Il 19 aprile di cento anni fa nasceva Rocco Scotellaro, scrittore, poeta e politico, ma soprattutto sindaco socialista di Tricarico, suo paese natale.
In questa settimana partono anche le iniziative (anche se alcune si sono già tenute nelle settimane precedenti), per celebrare il centenario del cosiddetto “Poeta-contadino”.
L’Associazione culturale Lucana a Firenze ha organizzato un convegno che si terrà proprio mercoledì 19, alle ore 17,30 nella sala del Gonfalone a palazzo Pegaso della Regione Toscana, in piazza Duomo a Firenze.
L’incontro, dal titolo Rocco Scotellaro, un poeta della terra fra radici e identità A cento anni dalla nascita vede la partecipazione di Antonio Mazzeo, Presidente del Consiglio regionale della Toscana, Antonella Di Noia, Presidente Associazione Lucana Firenze , di Adriana Mastrangelo Adorno, Professoressa che introdurrà il tema del convegno al quale interverranno anche Pierfranco Bruni, scrittore poeta e saggista e Francesco Siggillino che leggerà alcune poesie di Rocco Scotellaro.
CHI ERA ROCCO SCOTELLARO. Figlio di Vincenzo, calzolaio e di Francesca, una casalinga,i genitori di Rocco decisero, a dispetto delle loro umili origini, di continuare a far studiare il figlio Rocco. La famiglia si trasferì prima a Sicignano degli Alburni, dove a 12 anni Rocco fu in grado di iscriversi al liceo classico del Convento dei Frati Cappuccini. Ultimò a Trento gli studi liceali e poi si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza a La Sapienza di Roma, ma non completò gli studi, perché Rocco si interessò fin da giovanissimo alla politica e, prima si iscrisse al Comitato di Liberazione nazionale, poi al partito socialista. Un contributo importante allo sviluppo dela coscienza politica di Scotellaro si deve al fatto che entrò in contatto con diversi personaggi, scomodi per il fascismo, che furono mandati in Basilicata al confino: Rocco Scotellaro conobbe Carlo Levi, conobbe anche Manlio Rossi Doria.
Fu proprio questo interesse per la politica che lo convinse a tornare al suo paese di origine, a Tricarico, (al quale era sempre rimasto legato, nonostante i suoi continui trasferimenti : da Trento a Roma, da Tivoli a Potenza e poi, Matera, Napoli, Cava dei Tirreni, Bari e Portici) con l’intenzione di dare un contributo personale al processo di autodeterminazione delle classi contadine.
A 23 anni Scotellaro divenne sindaco di Tricarico: era il 20 ottobre del 1946. Due anni dopo fu eletto nuovamente. La sua elezione avvenne con il Fronte Popolare Repubblicano, nato dall’unione di PSI e PCI. Scotellaro coinvolse i suoi concittadini in quella battaglia che avrebbe dovuto annullare lo stato di abbandono dal governo centrale. Grazie alle consulte locali, che lui stesso istituì, i contadini potevano esprimere le loro opinioni. Era la prima volta che accadeva. Avevano sempre avuto la certezza di non essere mai ascoltati dalle istituzioni. Grazie a lui fu aperta una scuola, evitando che chi dovesse frequentarla fosse costretto a spostarsi da Tricarico (com’era accaduto a lui) e anche come antidoto all’analfabetismo
Nel 1947 grazie a lui a Tricarico apre un piccolo ospedale civile capace di ospitare 40 posti letto. Guidò il movimento di occupazione delle terre, per far cessare lo sfruttamento dei contadini da parte dei latifondisti. Tre anni dopo, grazie alla riforma Segni, questa battaglia raccoglierà i suoi frutti.
L’anno successivo, nel 1948, in seguito a una segnalazione anonima, fu aperta un’inchiesta per verificare se l’accusa secondo cui Rocco Scotellaro si sarebbe appropriato di somme di denaro che erano destinate alla ricostruzione del dopo guerra.
Scotellaro fu accusato di concussione, truffa e associazione a delinquere; fu arrestato e trascorse 45 giorni nel carcere di Matera.
Solo durante l’appello fu appurato che le accuse erano infondate. E fu prosciolto per non aver commesso il fatto: era il 24 marzo del 1950.
Questo episodio lo gettò nello sconforto: amareggiato e deluso, Scotellaro abbandonò l’attività politica e dedicò le sue energie all’attività letteraria.
Un aiuto concreto gli arrivò da Manlio Rossi Doria che lo chiamò a collaborare con

l’Osservatorio Agrario di Portici, dove dette il suo contributo per la redazione del Piano di Sviluppo Regionale per la Basilicata. Affiancò Ernesto De Martino nelle sue ricerche – sul campo – sui riti e miti del Sud.
Ma all’età di trent’anni, il 15 dicembre del 1953, mentre si trovava a Portici, per i suoi nuovi impegni, Rocco Scotellaro fu colpito da un infarto e morì.
Ma la sua attività poetico letteraria ha lasciato un grande segno nel mondo della letteratura italiana, anche perché Rocco se n’è occupato fin da giovane.
I critici dividono in tre fasi la sua opera: quella giovanile (1940-45), quella della presa di coscienza (di sé, della sua terra, del paese, della gente) dal 1946 al-50 e, quella della sconfitta, del distacco dalla sua gente, del nuovo rapporto con il mondo grande e complesso (1950-53) (come viene sottolineato nella sua opera Poesie).