“Vi racconto il mondo come l’ho immaginato tra dieci anni”: così Alessio Rigillo, un giovane scrittore, lucano di nascita, veneto per scelte professionali, prova a fare un salto in avanti, nel futuro, facendo leva sulla sua grande passione per la scrittura. Ci illustra un mondo che dovrà affrontare una realtà difficile. Distopica e negativa, dice lui stesso, nel raccontare “La chimica del sangue”, romanzo edito dalla casa editrice Leone. Ma con un raggio di luce che è una speranza sempre attuale: che la salvezza arrivi dal genere umano. “Perché l’uomo può- spiega Alessio Rigillo – l’ho sottolineato anche nella mia dedica all’inizio del romanzo.

Alessio è un ingegnere meccanico, una laurea al Politecnico di Torino e adesso un impiego in una grande azienda in provincia di Treviso. Ma le sue radici sono ben salde nelle terre del Vulture: è nato a Venosa, è cresciuto a Ginestra. Il suo romanzo, poche settimane fa, ha vinto il premio “Tettuccio 2020”. Ma la quarantena imposta dal Covid gli ha negato la gioia e l’emozione della premiazione: tutto si è svolto, come avviene ai nostri giorni, per via telematica.

Un premio ritirato via Skype. Che effetto le ha fatto?

Mi era capitato di ricevere un altro premio, in precedenza,  a Firenze, dove sono andato a ritirarlo di persona: quello è stato un momento elettrizzante. Peccato, per questo che mi è stato assegnato attraverso Skype. Però, la soddisfazione è stata grande lo stesso.

Come nasce scrittore?

Prima di essere uno scrittore sono un grande lettore: ha fatto molto la differenza la presenza di una libreria con un grande assortimento di libri nella casa in cui sono cresciuto. I miei genitori leggono tanto e hanno trasmesso a me questa passione. La voglia di scrivere, forse, è nata dall’esigenza personale che certe storie non finissero mai. Storie per le quali posso decidere io quando mettere un punto o se andare avanti.

La Chimica del sangue è il suo primo romanzo?

Sì è il primo romanzo. In realtà lo avevo pubblicato con una piccolissima casa editrice cinque anni fa. Poi l’editore Leone, con il quale l’ho pubblicato adesso, mi ha contattato e mi proposto la ripubblicazione: nel frattempo ho rimesso le mani al testo, ho riletto, rivisto e modificato tantissimo. Ho notato subito la differenza tra il mio modo di scrivere del passato e quello di oggi. Anni addietro avevo scritto e pubblicato un racconto breve, con una piccola casa editrice campana: Le singolari vicissitudini di Ser Tuck della Malva e del suo ronzino Ciuco.

Il suo romanzo è stato etichettato come un thriller cospirativo: cosa significa?

Posso dire che non è un thriller tradizionale. O almeno, questa è stata la mia idea di partenza: cercare di trasmettere un serie di messaggi importanti, come sono la guerra, i cambiamenti climatici, il tema del nucleare.  E’ una serie storia distopica, ha una visione del futuro molto negativa, ma ho voluto dare anche una serie di messaggi, tra i quali quello che sottolinea come il genere umano abbia la capacità di modificare il proprio comportamento e invertire la rotta. La dedica del romanzo è indirizzata proprio all’Uomo: “A coloro che malgrado tutto continuano a credere nell’essere umano”.

Una dedica che lei ha fatto con un’ottica che va avanti di una decina di anni, rispetto a oggi. Ma che è di un’attualità disarmante.

Esatto. Tocco dei temi che sono molto attuali. Ipotizzo che nel futuro sia esplosa un’altra guerra, che ci sia il ricorso ad armi nucleari, temi che avranno ripercussioni negative sul genere umano e che ritengo  evitabili se l’uomo rivede i suoi comportamenti verso la natura, verso gli altri simili, verso il pianeta che ci ospita.

Chi sono gli autori che la ispirano?

Amo i classici, soprattutto la letteratura francese. Dumas ad esempio. Il mio libro preferito è I Miserabili di Hugo. Mi piace Marquez, gli italiani Oriana Fallaci, Umberto Eco, ultimi grandi scrittori italiani. Dei contemporanei apprezzo Carrisi e Ken Follet.

Sta scrivendo cose nuove?

Quando ho cominciato a scrivere La chimica del sangue l’ho pensata come una trilogia. Ho completato la stesura della seconda parte. Ma in generale, io scrivo tanto. Vorrei scrivere un fantasy, mi ci sto cimentando. E amo tanto la storia, vorrei scrivere qualcosa ambientato durante l’Impero romano perché è un periodo che adoro moltissimo.

Che rapporto ha con le sue radici lucane?

Considero la Basilicata una terra bellissima: dovrebbe solo essere valorizzata meglio. Ha scorci emozionanti, tornarci è sempre bello. Sono nato a Venosa ma sono cresciuto a Ginestra. Quando posso ci torno volentieri.Là ci sono le persone con le quali sono cresciuto, c’è la mia famiglia.  Ci tengo a ringraziare i miei genitori per il loro instancabile supporto e Veronica senza la quale tutto questo non sarebbe possibile.

 

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