Sotto l’albero? Mettiamoci un libro lucano, quest’anno. Un libro che parli della Regione, che è ambientato in Basilicata. O che è scritto da un autore lucano. Un libro da comprare richiedendolo direttamente alle case editrici, alla libreria sotto casa, dando un importante sostegno economico alle attività del territorio. O, da recuperare, rivolgendosi alle tante piattaforme on line, che vendono libri. A voi la scelta. Per aiutarvi in questa “avventura”, StorieOggi.it ha chiesto a ognuna delle case editrici che operano in Basilicata, di segnalare due o tre titoli (i più recenti o quelli “cult” del loro catalogo), da sottoporre alla vostra attenzione, affiancando, questi titoli, con altri che abbiamo scelto noi. Ve li sottoponiamo (a puntate), sperando che questa ricerca possa essere, oltre a una piacevole sorpresa, anche una bussola per i prossimi regali di Natale. Da fare agli altri o a se stessi.
Quarta e ultima puntata
Villani editore.
Passione ed esperienza, associate a tecnologie all’avanguardia, garantiscono ai nostri clienti un prodotto sempre rinnovato e di alta qualità. Villani Editore vanta un catalogo di libri suddivisi in cinque collane: narrativa, saggistica, poesia, arte, varia.
Cura tutte le fasi che portano alla pubblicazione, promozione, diffusione di un
libro.
Le proposte.
Fabrizio Gennaro Arresta -Le orchidee selvatiche in Basilicata – Il primo libro completo sulle orchidee di Basilicata che descrive le specie, la biologia e l’ecologia di queste piante che non finiscono mai di incuriosire con la loro rara bellezza. Il libro è il risultato di una ricerca che ha attraversato bordi fluviali, radure, steppe, foreste che ammantano un territorio in gran parte disabitato. Il testo offre una valida guida al riconoscimento delle specie fornendo al lettore le chiavi analitiche per apprezzare il vasto patrimonio di orchidee nei nostri territori, arricchito da rare illustrazioni commissionate da orti botanici e nobili del Rinascimento europeo. Un libro atteso da decenni che non può mancare nella libreria di naturalisti, escursionisti e cultori della materia. Oltre alle considerazioni generali e alle spiegazioni utilissime sugli argomenti in essa contenuti, la descrizione delle singole specie; suddivise in generi per facilitare la consultazione; questo libro spicca – si spiega nella prefazione – per diversi apprezzabilissimi motivi: le utili spiegazioni sulle origini dei nomi scientifici, che risalgono agli scopritori o al toponimo della scoperta, spesso introvabili altrove; l’accurata descrizione delle caratteristiche specifiche, agile e non troppo pesante per un semplice amatore; la descrizione degli habitat, la diffusione e lo stato di conservazione delle singole specie. Su tutto questo importante e insostituibile apparato, descritto con stile agevole anche per i non iniziati, spicca la bellezza delle fotografie.
Francesco Laterza – Quant’è buono il porco. Il volume offre una precisa e documentata ricostruzione del lungo rapporto tra l’uomo e il porco. Non c’è, infatti, argomento che non sia stato trattato e approfondito: storia, simbologia sacra e profana, aspetti zoologici, curiosità, aneddoti e proverbi, favole e leggende, singolarità e tabù, tradizioni antichissime di cerimoniali, tecniche di macellazione e conservazione delle sue carni, fino alla sua utilità nella industria farmaceutica per la produzione di insulina e, per la sua compatibilità con l’uomo, persino nella medicina contemporanea per i trapianti. Scrivono del libro di Laterza Filippo Ferra e Lucia Ungarelli nella loro introduzione: “C’è un richiamo alla cultura arcaica dove i valori simbolici ricostruiscono il rapporto tra questo frutto e l’uomo, così, nel libro Quant’è buono il porco, Laterza fa una ricostruzione storica ed etnologica tra l’uomo e la natura. In questi libri esiste sempre un rapporto sacrale dove il significato che l’uomo attribuisce a questi simboli si è trasformato nel corso del tempo. Sin dai tempi più remoti il porco viene visto come un animale lurido, brutale, rozzo e stupido, che si rotola nel fango: il concetto di sporcizia, in realtà, è scientificamente provato, è falso, in quanto il porco, essendo privo di ghiandole sudoripare, ha la necessità di ambienti umidi, freschi e fangosi per trovare refrigerio, mentre, una volta che è nel porcile, richiede un ambiente pulito.
