Nel loro nome c’è la radice di Napoli, città emblema del nostro Sud e di “nuovo”: come dire la tradizione che si sposa con l’innovazione, l’antico che viene proposto nel tempio della modernità, l’America; il popolare che diventa terreno per raccontare un mondo senza barriere e con le braccia aperte, quelle dell’accoglienza. Newpoli è tutto questo. E ancor di più: è il sound del nostro meridione – Basilicata in testa – che cattura l’anima e i sentimenti degli americani. Un gruppo nato oltre quindici anni fa grazie all’intraprendenza di un gruppo di giovani studenti, in parte italiani, in parte  provenienti da altri luoghi del nostro pianeta.

Carmen Marsico (foto di Michael E. Kerpan)

Carmen Marsico, voce e compositrice del gruppo è l’anima lucana di Newpoli. E sul palco porta la musica della sua terra, ripercorrendo i solchi che, in passato, hanno tracciato con le loro ricerche, musicisti, etnologi e antropologi. “Quando ci esibivamo le prime volte la gente ci chiedeva da dove arrivasse quella musica, quei ritmi. Faceva fatica a capire che fossero dell’Italia del Sud”, racconta Carmen . Che prosegue: “Forse neanche noi italiani siamo consapevoli delle influenze che hanno arricchito il nostro patrimonio musicale. Ecco, sul palco portiamo tutto questo: pensando al Mar Mediterraneo, diffondere l’idea che non è un muro, un ostacolo. Ma un ponte tra le varie popolazioni e culture circostanti. Comunichiamo il desiderio di una società dove si possa vivere in armonia apprezzando le diverse culture, razze e religioni”.

Quando e come è nato Newpoli?

Il gruppo è nato nel 2003 a Boston e precisamente al Berklee College of Music. Io, Fabio Pirozzolo, il tamburellista e cantante, Angela Rossi, l’altra cantante solista del gruppo, e Björn Wennås, il chitarrista, compositore e arrangiatore, ne siamo i fondatori. A quel tempo eravamo tutti studenti a Berklee e sapevamo che il college ogni anno organizzava l’International Folk Festival, un evento che dava la possibilità agli studenti stranieri e non di presentare tutte le diverse tradizioni musicali del mondo. Dopo aver scoperto che l’Italia non aveva mai partecipato, guidati da un forte patriottismo, abbiamo messo insieme un gruppo formato non solo da Italiani, ma anche da musicisti che per il loro background musicale ritenevamo che avrebbero contribuito in maniera eccellente al nostro suono. Abbiamo creato il nome, “Newpoli”, giocando con l’antico nome di Napoli, Neapolis, e l’inglese: “new”,  “polis”, pensando un po’ ad un nuovo concetto di musica tradizionale eseguito in un nuovo luogo, almeno per noi. Poi abbiamo deciso il repertorio e registrato il demo da sottomettere per essere scelti… E siamo stati selezionati! Dopo esserci esibiti sul prestigioso palco del Berklee Performance Center e aver provato la forte emozione di suonare la nostra musica tradizionale, non ci siamo più potuti fermare.

Chi sono i componenti?

Gli attuali musicisti del gruppo sono, come ho già accennato, Björn Wennås alla chitarra battente, mandola e chitarra classica, nonchè direttore musicale del gruppo e mio marito, Fabio Pirozzolo, ai vari tamburelli, percussioni e voce. Poi c’è Dan Meyers ai flauti dolci, ciaramella, zampogna e tamburi a cornice, Jussi Reijonen all’oud, mandola e chitarra classica, Karen Burciaga al violino, lira e tamburi a cornice, Jeff McAuliffe al basso elettrico. E naturalmente io e Angela al canto, alle castagnette e alla danza.

Quali zone della nostra Italia rappresentate?

