A volte la curiosità non basta. Ci vogliono anche tanta passione e un pizzico di fortuna. E Pietro Varuolo la passione ce l’ha. Per tutto ciò che è storia. Soprattutto se riguarda il suo territorio, la zona di Pomarico, nel Materano. Anzi, la sua passione è per le storie: quelle degli uomini. Le cerca, le approfondisce, le studia. E poi le racconta.

Alla sua Pomarico ha dedicato prima il racconto di tre secoli di storia (dal 1641 al 1945), poi un album… di famiglia, preziosissima raccolta di foto d’epoca di personaggi ed eventi del suo paese. Ha spulciato anche le storie dei nostri emigranti e ne ha prodotto un saggio dal titolo “Vicissitudini dell’emigrante lucano: 1861-1930. E lo stesso ha fatto con il fenomeno del brigantaggio (suo i volume Il volto del brigante. Avvenimenti briganteschi in Basilicata dal1860 al 1877).

Dicevamo che serve anche un pizzico di fortuna che, nel caso dell’ultimo lavoro storico letterario di Pietro Varuolo, si è concretizzato con un libro d’epoca che gli è capitato tra le mani. “Una copia originale dell’Albo d’oro dei caduti nella prima guerra mondiale. E’ raro e autentico, ha anche una dedica, autografa di Benito Mussolini”.

L’albo d’oro è stato istituito con un Regio Decreto del 22 novembre del 1925 che ritiene un “dovere nazionale raccogliere e pubblicare in un albo i nomi dei caduti nella guerra del 1915-1918 per conservarne con segno d’onore il perenne ricordo”.

Il libro conservato gelosamente da Pietro Varuolo (“sa, per scrivere il libro prima me lo sono fotocopiato tutto l’Albo che è stato stampato nel 1928”)  è il terzo volume, quello che riporta i nomi dei caduti della Basilicata. Varuolo ha iniziato la sua ricerca da qui, poi l’ha condotta sul campo, andando a verificare in ogni comune la correttezza, a visionare monumenti e lapidi che riportano quei nomi.

Nasce così “Il sacrificio dei nomi”, il contributo lucano alla prima guerra mondiale: 7350 caduti, libro edito da Altrimedia.

Un prezioso album di nomi di giovani soldati che hanno dato la vita per l’Italia. Sono divisi per Comune. E per ognuno di essi, sono segnalate anche le divergenze con quanto conosciuto fino a oggi o quanto riportato nei vari monumenti commemorativi del territorio.

“E’ stato un lungo lavoro – racconta l’autore – ed ho scoperto tante storie, tanti episodi che vanno oltre la lista dei nomi dei caduti lucani”.

Ad esempio?

Intanto l’età dei soldati caduti in guerra: c’erano anche dei ragazzini di quattordici, quindici anni.  Altro che “I ragazzi del 99…”.E poi la tragedia di famiglie decimate, genitori che si sono visti falcidiare due, tre e perfino quattro figli durante il conflitto mondiale.

C’è da immaginare che tra i nomi e le storie sia stato un lavoro immane.

E’ così. Tanto che tutto quel che ho raccolto non è stato possibile pubblicarlo ed ho realizzato, con l’aiuto di un amico, una appendice al volume pubblicato con Altrimedia che completa la mia ricerca.

Chissà quante storie..

Un militare di Pomarico, tornando a casa, si era portato due orfani, li ha cresciuti: un ragazzo e una ragazza. Quest’ultima, bionda, era stata soprannominata la tedesca. Ma oltre alle storie ho trovato tante incongruenze.

Mi spieghi.

A Potenza nella lista che la città ha stilato per ricordare i suoi morti mancano addirittura 102 nomi, se li sono dimenticati. Ho anche scritto all’amministrazione comunale, sottolineando questo errore ed esortandoli a correre ai ripari. Pomarico che aveva un problema simile, ma ovviamente più ridotto nei numeri, ha già provveduto a correggere. A Lauria, ad esempio, ne mancano 148. E a Cersosimo nella lapide commemorativa mancano addirittura i nomi dei caduti.

 

 

 

 

 

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