Cosa c’entra la cooperazione internazionale con il design? Sono i binari sui quali si sono mosse le passioni e gli interessi di Margherita Tramutoli. Margo, “ La Tram”, designer lucana, ha fatto dell’uno un mestiere e dell’altro un impegno civile. Nata a Potenza, ha studiato e vissuto a lungo a Napoli e ora vive a Livorno, città che ama. E insegna alla scuola di Comics a Firenze. Teoria del colore è la sua materia, perché i colori sono la sua vita. I colori che – come lei stessa racconta nella sua biografia – ha catturato, insieme alle forme vivaci, esagerate e pulite, durante un viaggio in Tanzania, quando lavorava per la cooperazione internazionale. Il passaggio al design è avvenuto proprio con la sua attività da cooperatrice. La costante? L’impegno. Quello resta nei suoi colori, nelle sue immagini e nelle sue storie.

Tra le sue pubblicazioni: “Post Pink“, (Feltrinelli Comics, AA.VV), “Papyrus“, un racconto contenuto in “Vivi e Vegeta – Odio di Palma” (di Savino-Simeone), edito da Bao Publishing, “L’Ecologia spiegata ai bambini” (Beccogiallo), scritto da Marco Rizzo, finalista al Premio Boscarato 2018 nella categoria Best Children Book, “Il libro della giungla” di Kipling (Kleiner Flug), selezionato per l’Annual 2017 da Autori di Immagini (è arrivato al terzo posto). E ancora tanti poster, per iniziative, illustrazioni per libri, riviste e fumetti.

Lei è una fumettista?

Mi ritengo più una illustratrice, faccio tante cose anche per l’editoria.

Da dove arriva?

Sono di Potenza ma vivo a Livorno. Qui ho fatto il servizio civile, poi la città mi è piaciuta ho deciso di rimanere. Anche se al mare preferisco sempre la montagna della mia infanzia. Nella scelta hanno pesato cose la qualità della vita in Toscana, le città, l’arte. Livorno poi è pittosto strategica, sul mare ma vicinissima a Pisa, Lucca, Firenze, dove insegno alla The Sign Comics & Arts Academy.

Come ha iniziato?

Ho sempre desiderato disegnare, fin da piccola, ma prima di pensare che potesse diventare una professione ho tenuto aperte anche altre strade. Mi sono laureata in Relazioni Internazionali all’Orientale di Napoli, e nel frattempo frequentavo la Scuola di Comix. Per un certo periodo di tempo ho lavorato nella cooperazione, e da lì mi sono occupata di grafica per il sociale (immagini cordinate per i progetti etc.). Diciamo che le due cose sono coesistite fino a che la seconda non ha prevalso sulla prima. Questo ha fatto sì che entrassi relativamente tardi nel mondo dell’illustrazione e del fumetto, rispetto a chi ha già le idee chiare da ragazzo.

Ha collaborazioni importanti?

Ho collaborato con quotidiani come Repubblica, Corriere della Sera, Manifesto, l’Espresso, Jacobin Italia, Linus. E tra le case editrici di fumetti, Feltrinelli Comics, Bao Publishing, Beccogiallo…

Questo linguaggio della comunicazione è stato riscoperto dopo anni di assopimento.

Basta guardare il cinema. Come prende a piene mani storie e personaggi, ma anche le tecniche dai fumetti. Penso, facendo un torto al mio mestiere, che nell’epoca in cui la comunicazione è più superficiale e veloce, l’immagine arriva più facilmente. Ma in realtà le immagini possono essere portatrici di metafore che necessitano di un secondo, un terzo, livello di comprensione, più profondo del primo impatto.

Quale linguaggio le si addice di più?

Lavorando nella grafica ho lavorato a lungo con il digitale, ma da quando ho scoperto l’acrilico e i pastelli ho capito che quelli erano i miei strumenti: materici, chiassosi, saturi e brillanti. E il fatto che ci sia la carta di mezzo e non uno schermo fa parte del piacere.

Insegna a chi sogna di diventare designer e fumettista: com’è La Tram insegnante?

Quando mi hanno chiamata ad insegnare Teoria del Colore alla The Sign di Firenze temevo non sarei stata all’altezza di insegnare; ho un grande rispetto reverenziale per il ruolo dell’insegnante, perchè so che può essere determinante nella crescita di un ragazzo, nel bene e nel male. Inoltre avevo timore che potessero esserci problemi di “autorevolezza” da parte degli allievi, che spesso hanno anche otto, dieci anni meno di me, e non sapevo se sarei stata in grado di sostenere con contenuti interessanti un corso lungo e articolato, anche se in passato ho tenuto corsi di disegno (presso Fondazione Trossi Uberti di Livorno e la Città della Scienza di Napoli), ma sempre a un target di bambini. Insegno teoria del colore, è la mia materia. Mi preoccupo di aggiornarmi, per questo cambio il corso ogni anno seguendo i feedback che mi arrivano, di essere sempre disponibile con i ragazzi, perchè con i sogni non si scherza, hanno un carico emotivo (oltre che economico, essendo una scuola privata) enorme. Insomma, ho scoperto che insegnare mi piace, mi costringe a studiare, è un grande stimolo e anche una grande fonte di entusiasmo vedere i ragazzi crescere professionalmente e umanamente.

Cos’è “Bandierine”?

Un fumetto. “Bandierine – Tutta una storia di Resistenze” (Barta Edizioni) è un progetto ideato da Silvia Barsotti e Tuono Pettinato, che hanno pensato fosse importante parlare dei gesti eroici di persone comuni durante la Resistenza. Tuono mi ha scritto una bellissima storia sulle Quattro giornate di Napoli. L’abbiamo presentato nelle scuole, in eventi dedicati… Credo che di questi tempi sia molto importante alzare la voce su certi temi importanti, con tutti i mezzi che abbiamo.

Che legami ha con le sue origini?

Forte. Se mi chiedono di dove sono, anche se ho vissuto metà della mia vita a Napoli, dico “lucana”. Mi piacerebbe che la gente si emancipasse da quella trita battuta sull’inesistenza della Basilicata che non fa che mortificare la loro intelligenza. La Lucania è una terra bellissima e sconosciuta, e i lucani sono un popolo duro e sincero, con un grande senso del rispetto dell’altro e della parola data, un po’ come i sardi. Chi non ha la curiosità di visitarla perde un’occasione incredibile.

Quali sono i suoi prossimi progetti?

Sto scrivendo una storia lunga, la mia prima come autrice unica. E continuo a collaborare con riviste come illustratrice. Di altri progetti non posso parlare finchè non firmo il contratto, ma ci sono molte cose a bollire in pentola.

 

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