Chi lo conosce lo ha apprezzato di recente, nei panni del maresciallo dei carabinieri La Macchia, nella fiction “Imma Tataranni” su Raiuno. Era girata nella sua Matera.
Ma i lucani sparsi per il mondo l’hanno potuto ammirare anche nel film Lucania, l’opera di Gigi Roccato che, proprio nei giorni scorsi, è stato inserito da un sito specializzato, tra i primi dieci film del 2019.. Detta così, viene spontaneo dire che Nando Irene, attore materano, è un “portafortuna”. Lo sa bene Luciano Luminelli che dopo averlo avuto nel cast del suo film d’esordio, “Una diecimila lire”, lo ha voluto anche per il film “Destini”, che è in circolazione in queste settimane. O i giovani registi materani, Giancarlo Fontana e Giuseppe Stasi che lo hanno inserito nel cast dei loro film “La nonna nel freezer” e “Bentornato presidente”.
Il suo curriculum è denso di partecipazioni (al cinema con Il Rabdomante, Il nome del figlio, I moschettieri del Re; in televisione Il commissario Rex, Distretto di polizia e Sorelle, oltre a molti cortometraggi che gli sono valsi anche dei premi). Eppure il cinema e la televisione non erano il traguardo principale che si era posto.
“ Ho una formazione teatrale, ho fatto parte della compagnia “I Sassi”, diretta da Massimo Lanzetta , il cinema e la televisione sono arrivate per caso”.
Al cinema, in queste settimane, è tra i protagonisti di Destini di Luciano Luminelli.
Sì, ho partecipato anche al suo primo film, “Una diecimila lire”. Poche settimane fa si è conclusa, sulla Rai, la serie “Imma Tataranni”. E’ stato un successo, la fiction ha vinto, pochi giorni fa, il premio Navicella tv awards 2019. Ci sarà un seguito: si stanno girando altri episodi. Al cinema di recente ci sono stati “Bentornato presidente” e “Metti la nonna nel freezer”. E a breve uscirà un trittico di cortometraggi di Carlos Solito, giovane scrittore e regista pugliese con cui stiamo preparando anche un lungometraggio.
Come nasce attore Nando Irene?
Intanto nasco sul palcoscenico di un teatro. E il teatro resta nel mio cuore. Il 6 gennaio, al Molino Alvino di Matera, riproporremo uno spettacolo teatrale che ho portato in giro per due anni. Anche all’estero: a Parigi, a Sofia. E’ “Il canto del Pane” di Angela de Gaetano, è un’opera sperimentale.
Poi è arrivato il grande schermo?
Il cinema e la televisione, come dicevo, nascono per caso. E’ una storia che sa di fortuna. Un agente cinematografico, di un’importante agenzia di Roma, venne una sera nel locale che gestisco nel centro di Matera. Prima di essere un attore mi sento un animatore culturale. “Vicolo cieco” è una salsamenteria che ho, da anni, nel sottoscala di casa. Un posto dove mia madre teneva i frigoriferi. Nel retro avevo realizzato addirittura un cinema abusivo. E’ un luogo dove, insieme al cibo, si possono fare proposte culturali. Volevo dare una mano alla crescita dei Sassi di Matera. Questo agente mi aveva visto in un cortometraggio. Mi chiamò per propormi un provino per una serie con Diego Abatantuono. Era “Il giudice Mastrangelo”, si girava a Lecce. Mi presero. Così sono entrato a far parte di una grossa agenzia di Roma. Confesso di non aver mai avuto velleità di andare via da Matera, a Roma o a Milano per raggiungere i miei obiettivi.
Da operatore culturale nella sua terra: com’è la situazione della Basilicata?
Da operatore culturale, sette anni fa, ho creato, insieme ad altri, la Rete cinema Basilicata, una sorta di associazione dei cinematografari lucani. Ancora non c’era la Lucania film commission, abbiamo chiesto ad alta voce l’istituzione della Film commission, viste le produzioni grandi che erano state qui e che avevano creato una certa attenzione.
In tutti questi anni si sono formate delle maestranze nel settore del cinema? Si può vivere di cinema in Basilicata?
Ancora no. Servono strumenti. Ad esempio, stiamo cercando di spingere la creazione di studios, sul posto. Anche a costo di pensarci direttamente. Servono per girare qui, in Basilicata, anche gli interni. Oggi le produzioni vengono qui per girare gli esterni e poi si trasferiscono a Roma per il resto, lasciando lì buona parte del budget. Se pensiamo che in tutto il 2019 sono state 56 le produzioni di film in Basilicata e che il solo film di “007” ha portato, sul territorio, circa 12 milioni di euro, si capisce l’importanza di avere qui anche le strutture per girare gli interni.
Che tipo di attore è Nando Irene?
A me piace questo mestiere perché permette di cambiare genere: dalla commedia al dramma. La preparazione teatrale che ho alle spalle mi aiuta molto. In Imma Tataranni ho scoperto le corde della commedia all’italiana, interpretando un maresciallo dei carabinieri. Ci siamo divertiti con un cast molto qualificato. Mi hanno usato spesso per interpretare ruoli da cattivo, da mafioso.
Continua a fare operatore culturale nella sua città?
Sì, adesso stiamo organizzando il primo Matera Film festival. Il 23 dicembre c’è stata un’anteprima, con la proiezione del film “Santa subito” di Alessandro Piva, una pellicola che parla di femminicidio. Tra marzo e aprile avremo un altro appuntamento, aspettando il Festival: una “48 ore del corto”. Arriveranno produzioni da tutto il mondo per girare un cortometraggio in due giorni: lo scrivono, lo girano e lo montano. Il vincitore sarà premiato nei giorni della prima edizione del festival che ci sarà all’inizio di luglio.