Anche l’antica cultura egizia dava al porco un valore positivo, utilizzandolo nei campi dove, dopo la semina, i maiali calpestavano il terreno interrando così i semi che altrimenti sarebbero stati divorati dagli uccelli. In tempi relativamente più recenti anche Sant’Antonio Abate considera il porco un animale buono, docile e servizievole. Altro ruolo importante del porco è l’utilizzazione di alcune sue parti nella medicina tradizionale e contemporanea: viene usato nella industria farmaceutica per la produzione di insulina, e nei trapianti, in quanto presenta maggiore compatibilità con l’uomo. Il libro di Laterza evidenzia come il porco, nel corso della storia, abbia incarnato svariati ruoli, passando da figura negativa ad animale sacro, fecondo ed aggregante, per arrivare ad essere considerato utile per la cura di alcune patologie dell’uomo”.
Paolo Cioffi- Leukanoi. Nel IV sec. a. C. un giovane guerriero lucano risparmia la vita a un nemico elleno che, in segno di riconoscenza gli regala un medaglione. Molti anni dopo, un atto sacrilego, compiuto nel santuario federale lucano, indurrà la sacerdotessa, responsabile del sito, a interpellare l’oracolo di Dodona. Le iniziative per interpretare correttamente il vaticinio si intrecceranno alle rivalità tra Lucani dei monti ed Elleni della costa, tra simpatizzanti dell’eleatismo e adepti del pitagorismo. Sullo sfondo, gli appetiti e le lusinghe dei potenti vicini dei Leukanòi, da Dionigi di Siracusa ad Alessandro il Molosso, da Alessandro di Macedonia ai sempre più minacciosi Romani. L’editore Franco Villani descrive così il lavoro di Paolo Cioffi: “Chi guarda la terra dall’alto vedrà le genti umane raccolte intorno al mare come, intorno ad uno stagno, delle formiche o dei ranocchi”. Così Platone descrive il Mediterraneo, le cui rive, già 3000 anni fa, erano disseminate di colonie fenicie e greche. “In fondo al mare, verso la notte”: è la suggestiva espressione usata da Omero per indicare il viaggio dei greci sulle mitiche rotte di Ulisse.
L’eco di mille racconti, il sogno di terre lontane, lussureggianti ed irrigue, spinsero i greci nell’ottavo secolo a.C. a navigare verso occidente. Uomini amanti del sapere, filosofi, poeti e legislatori dettero inizio a quel grandioso periodo della storia antica che va sotto il nome di “Magna Grecia”. È questo il contesto che fa da sfondo al nuovo romanzo storico di Paolo Cioffi intitolato Leukanòi (Lucani), autore non nuovo a questo genere. Si tratta infatti della pubblicazione del suo settimo romanzo storico.
Questa volta le vicende narrate raccontano un capitolo particolarmente importante della nostra storia: il contatto fra il mondo greco e il mondo lucano. Numerosi sono i siti archeologici greci situati in terra di Lucania che fanno da contesto alle vicende del romanzo: da Metaponto ad Eraclea, da Pandosia a Serra di Vaglio, dalla scuola ionica di Pitagora a quella tirrenica di Elea.
Per i Lucani, i Greci – come dice l’autore – “rappresentavano al tempo stesso i nemici da combattere, perché di ostacolo alle loro mire espansionistiche, e i modelli da imitare, per la loro raffinatezza, la loro cultura, la loro ricchezza”. Ma il ritrovamento, in terra lucana, di reperti greci è talmente grande da farci chiedere se fossero tutti greci gli artisti che produssero quest’arte: l’Italia meridionale conserva infatti più testimonianze greche della stessa Grecia.
A nulla sarebbe valsa l’opera dei greci in Occidente, se le genti italiche non avessero elaborato in forma originale i modelli ricevuti e non se ne fossero serviti per uscire alla luce della storia.
