Se una passione è forte, prima o poi prende il sopravvento. E per Rosario Angelo Avigliano, quell’amore per la storia – e le storie – del territorio, sbocciata sui banchi di scuola elementare grazie a un maestro lungimirante, non si è mai dispersa. Neppure quando ha deciso di salire su quello che una volta veniva chiamato “ascensore sociale” e ha scelto un posto in banca, per evitare – lui, figlio di emigranti – di fare l’operaio, come suo padre, in una fabbrica, chissà in quale angolo di mondo. “La mia famiglia emigrò all’estero _ racconta _ in Inghilterra, in Germania dove sono nato io. Così quando c’è stata la possibilità, grazie a un importante parente di mio padre, di entrare in banca, ho deciso di cogliere l’opportunità, anche se avrei voluto percorrere strade diverse, fare l’università. Quel maestro delle elementari che ci portava ogni settimana in biblioteca per raccontarci la storia del mio paese, Vaglio, aveva iniettato in me la passione per le storie, per i paesi”.
Un amore che oggi ha riversato in un libro che racconta storie di persone e di luoghi della sua Basilicata. Paesando, pubblicato da Editrice Universosud, è più di un libro. E’ un progetto editoriale ampio che coinvolge L’atore, ma anche Gianfranco Blasi, con le sue poesie e Gerardo Viggiano che ne ha curato le illustrazioni pittoriche.
Come nasce Paesando?
Tutto comincia con l’abitudine di raccontare, sul mio profilo Facebook, i viaggi che faccio, i piccoli giri in bicicletta, un’altra delle mie passioni. Qualche volta in occasione di una data, ho raccontato fatti che riguardavano quella giornata.
Ad esempio?
Prendiamo il 18 agosto 1860. A Potenza richiama alla mente solo la piazza dove si fermano gli autobus. Ma quella è la data dell’insurrezione lucana. Colonne di persone che arrivavano da ogni angolo della Basilicata per ribellarsi e scacciare i Borboni: Potenza è la prima città italiana che si rivolta ai Borboni. Garibaldi era ancora in Sicilia. Su questo evento ho costruito alcuni racconti, li ho pubbicati sul mio profilo social ed ho notato che suscitavano interessi, commenti positivi. Così un giorno mi chiama l’amico Gianfranco Blasi, con il quale avevo collaborato per la ricostruzione della potenza medievale nel suo libro “La croce diversa” e mi dice, in dialetto: “Guagliò, sti racconti è un peccato che stiano solo su Facebook. Dobbiamo farli diventare un libro”. All’inizio ero perplesso. Poi ha vinto lui e tutto nasce da lì. Io mandavo i racconti a Gianfranco e lui mi restituiva una poesia. E’ stato emozionante. Da pelle d’oca.
Ma Paesando non ha solo racconti e poesie. Ci sono anche immagini artistiche.
Ho coinvolto Gerardo Viggiano, pittore, scenografo, braccio destro di Rambaldi nella ricostruzione della storia Bandita della Grancia. Ha trasformato i racconti in acquerelli. Un’altra grande emozione. Li abbiamo assemblati ed è nato il libro.
Che in pratica è un viaggio…
Un viaggio di 500 anni. Parte da Giovanni De Gregorio, il Pietrafesa, un pittore che si esprime a fine 500: ho immaginato la sua vita mentre dipinge un suo quadro, l’Annunciazione, che si trova nella chiesa di San Michele. E sono andato avanti con i fatti del 1799 quando a Potenza viene ucciso un vescovo, passando per le vicende del Brigantaggio, l’insurrezione lucana e qualche personaggio sconosciuto e dimenticato.
Ad esempio?
Ernest Peruggi, un madonnaro potentino. Va in America e inventa Dolly, la prima bambola snodabile, una specie di nonna della Barbie. Realizza 60milioni di pezzi, li brevetta, diventa ricchissimo. E poi in città abbiamo una toponomastica sconosciuta. Faccio un esempio: Domenico Asselta era un avvocato di Laurenzana. Partecipò all’insurrezione di Potenza.
Potenza come punto di riferimento dell’intera Regione.
Non solo. Ci sono personaggi e storie di otto o nove paesi. Però, purtroppo, Potenza è vista come la città odiata dalla provincia. E allora cerchiamo di farla diventare amata. Paesando ha questo ruolo. Giriamo per i paesi e andiamo a portare testimonianze di questa città che io descrivo come una città attraversata ma non abitata.
Perché questa definizione?
Potenza diventa capoluogo di regione nel 1806. Aveva poco più di seimila abitanti. Erano tutti contadini. Per diventare capoluogo ha dovuto importare una classe di dirigenti, di funzionari pubblici, amministratori che non aveva. Tutto questo ha contaminato l’identità della città. Potenza ha perso le sue caratteristiche, la sua identità, la memoria. E’ la città dei cappotti e dei timbri, gente venuta da fuori ad esercitare il potere. Una città che ha accolto tutti e che è stata maltrattata. Lo so, la mia una visione poetica e dolce.
Bancario ma anche guida turistica.
A un certo punto ho deciso di misurarmi come guida turistica, ho frequentato i corsi, ho superato brillantemente l’esame. Faccio parte, su nomina del Comune, della comitato tecnico scientifico per la storica parata dei Turchi, evento di grande richiamo insieme alla Bruna di Matera. Insomma, in città sono conosciuto come “persona informata sui fatti”.