Da Firenze in Basilicata in bicicletta per esaudire un desiderio che la mamma, scomparsa pochi mesi fa, non era riuscita a portare a realizzare.
Questo lo scopo dell’impresa che Giuseppe d’Eboli, fiorentino, ma con origini lucane, ha compiuto in cinque giorni. Un piccolo Giro d’Italia, settecento chilometri, per portare alla parrocchia del paesino dov’era nata sua mamma Carmela, una stola per l’altare, ricamata a mano da Melina, come la chiamavano e la conoscevano tutti a Tito, il paese natale anche di Laviero, il papà di Giuseppe D’Eboli.
Giuseppe è partito il 29 agosto da Firenze ed è arrivato nel pomeriggio del 2 settembre, sfidando a tratti, anche i capricci del tempo di questi giorni.

Ad aspettarlo in Basilicata, il sindaco di Tito, Graziano Scavone, e alcuni suoi familiari: la figlia Teresa e la sorella Angelina che avevano raggiunto la Basilicata in automobile. “Avevamo deciso di portare questa stola tutti insieme, io e le mie sorelle, nella scorsa primavera, ma il Covid non ce l’ha permesso, così, ho pensato che con il bel tempo avrei potuto farlo io, in bicicletta”, racconta Giuseppe.
E’ la prima volta che si cimenta in una impresa del genere?
No, alcuni anni fa avevo compiuto in bicicletta il percorso che porta a Santiago di Compostela. Con alcuni amici eravamo arrivati in aereo vicino ai Pirenei e poi abbiamo proseguito in bici fino al Santuario. Sono un appassionato della bicicletta, un cicloamatore, non certo un corridore. Però stavolta, quando ho deciso che avrei percorso mezza Italia a pedali, mi sono preparato anche fisicamente. Ho cominciato ad allenarmi a maggio.
Tutto questo per esaudire un desiderio che aveva sua mamma e che non ha potuto portare a termine.
Mamma Melina aveva ricamato a mano due stole, di quelle che si usano durante le funzioni religiose per coprire gli altari. Una era destinata alla nostra parrocchia di Firenze, l’altra a quella del suo paese di nascita, Tito, a pochi passi da Potenza. Avrebbe voluto consegnarla lei, ma a gennaio ci ha lasciati. E io e le mie sorelle abbiamo deciso che lo avremmo fatto al posto suo. Una promessa che abbiamo voluto mantenere subito. E della quale sono molto felice. All’arrivo a Tito, il sindaco Graziano scavone ci ha accolto a nome di tutti i suoi concittadini con grande piacere e tanta gentilezza. Di questo vorrei ringraziare a nome mio e della mia famiglia, lui e tutti gli abitanti di Tito.
Sua madre era una ricamatrice?
Era una casalinga, ma da giovane, come accadeva a quasi tutte le ragazze del nostro Sud, aveva imparato il mestiere di sarta e di ricamatrice. Aveva imparato l’arte del ricamo dalle suore della parrocchia di San Laviero, a Tito. Ed è proprio a questa chiesa, al suo parroco don Lino, che sarà consegnata la stola realizzata da mia mamma.
Cinque tappe, da Firenze a Tito: c’è stato un momento di difficoltà durante il tragitto?
Un paio di pomeriggi ho dovuto fare i conti con un forte vento che mi ha un po’ rallentato la corsa. Poi, per il resto tutto è filato liscio. Quando sono arrivato ho trovato ad attendermi il sindaco di Tito e i miei familiari. Al ritorno, però, lascerò la bicicletta e rientrerò a Firenze in auto, con mia sorella Angelina e mia figlia Teresa che, nel frattempo mi hanno raggiunto per presenziare alla consegna della stola.