continuo a guidare l’automobile.
Ora si occupa dell’azienda?
No, se ne occupa mio nipote. Da quando mio marito non c’è più, ho deciso di non occuparmi più dell’azienda.