Definirla una guida è riduttivo. Anche se Eliana Di Caro, giornalista e scrittrice lucana, nel suo libro “Andare per Matera e la Basilicata” (Il Mulino), un tragitto lo traccia. Ma è un percorso “colto”, che punta a far conoscere la Basilicata attraverso i suoi luoghi ma soprattutto per mezzo dei suoi personaggi illustri e non solo. “Andare per Matera e la Basilicata” è una guida culturale della città dei Sassi e del resto della regione. Ma è soprattutto un atto d’amore – come ha sottolineato il critico Goffredo Fofi in una sua recensione dell’opera – di Eliana Di Caro verso la sua terra che lei racconta attraverso Levi e  Scotellaro, Sinisgalli e Pascoli, Isabella Morra e Orazio.

Ma è anche un modo per raccontare le trasformazioni che la Basilicata e la città dei Sassi hanno saputo affrontare, da vergogna nazionale a Capitale europea per la cultura.

Eliana Di Caro è  nata a Matera. Da quasi vent’anni è giornalista al Sole 24 Ore, dove si è occupata del mensile Ventiquattro, del settimanale Nova e ha fatto parte della redazione Esteri del quotidiano, seguendo la politica e l’economia americane. Dal 2012 è al supplemento della Cultura “Domenica”, dove è vice-caposervizio. Cura le pagine di Luoghi e Persone, Storia e storie, Economia e Società.

Eliana che rapporto ha con le sue origini lucane?

Solido. Sono andata via da Matera, la mia città, a 19 anni, per studiare all’Università. Quando sono partita  Matera era una città che non aveva nulla a che vedere con ciò che è adesso. Era il 1991. Non aveva ancora avuto neppure il riconoscimento dell’Unesco.

Che città era?

Piatta, non c’era niente. Per un giovane che  avesse delle ambizioni, non era facile costruirsi un futuro. Io avevo le idee chiarissime: volevo fare la giornalista da quando frequentavo la seconda media.  Mi piaceva la scrittura. Sono andata via per perseguire questo. Ma a Matera vive la mia famiglia: i miei genitori, i miei fratelli, i miei nipoti, che sono sette. Sono sempre tornata con regolarità, ogni estate o per Natale. Mentre studiavo tornavo anche con maggiore frequenza. E progressivamente ho visto i cambiamenti. Il riconoscimento dell’Unesco è stato il primo spartiacque.  Sono arrivati i primi turisti. Nel 2004  c’è stato un altro momento che segna un prima e un dopo: Mel Gibson che decide di girare il suo film a Matera, tra i Sassi.  C’era gente che arrivava in città e chiedeva di dormire nella stessa stanza dov’era stato ospite l’attore e regista americano. C’era chi chiedeva di fare il “Passion tour”. Lavoravo al Sole 24 ore, mi chiamarono dalla redazione del settimanale Grazia dove sapevano che ero di Matera e mi chiesero di  raccontare, con un reportage, questa situazione.

Poi è nata l’avventura di Matera capitale europea della cultura.

E’ nata dal basso. E’ stato un percorso lungo. All’inizio c‘era tanto scetticismo: c’erano colossi come Assisi, Venezia a confronto. Ma quando siamo arrivati alla fase finale, con sei località, abbiamo cominciato a pensare che potevamo farcela: Matera piaceva molto, aveva tutti i numeri. Osservando da lontano ho avuto la possibilità di veder germogliare i semi del cambiamento. Tornando riscontro  con i miei occhi ogni piccolo passo avanti. Anche qualche polemica, certo: la distanza aiuta a vedere e a riconoscere le cose.

 Nel suo libro traccia un itinerario dettato da personaggi illustri della regione: qual è quello che le ha dato la spinta per partire, il più lucano di tutti?

Quando sono partita con questo progetto, la cosa più dolorosa è stata fare le scelte. Comportano  inevitabilmente qualche esclusione.  Alla scorsa presentazione, per esempio qualcuno mi ha fatto notare che non ci sono scrittori contemporanei, che andrebbero ricordati. Ho puntato sui classici, su personalità che non sono, secondo me, apprezzate nel modo giusto, forse perché non si conoscono abbastanza. Lo erano di sicuro nella loro epoca: Sinisgalli e Scotellaro hanno avuto, nel loro tempo, il giusto riconoscimento.  Carlo Levi è certamente quello più noto. Ho inserito anche personaggi che non sono lucani, come Levi e Pascoli, che però, sono passati dalla Lucania e hanno avuto una importanza cruciale: da Carlo Levi e dal suo operato nascono molte cose per la nostra regione. E chiudo con Orazio perché lo ritengo il padre di tutti.

Degli esclusi ce n’è qualcuno che le è dispiaciuto trascurare?

In realtà no. Il libro aveva una sua costruzione, un suo equilibrio così com’è stato scritto. Ogni tanto mi viene il pensiero di Lina Wertmuller. E, su altri fronti, avrei potuto inserire Campanile che pure è stata una voce importante nella narrativa,  o alcuni politici che erano anche intellettuali, come Chiaromonte o Nitti, che in realtà cito. Ma non era questo il mio intento.

C’è spazio per un seguito…

Non nascondo che a  me piace stare su questi temi: come mi hanno sottolineato in tanti, il libro esprime la mia passione.  Goffredo Fofi ha parlato di un atto d’amore  nei confronti della mia terra.  Ma non vorrei che diventasse una di quelle azioni  costruite a tavolino solo perché  adesso s’è acceso interesse attorno alla Basilicata.

Ma i lucani oggi sono ancora come li ha descritti Leonardo Sinisgalli?

Per certi versi sì. Quel brano lo leggo sempre perché  lo trovo meraviglioso e commovente. E’ vero che il lucano non è esibizionista, che  ha l’attitudine alla laboriosità e a non distrarsi da quello che è il suo impegno, che ha una serietà nel vivere. Ma quando  parla del demone dell’insoddisfazione che lo rode  non sono più sicura perché ci sono tante persone  soddisfatte, riuscite, contente. Chiaro che si aspira a progredire e a migliorare, ben venga.

Un’ultima domanda: Matera 2019 lascerà il segno?

E’ l’interrogativo di tutti. Gli scettici e i critici sottolineano questo: si stanno  facendo tante cose ma chissà poi  quanto di tutto questo lascerà un segno duraturo. Io sono ottimista e guardo sempre  gli aspetti positivi: Matera è  cresciuta così tanto che tornare indietro mi sembra improbabile, ormai la gente l’ha scoperta e c’è anche solo un passaparola che corre  tra un paese e l’altro. A San Pietroburgo, dove ho presentato di recente il libro, ospite dell’Istituto di cultura italiana, c’erano 150 persone. L’interesse per Matera e  per la Basilicata è crescente. Con questo libro il mio obiettivo è far capire che tutto il territorio lucano è bello, da riscoprire. E’ una terra  diversa e che ha bisogno dei suoi tempi per essere visitata e capita. Non si può pensare di andare mezza giornata a Matera  e dedicare appena due giorni in giro per  la regione. Questo ancora non c’è nella testa di molti visitatori. E’ il salto da fare: quando ci arriveremo sarà stato un successo compiuto.

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