Giannatelli editore
Chiara e Marilina sono “figlie d’arte”: papà Enzo è stato uno dei soci fondatori della tipografia BMG nel 1957 una delle più note della Basilicata. “Fin da piccole siamo cresciute in tipografia!”
Crescendo, le due sorelle hanno intrapreso studi diversi: Chiara, Relazioni Pubbliche, Marilina, Grafica Editoriale, entrambe a Milano. Dall’unione di queste competenze con la passione per il settore editoriale, nasce questa impresa tutta al femminile. Con gli anni, Edizioni Giannatelli diventa un punto di riferimento per tutti gli autori del territorio lucano, “è stata quasi una scommessa voler parlare del nostro territorio”. Oggi, Edizioni Giannatelli è una realtà consolidata che unisce le radici di un’editoria che viene dal passato con gli stimoli del presente che guardano cassa al futuro.
Le proposte.
Matera la bella stagione. Testi di Maria Antonella Siepe, fotografie di Enrico Formica. Un libro così particolare ha necessariamente una prospettiva non comune. Tutto è animato dall’incontro tra chi Matera la conosce e la ama profondamente e chi invece la scopre per la prima volta con stupore. Lo sguardo di Maria Antonella Siepe, che nei suoi testi esprime l’affetto che la lega a Matera, si affianca alla meraviglia di Enrico Formica, che ha scoperto in questa occasione la bellezza dei luoghi nascosti della città e della sua campagna. Due professionisti che si sono uniti per diventare autori di un’opera fatta emozioni e riflessioni, sensazioni e ricordi.
Una passione intensa è quella che ha unito persone molto distanti tra loro, avvicinandole in un comune ideale e nella volontà di far vedere oltre quello che è già stato mostrato tante volte.
Una fotografia a 360° per mostrare una città che va vissuta, respirata e amata. Una città magica, come la definisce chiunque la visiti. 360° di pazienza e sincerità, rappresentati dalla lunga esposizione della pellicola analogica. 360° di carta e inchiostro, in una stampa di alta qualità su più facciate che arriva, in alcune pagine, a oltre 1,20 m di lunghezza.
Quattro stagioni per quattro visioni di Matera, seguendo percorsi dettati solo dal cuore e dalle emozioni. Il cammino che si può percorrere tra le pagine di Matera, la bella stagione è proprio scandito dal desiderio di trasmettere sensazioni. Le immagini di Enrico Formica, sono così forti da superare i limiti della carta per regalare ricordi da conservare con cura e da rivivere concretamente, percependo di nuovo la consistenza del tufo, il silenzio dei campi e il profumo del pane nelle vie della città.
Il prezzo della Libertà. Lettere da Portici. Con testi di Emanuele Festa, Nicola Filazzola, Biagio Lafratta, Gilberto Marselli
La storia della militanza politica di Rocco Scotellaro è ancora in larga parte da scrivere. Ma non vi è dubbio che coincide con quella culturale del Paese tra il primo ed il secondo dopoguerra. E’ quanto emerge dalla pubblicazione di alcune lettere inedite. Sono state scritte tra il 1952 e il 1953, quasi tutte da Portici. Il loro ritrovamento, una parte a Matera e una a Ivrea, ha messo in moto la ricerca di altre fonti inedite, documenti, testimonianze, fotografie, che si legano direttamente alla parabola politica di Scotellaro, smorzata dall’ingiusta detenzione nel vecchio carcere di piazza San Giovanni Battista di Matera. Autentica l’emozione provata durante la ricerca che ha consentito d’individuare la cella numero 7 in cui fu consumata la reclusione.
Impressione avvertita con intensità quando Domenico Giannace, a distanza di 65 anni, ha riconosciuto il luogo in cui divise la branda con il «poeta contadino».
Coinvolgente è il ricordo del sociologo Gilberto Antonio Marselli, allora giovane ricercatore con Scotellaro a Portici. Unitamente ai contributi di Emanuele Festa, Biagio Lafratta, Nicola Filazzola, della Fondazione Adriano Olivetti, e del Centro documentazione “Rocco Scotellaro e la Basilicata del secondo dopoguerra”, costituiscono le ultime tessere, oggi condivise, di un mosaico di conoscenze.
