Ilaria Navarra, scrittrice, giornalista, esperta di comunicazione e autrice di Occhebontà

Portare la Basilicata a tavola, i suoi sapori, i suoi odori. Le sue eccellenze. “Occhebontà”, il libro che la scrittrice ed esperta di comunicazione Ilaria Navarra ha pubblicato con Rubettino, è una specie di “vademecum”, una guida, per portare la Basilicata sulle nostre tavole. In ogni luogo. Lo dice in maniera chiara il sottotitolo: 10 ricette per portare la Basilicata a tavola ovunque. Ma con una avvertenza: ognuna di queste ricette vanta poi tante varianti quanti sono i comuni della regione.

Maria Rosa Cranchi, sociologa e segretaria dell’associazione Lu.Pi

L’autrice, Ilaria Navarra, sarà a Pisa domenica 25 giugno, per un evento organizzato grazie all’Associazione Lu.pi., Lucani a Pisa. Alle 18 al ristorante I condotti di via Carducci 1 a Ghezzano, verrà presentato il libro (con l’autrice dialogherà Maria Rosa Cranchi, sociologa e segretaria dell’associazione Lu.Pi. Al termine, invece, è prevista una cena (per informazioni e per prenotazioni occorre contattare questi recapiti: 3284166565 o 3923348630).

Durante l’iniziativa sarà organizzato anche un laboratorio di pasta fatta in casa a cura di Luigina Leone.

“Occhebontà” è il risultato di una ricerca, assai più ampia, condotta da Ilaria Navarra. «Si, si tratta di una mia ricerca personale nata per creare una base, una selezione delle ricette che sono trasversali a tutte le aree della Basilicata, sebbene ognuna di queste 10 abbia 131 varianti, quanti sono i comuni della nostra regione. Ho voluto creare uno strumento semplice ad uso di chiunque voglia portare la Basilicata a tavola ovunque».

 Perché ovunque?

«Dati alla mano- iscritti all’AIRE, l’anagrafe degli italiani residenti all’estero, risultano circa 140mila lucani, che, purtroppo e per fortuna, sono sparsi nel mondo. E tanti sono soprattutto giovani. Ritengo che meritino uno strumento di base per portare a tavola le pietanze della loro terra, per divertirsi a ricreare le cose con cui sono cresciuti. Questo è motivo per cui ho selezionato le aziende di qualità che vendono e spediscono i loro prodotti in ogni angolo di mondo. Ovunque appunto».

Perché ne ha scelte dieci, con quale criterio?

«Si tratta di una scelta del tutto personale. Con un unico criterio: tutte le pietanze hanno una storia, una curiosità, un proprio perché».

Ma con il passare degli anni, le abitudini alimentari dei lucani avranno subito delle variazioni, saranno cambiate.

«Sicuramente, in Basilicata come ovunque, ma resiste la tradizione legata alla qualità dei prodotti. Resiste anche un gusto del bello portato in tavola. E soprattutto c’è tutta una generazione di giovani produttori che guardano al futuro non dimenticando la loro terra di appartenenza.

Però, forse, oggi si mangia in maniera differente.

«Sono i ritmi di vita che hanno imposto anche nuove ricette, versioni più veloci di piatti della tradizione».

Cosa deve esserci assolutamente di lucano nel carrello della spesa?

«Direi una eccellenza lucana su tutte: il Peperone di Senise, il crusco».

Perché ha sentito la necessità di raccontare alle nuove generazioni ricette della tradizione.

«Per non disperdere le cose che ci hanno insegnato ma soprattutto per dare uno stimolo a fare meglio, a partire dalla tradizione per innovare, creare nuove cose, salvaguardare la qualità».

C’è una classifica degli alimenti territoriali, che so, qual è la cosa da non perdersi se si vista il Vulture, o il Pollino o la Val d’Agri…

«Ogni area della Basilicata è un caleidoscopio di sapori. Difficile andare in Val d’Agri e non sentire la necessità di provare il rafano! Il Vulture ovviamente con il vino e con tante storie di altissima qualità».

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