I Newpoli in una foto di Liz Linder

Per gli ultimi due album ci siamo dedicati in particolare al repertorio tradizionale della Basilicata, la regione da cui proviene la mia famiglia. Infatti è da molto tempo che mi dedico alla ricerca e studio della tradizione musicale lucana. Anni fa riuscii a trovare tutte le registrazioni di campo fatte nel 1952 dai due famosi etnomusicologi italiani, Ernesto de Martino e Diego Carpitella in Lucania. Questa fantastica collezione musicale fu la prima spedizione di questo tipo condotta in Italia dai due studiosi che scelsero la Lucania, perchè la ritenevano la regione italiana a quel tempo più isolata e di conseguenza le tradizioni musicali e culturali non erano ancora state contaminate e influenzate dalla modernità. Quando feci ascoltare questo patrimonio musicale al resto del gruppo, non ci fu discussione! Decidemmo di riportare alla luce questi brani includendoli nel nostro repertorio. Ma non mi sono fermata qui. Io sono una collezionista per natura, quindi sono riuscita a ottenere altre registrazioni di campo di altre zone del Sud Italia, così nel nostro repertorio ci sono anche brani del Salento, della Calabria e della Campania.

Avete fuso il suono del Sud Italia con quelli di altri Paesi: perché?

Per rispondere a questa domanda vorrei raccontare di un episodio che ci interessò come band molti anni fa durante i primi concerti a Boston. Dopo aver suonato si avvicinarono delle persone che ci chiesero da dove provenisse la nostra musica. Non avevano la più pallida idea che fosse italiana, o meglio dell’Italia Meridionale. Pensavano che fosse originaria di qualche parte del Medio Oriente o Nord Africa, forse greca…Noi Italiani siamo consapevoli che nella tradizione della nostra musica del Sud le influenze di questi paesi ci sono, ma il resto del mondo no e non sa che l’Italia era un grande pentolone dove si mischiarono tutte queste culture. Consapevoli di tutto ciò con Newpoli abbiamo deciso di evidenziare queste contaminazioni in modo chiaro nei nostri arrangiamenti dei brani tradizionali e anche nelle nostre composizioni originali. Un po’ una missione ad educare chi non lo sa…

Oltre a musicisti italiani ci sono anche Europei e di altri continenti: nel nome del Mediterraneo avete abbattuto ogni barriera…

Direi proprio di sì. Björn è svedese, Jussi è finlandese, Dan è metà di origine calabrese e metà irlandese, Karen è di origini messicane e svedesi, Jeff originario di New Orleans ma con radici in Irlanda. E poi ci siamo io, lucana, Fabio di Terracina e Angela, napoletana. In effetti non abbiamo mai mirato ad essere un gruppo di soli Italiani, ma pensavamo ricercare di più un’affinità musicale o l’arricchimento che quel musicista avrebbe aggiunto a Newpoli. In realtà penso che non ci siano mai state barriere tra di noi come musicisti, forse perché come tali noi concepiamo la musica senza barriere. Essendo ben consapevoli di quel che sta succedendo nel mondo, con il nostro ultimo album “Mediterraneo” abbiamo veramente voluto comunicare questo messaggio, la possibilità di vivere in un mondo senza confini, soprattutto pensando al Mar Mediterraneo e volendolo considerare non come un un muro, ma come un ponte tra le varie popolazioni e culture circostanti.

Quali sono i traguardi più importanti (o riconoscimenti) che avete ottenuto?

Il riconoscimento più importante per ora è stato esser stati scelti per esibirci in concerto alla Library of Congress a Washington DC, perché ci hanno ritenuti il miglior gruppo rappresentante la musica tradizionale del Sud Italia. La Library of Congress è un’istituzione prestigiosissima negli Stati Uniti, dove si sono esibiti giganti della musica come Stevie Wonder, Ella Fitzgerald, Bob Dylan, solo per citarne alcuni, così quando lo scorso luglio ci hanno invitato a suonare nel loro bellissimo teatro e ad essere intervistati dallo studioso Steve Winick, è stato veramente un grande onore per noi. Un altro importate riconoscimento è stato aver vinto il prestigioso premio dell’Independent Music Award con il nostro precedente CD “Nun te vutà” (Beartones 2015,) come miglior album di World Music ed esser stati premiati al Lincoln Center a New York. Siamo anche estremamente soddisfatti di essere insieme come band da ormai 16 anni. Qui negli Stati Uniti abbiamo avuto l’opportunità di esibirci su diversi palchi prestigiosi, tra festival, università e teatri in California, Arizona, Memphis, e naturalmente qui nel new England e a New York, e speriamo di continuare così!