Architetture clandestine / Secret Architecture. Curato da Armando Sichenze Viaggi nelle 131 città-natura della Basilicata.
16 architetti, appassionati di fotografia, tornano dopo 20 anni dalla scoperta alla scuola delle 131 città-natura della Basilicata per percepirne sensibilmente i fenomeni in cui appare la clandestinità: 1. del tempo lento che si fonde nelle tonalità del color seppia; 2. della forma essenziale che si astrae dal resto nel contrasto bianco/nero; 3. della magia surreale che sogna il mondo in infinite variazioni del blue; 4. dello spazio sensibile impressionato dalla trasfigurazione dei colori quando la vita (non solo umana) attraversa la materia nella natura.
Lilit edizioni
Lilit Books è un progetto di produzioni editoriali, di Pippo Bellone: si rivolge a persone appassionate di scrittura che la usano come esercizio interiore. Che desiderano pubblicare anche in bassa tiratura ma secondo i canoni della grande editoria, con attenzione alla cura della stampa, alla qualità dei materiali da impiegare, all’impaginazione, all’editing fino al messaggio riportato in copertina. Simbolo di Lilit è una civetta poggiata su un ramoscello d’olivo (il libro) con le corna di cervo. La figura rimanda alla Civetta di Minerva simbolo della filosofia e della saggezza, già presente nelle monete della Magna Grecia insieme al ramoscello d’olivo e alla spiga di grano. Le corna di cervo alludono ai molteplici interessi e alle molte attività a cui il nostro progetto guarda con interesse. Ma molteplici sono i significati del nome: Lilith e le altre è un libro di Primo Levi. Lilith è il nome della prima moglie di Adamo alla quale era legato da una forte passione. Lei voleva un rapporto paritario e non accettava di sottomettersi. Fuggì in terre lontane e non tornò neanche quando Dio le ordinò di farlo. Lilith non è un pianeta e non corrisponde a un corpo celeste visibile. Lilith è il secondo fuoco dell’ellittica lunare. Il primo è la terra. Lilith era anche la moglie del grande Tex Willer a cui diede un figlio Kit, meticcio, uno dei suoi pards con Kit Carson e Tiger Jack.
Segnali dal passato di Vincenzo Zito
Il romanzo di Vincenzo Zito inizia con la nascita di un bambino di nome Zoltan, poco oltre la metà del diciassettesimo secolo, nel Nord America, ai piedi delle Montagne Rocciose, in piena corsa verso l’occupazione dei territori dei nativi, i Crow. Dalla famiglia dello stesso Zoltan, con Tomas e Magdalena, al solitario e particolare David, ai valorosi guerrieri pellerossa Orso dal Prato negli Occhi e Aquila veloce sino al sacerdote del villaggio e sua figlia Jana, il libro riporta la cronaca di come si sia giunti al quinto elemento per comporre finalmente la pietra filosofale: il sogno dell’elisir di lunga vita, per potersi sedere finalmente con Colui che guida gli accadimenti.
E cosa c’entrano in tutto questo Leonardo, un francescano di Padova, e il grande filosofo dell’antica Grecia Aristotele? Un romanzo tutto da scoprire, che intreccia, tra Storia ed esoterismo, le tradizioni dei nativi americani, la storia dei puritani e le bellezze naturalistiche dell’America.
Arcobaleni e chiari di luna di Peppe Lomonaco
Marzio Pieri nella postfazione al libro paragona i personaggi descritti da Lomonaco nel suo libro, a quelli che Peter Brugel dipingeva nei suoi quadri. Scrive Pieri di Arcobaleni e chiari di luna: “Non crederei se mi dicessero che Lomonaco è arrivato attraverso dei libri alla concezione manzoniana del romanzo come “misto di storia e invenzione”. Nel caso, ci è arrivato da solo, scartando tutto quello che morchiasse le sue convinzioni, che andava elaborando via via, con instancabile insoddisfazione. Perché la sua mira è non altro che la verità; e ad essa conviene, più che la storia, il romanzo. Si trova così al centro, intuitivo, di una scrittura che sta tutta nella cadenza vocale.
