È il 1942 quando il governo italiano dispone il divieto di entrata alle biblioteche pubbliche governative alle “persone di razza non ariana”. Agli ebrei – e non solo – è negato l’accesso alle sale di lettura, ai cataloghi, al prestito, alle informazioni bibliografiche.
A Potenza una giovane bibliotecaria apre loro le porte. E’ Teresa Motta. La sua storia è raccontata nel volume “Teresa Motta, una bibliotecaria e un anno di vicende memorabili”, di Calice Editori.
E martedì 7 marzo, in occasione della giornata internazionale della donna, che si celebra il giorno successivo, la storia della giovane bibliotecaria potentina, verrà raccontata nei locali dell’Archivio storico del Comune di Firenze (a partire dalle ore 17). IL tema dell’incontro è “Da donna a donna: il ruolo di Teresa Motta e Maria Perotti per gli studi di Franco Venturi 1941-1943) alla presenza dell’autrice del libro, Antonella Trombone, docente dell’Università di Bari, dipartimento di ricerca e innovazione umanistica. L’evento è stato organizzato grazie alla collaborazione dell’Associazione Culturale Lucana-Firenze.
Grazie a Teresa Motta, ebrei stranieri, politici e intellettuali antifascisti internati nei campi del potentino hanno potuto frequentare la biblioteca provinciale di Potenza. Lo si capisce consultando i registri; la voce “stranieri” annovera moltissimi nomi slavi, polacchi, austriaci, tedeschi. Gente che andava in biblioteca per consultare opere. O solo per incontrarsi clandestinamente.
Antonella Trombone, ne ha raccontato la storia partendo da alcune lettere trovate nell’archivio storico dell’Associazione italiana
Biblioteche, a Roma, indirizzate a Francesco Barberi, che era all’epoca, soprintendente bibliografico statale.
Quelle lettere servivano per procurare libri da altre biblioteche italiane a Franco Venturi. un esule antifascista che era stato inviato al confino ad Avigliano.Nella sua condizione di confinato non aveva il permesso di accedere alle biblioteche ma grazie a Teresa Motta, riuscì ad ottenere libri che servivano per proseguire i suoi studi.
Per mettere a fuoco la figura e la personalità di Teresa Motta, la ricercatrice universitaria ha dovuto trascorrere lunghissimo tempo tra archivi e biblioteche, tra registri e documenti.
Teresa Motta era una maestra elementare. Nel 1919, quando aveva 29 anni, fu assunta nella biblioteca potentina. Vi presterà servizio per 50 anni.
E’ grazie a lei che diversi antifascisti mandati al confino nell’area del Potentino hanno potuto continuare gli studi che, per motivi politici erano stati costretti a interrompere.
Ed è lei, Teresa Motta – come dimostra il volume di Antonella Trombone – che tra il 1938 e il 1943 Teresa apre le porte della sua biblioteca a numerosi internati per motivi politici o razziali. LI faceva studiare in biblioteca, dava loro libri in prestito, gliene procurava, ordinandoli a suo nome, altri da biblioteche diverse dalla sua.
Ci sono lettere – tra le quali anche alcune di Manlio Rossi Doria – che testimoniano come grazie a Teresa, in biblioteca avvenivano anche incontri clandestini, tra i confinati.
Franco Venturi, ad esempio, finisce al confino ad Avigliano in giovanissima età: dal comune della Basilicata è stato in grado di continuare a studiare e anche di svolgere il suo ruolo di traduttore per la casa editrice Einaudi. Il suo bisogno di libri, appagato dalla bibliotecaria potentina, è stato possibile, probabilmente, grazie al passaparola di altri giovani che da lui andavano a lezione.
Racconta la docente universitaria che, Venturi con la scusa di cure mediche (si finge bisognoso di andare dal dentista) va a Potenza, in biblioteca. Prende libri in prestito da altre biblioteche con la complicità di due studenti aviglianesi, uno di Napoli e un altro di Bari. Grazie a quest’ultimo si mette in contatto con Barberi.
Dai registri Antonella Trombone scopre anche che Venturi e Rossi Doria sono assidui frequentatori della biblioteca. I due si incontrano in biblioteca.
Ma chi era Teresa Motta? “Una donna studiosa, precisa, una professionista autodidatta, sottopagata, che svolgeva compiti da bibliotecaria professionista, gestiva i servizi al pubblico, la contabilità, che fu a lungo il punto di riferimento della biblioteca provinciale di Potenza, protagonista indiscussa della crescita dei servizi bibliotecari e bibliografici dell’istituto. Doveva essere una donna ansiosa di imparare e di crescere professionalmente, appassionata del suo lavoro. Ma anche la immagino intelligente, discreta e risoluta, visto come riuscì a gestire la biblioteca in anni difficili”, racconta l’autrice del libro e della ricerca in una recente intervista.
La biblioteca chiuse solo dopo i bombardamenti del 1943, ma per pochi mesi. Teresa Motta riaprì i servizi al pubblico in un locale ai piedi della torre dei depositi librari.
Teresa Motta muore a Potenza nel 1953, per malattia, all’età di 63 anni.