Qual è il messaggio che portate sul palco con la vostra musica?

Soprattutto in seguito al nostro ultimo album “Mediterraneo”, quello che vogliamo comunicare con la nostra musica è il forte desiderio di una società dove si possa vivere in armonia apprezzando le diverse culture, razze e religioni. Comunque questo messaggio è già con noi da molto tempo. La musica del Sud Italia non sarebbe quello che è oggi, se non fosse venuta in contatto con le altre tradizioni del Mediterraneo. Questa contaminazione la resa magnifica alle nostre orecchie e vogliamo che tutti percepiscano questa ricchezza di suoni come il frutto non di una ma di tante tradizioni che in musica hanno trovato la loro armonia.

I progetti futuri?

Ci stiamo preparando a registrare alcuni pezzi nuovi, probabilmente in autunno e in collaborazione con un gruppo di musica balcanica di Boston per continuare a rappresentare la nostra idea di commistione di culture e tradizioni. Poi abbiamo in programma un tour in Arizona per l’inverno e nei prossimi mesi suoneremo per due importanti festival di World Music qui negli Stati Uniti, PVDFest in Rhodes Island a giugno e Madison World Music Festival in Wisconsin a settembre. E chissà magari un tour in Europa la prossima estate…

Come viene accolta la vostra musica negli Usa?

In modo incredibile! È stata apprezzata dovunque abbiamo suonato finora e continuiamo a ricevere elogi dalle persone più svariate. Non è solo l’italo-americano che ricerca le sue origini, ma è anche il pubblico giovane che rimane incantato dai ritmi, dalle melodie e dalle storie antiche e attuali che raccontiamo con i nostri brani. Per noi suonare è sempre un’esperienza piena di soddisfazioni.

Parliamo di lei, Carmen: da quale zona della Basilicata è originaria la sua famiglia?

La mia famiglia è originaria di Pignola, un paese nella provincia di Potenza. Lo chiamano il paese dei 100 portali. Io però sono cresciuta al nord, nella provincia di Treviso, dove, ad esser sincera, mi sono sempre sentita un pesce fuor d’acqua. Non è che non avessi amici, anzi, ma non mi sentivo a casa mia. Invece quando poi con i miei genitori andavano ogni estate a trovare i miei nonni, cugini e zii a Pignola, ecco che quella sensazione di non appartenenza spariva. Per me quello era il periodo più bello dell’anno e non era solo perché ero in vacanza. Ricordo ancora i concerti e le danze di musica tradizionale, le passeggiate a sera tardi con i cugini, le mie nonne che facevano la pasta in casa e io piccolina che volevo aiutarle facevo un bel pasticcio… ricordi fantastici!

Che rapporto ha con le sue origini?

Carmen Marsico in concerto (Foto Michael E. Kerpan)

Io mi sento lucana dalla testa ai piedi. Forse quando parlo l’accento non c’è, ma quando canto non potresti mai dire che sono nata al Nord. Ora quando torno in Italia, ho la fortuna di poter trascorrere la maggior parte del tempo a Pignola, perché mio nonno mi ha lasciato una piccola casetta con un pezzo di terra nella campagna circostante Pignola, e questo è diventato l’angolo di paradiso per me e mio marito. Non vediamo l’ora di tornare e ricaricare le batterie!

Qual è il suo percorso professionale?