Senza aiuto di teorie, si è trovato dall’altra parte di un ponte che per molti, solo scrittori, è con rischio di morte, traversare”. Peppe Lomonaco è nato a Montescaglioso nel 1951. Ha pubblicato Visite eccellenti, Una mattina mi sono alzato, È stata una lunga giornata (menzione al Premio Giacomo Matteotti e vincitore del Premio Nicola Zingarelli), Gita aziendale, Strade e Se hai bisogno, dimmelo – Storie registrate di spiazzante umanità. È stato vincitore del Premio di “Narrativa Essenziale” di Siena, del premio “Patrizia Brunetti” di Senigallia e del Premio nazionale di narrativa “Storie Inaspettate” di Roma.
L’angelo con sei ali di Giuseppe Laperchia
Ormai le false notizie o fake news dilagano al punto da cancellare ogni distinzione tra informazione e disinformazione, tra vero e falso. Come nella battuta “Notizie false?! No, diversamente vere!” Questo processo d’imbarbarimento comunicativo sta generando naturalmente disorientamento intellettuale e morale. Ma non si cerchino rimedi in ricette sociologiche. Volte cioè a rendere consapevoli le masse della distinzione di cui sopra. Perché l’unico linguaggio cui esse sono sensibili è quello della comunicazione di massa, appunto. Un linguaggio di esclusivo impatto emotivo e indifferente alla funzione critica. Con la quale ha dimestichezza l’individuo, non la massa.
” La comunione ci dà calore, l’unicità ci dà luce” sintetizza Carl G. Jung.
Giuseppe Barile editore.
Giuseppe Barile fa l’editore da quarantenni. Ha alcuni principi che sono una specie di decalogo, che fanno da bussola nel suo lavoro: la cura, l’attenzione al libro, la qualità delle proposte per contenuti e per la loro confezione grafica e materiale. E poi alcuni punti fermi che ci tiene a sottolineare: “Non pubblicherò mai un libro facendomi pagare dall’autore”, è il primo. E ancora: “La mia casa editrice non pubblicherà mai un libro in digitale”. Insomma, qualità. Costi il tempo che costa. Ne è un esempio un lavoro che sarà pronto proprio in questi giorni la cui lavorazione è iniziata ben tre anni fa: Quattro favole di Giovan Battista Basile, raccontate per “iscritto” da Peppe Barra. “Guardi – avverte Barile – il tempo è importante: in quarant’anni di professione editoriale ho pubblicato non più di cento libri”. Un numero che è indicativo dell’attenzione che l’editore pone ai suoi prodotti.
Le proposte:
Tardo Gotico e Rinascimento in Basilicata a cura di Francesco Abbate.
La pubblicazione – in due tomi e alla sua seconda edizione – è il risultato di una una ricerca compiuta dalla Fondazione Zétema e affidata al professor Francesco Abbate ed alla responsabilità scientifica del professor Michele D’Elia. Una ricerca di 4 quattro anni ed ha avuto come tema l’età del Rinascimento in Basilicata, comprendente anche la fase precedente che riguarda la cultura tardo-gotica.
I1 Rinascimento è tra le realtà artistiche meno studiate del Sud, a differenza dell’epoca romanica e federiciana e il Sei-Settecento, che ha goduto dell’effetto “trascinamento” per essere sostanzialmente a rimorchio della produzione artistica della capitale Napoli.
Lo studio ha analizzato un periodo storico poco conosciuto ed ha documentato un inedito patrimonio culturale smentendo quella antica e frettolosa ipotesi secondo cui la Basilicata, “zona selvaggia e periferica”, sia stata, anche in quegli anni (dalla fine del 1300 agli inizi del 1500), un territorio inerte, privo di vivacità e di fermenti creativi, una terra primordiale senza tempo e senza storia che in campo storico-artistico avrebbe prodotto unicamente manufatti artigianali, di quasi esclusivo interesse demo-antropologico.