Sono partita dal jazz che ho iniziato a studiare in Italia, per arrivare con una borsa di studio prima al Berklee College of Music e poi concludere con il Master in Jazz Performance al New England Conservatory. Mentre studiavo in queste due incredibili istituzioni ho avuto la fortuna di essere circondata continuamente da incredibili musicisti provenienti da culture diverse dalla mia. Collaborare con loro era affascinante, una continua ispirazione e mi ha fatto scoprire chi ero io veramente come musicista. Era incredibile. Ogni volta che lasciavo libera la mia improvvisazione, uscivano le mie origini, spontaneamente, e i musicisti con cui suonavo mi chiedevano se avevo studiato la musica araba o qualcosa di simile. Io rispondevo di no, naturalmente, ed ero felice ed orgogliosa di spiegare che quella spontaneità proveniva dalla mia tradizione musicale di lucana e di italiana del Sud.

Quanto c’è di lucano nella musica che propone con Newpoli?

Moltissimo direi! Non solo nei brani tradizionali che abbiamo arrangiato e incluso nel nostro repertorio, ma anche nei brani che scriviamo. Infatti in ben due pezzi io ho usato il dialetto di Pignola per i testi. Uno è il brano che dà il titolo all’album, Mediterraneo, dove io canto il verso in Pignolese e Angela canto il ritornello in Napoletano. Poi c’è la canzone, So’ Emigrant’, che è autobiografica, racconta la mia storia. Figlia di genitori meridionali che negli ’70 dovettero trasferirsi al Nord per lavoro, parlo della mia esperienza di emigrante. Cerco di descrivere tutti i miei sentimenti contrastanti, la nostalgia del mio paese, il doversi adattare ad un luogo dove si è estranei e il sentirsi ancora estranei quando poi si torna a casa. E sì, ora quando torno in Italia, mi chiamano “l’Americana!”. Così ho deciso di raccontare tutto ciò in Pignolese, la lingua della mia famiglia, delle mie origini.

Quale zona della Basilicata è più ricca di sonorità alle quali ha attinto con il repertorio di Newpoli?

Non penso ci sia una zona più ricca delle altre in Basilicata. Per il momento abbiamo esplorato le zone di Pisticci, Tricarico, Matera, Stigliano, Grottole e Ferrandina, ma c`è ancora molto da scoprire e non vediamo l’ora di portare alla luce nuove perle.

Ha mai suonato in Italia?

Si! Prima di venire negli USA nel 2001, mi esibivo regolarmente con una big band locale e varie formazioni jazz in Veneto. Poi con Newpoli abbiamo suonato al Diacetum Festival, in Toscana. Qualche anno fa ho anche avuto l’enorme di piacere di portare Newpoli in Basilicata, sul palco della “Rassegna Internazionale della Cultura e delle Tradizioni Popolari” che si tiene ogni estate a Pignola, e nel bellissimo paese di Forenza per la loro celebrazione di Ferragosto. Il nostro ultimo concerto in Italia è stato ad Ancona nel 2015 all’Adriatico Mediterraneo Festival, un’esperienza purtroppo un po’ deludente, non dal punto di vista del pubblico che ci ha adorato, ma per quanto riguarda la gestione. Infatti abbiamo dovuto aspettare un anno prima di essere pagati e nemmeno l’intera cifra concordata, perché il festival era rimasto senza fondi. Poi abbiamo scoperto che comunque l’estate seguente i fondi li avevano trovati per organizzare un altro festival, ma non avevano nessuna intenzione di pagarci il resto. Non nascondo che siamo rimasti scottati da questa esperienza, ma speriamo ancora che si possano presentare altre occasioni, più positive, per noi in Italia. Forse quest’estate, chissà…

Credit: La foto di Carmen Marsico sotto il titolo è stata scattata da Maly Blomberg

Video

MEDITERRANEO: https://m.youtube.com/watch?v=aj-cAj1_5VM
SO’ EMIGRANT: https://m.youtube.com/watch?v=HzRpUCGHVyI

 

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