Si è voluto dimostrare che sussistono testimonianze notevoli di quel periodo (e non soltanto) della storia dell’arte italiana. In particolare la regione lucana non fu un’area territoriale “autarchica” e indifferente ai circuiti culturali del tempo, anzi la sua posizione di snodo favorì rapporti e confluenze con i flussi culturali provenienti dal Tirreno e dall’Adriatico.
Nonostante le terribili devastazioni subite dal Mezzogiorno d’Italia durante le guerre di successione al trono degli Angiò, concluse agli inizi del ‘500 con la conquista del regno da parte degli Spagnoli, la Basilicata conserva tutt’ora, di quel periodo, un patrimonio storico-artistico notevole per qualità e quantità. Basti pensare agli splendidi polittici, alle maestose pale d’altare, alla serie di Madonne e Crocifissi disseminati fra chiese e conventi delle province di Matera e Potenza; non meno importanti la serie di affreschi disseminati tra Miglionico, Matera, Tursi, Senise, Lavello, Calciano, altrettanto indispensabili per la comprensione delle vicende artistiche di questo momento nell’area lucana.
La cripta del peccato originale di Matera di Raffaello de Ruggeri
Fuori dalla città di Matera, lungamente cercata prima di essere ritrovata, nascosta ma singolarmente disponibile a chi la voglia visitare, la Cripta del Peccato Originale abbraccia lo sguardo stupìto di chi vi entra, con i suoi fiori e le sue figure disegnate dalla Genesi, in una splendente commistione di simboli e immagini come quella della ‘Creazione della Luce’ e della ‘Creazione delle Tenebre’ sovrapposte alla rappresentazione liturgica del ‘Lavabo delle mani’.
Una teoria di immagini, quelle affrescate dal ‘Pittore dei fiori di Matera’, che invita gli studiosi a osservare la manifestazione di Dio, a guardare la creazione dell’Uomo e la sua cacciata dall’Eden, a chinare lo sguardo dinanzi alla posa regale della Madonna Regina, con in braccio il Bimbo che stringe tra le mani il rotolo della Legge, per riscrivere poi nuove pagine e confrontarsi con inedite ipotesi circa l’origine della pittura italiana, e non solo del Sud e non solo greco-bizantina.
I brani pittorici che sopravvivono dopo l’improcrastinabile intervento di restauro e di recupero effettuato – con la cura della Fondazione Zétema e sotto la direzione scientifica di Michele D’Elia – sulla scene che ornano le pareti di una tra le più antiche chiese rupestri del Materano, sembrano ricondurci davanti a una pagina miniata da un amanuense benedettino, e così la chiesa rupestre, preservata dalla solitudine e dall’abbandono, viene ora affidata alla custodia di chi ha voluto che l’isolamento finisse.
Matera e le maioliche di di Mitarotonda. Con contributi di Raffaello de Ruggieri, Giuseppe AppellaEdoardo Delle Donne, Kengiro Azuma
Giuseppe “Peppino” Mitarotonda è un artista materano, nato nel 1939. Si è occupato di disegno industriale, ha frequentato l’accademia delle Belle Arti di Brera, a Milano e, al rientro nella sua Matera, si è dedicato alla ceramica. Ha collaborato con artisti come José Ortega e Mino Maccari. E’ considerato, per i suoi lavori, un cronista per immagini, della sua città. Si legge nella scheda del libro:
I messaggi segnici di Peppino Mitarotonda si vestono e si colorano delle atmosfere e delle vicende che hanno percorso la storia della città di Matera. Carico di tensioni espressive egli ha trovato ispirazioni e motivazioni dal magnetismo di un luogo fecondato dalla eternità della presenza dell’Uomo. Un territorio che ha esplorato e studiato, e dal quale ha tratto i caratteri e i contenuti delle sue produzioni artistiche. Mitarotonda, forte di una personale capacità interpretativa, ha percorso lo spazio vibrante della Murgia e dei Sassi di Matera cogliendone valori e significati. in questo contesto unico ed emozionante è riuscito a comporre un suo personale codice espressivo, riannodando le rime, cioè i valori del territorio, e facendo visivamente cantare i luoghi, le storie, gli uomini.