Da sinistra in senso orario: Rocco Scotellaro. Alcuni degli ospiti della iniziativa della Città Metropolitana: Vito Bardi (presidente della Regione Basilicata), Margherita Cassano (prima Presidente della Suprema Corte di Cassazione), Dario Nardella (sindaco della Città Metropolitana), Nicola Armentano (Delegato della Città Metropolitana), Maria Annunziata Rucireta, presidente della sezzione Regionale Controllo della Corte dei Conti Toscana e Antonio Nicoletti, direttore generale dell’Apt Basilicata

La mia bella patria

Io sono un filo d’erba
un filo d’erba che trema.
E la mia patria è dove l’erba trema.
Un alito può trapiantare
il mio seme lontano.

 

La Città Metropolitana di Firenze celebra Rocco Scotellaro con un evento  organizzato da Regione Basilicata e  da Apt Basilicata con il patrocinio del Comune di Tricarico e della Fondazione Matera Basilicata 2019, il sostegno della Città Metropolitana di Firenze, del Comune di Barberino del Mugello e del Fsc.

Si chiama “La patria vicina, la Patria lontana” l’iniziativa che si terrà a Firenze (Palazzo Medici Riccardi, il 20 ottobre alle ore 16,30) per celebrare i cento anni dalla nascita di Rocco Scotellaro, poeta e politico lucano.

L’iniziativa sarà aperta dai saluti istituzionali di Antonio Nicoletti, direttore generale dell’Apt Basilicata, del sindaco di Firenze e della Città Metropolitana Dario Nardella e da Vito Bardi, presidente della Regione Basilicata.

Poi ci saranno gli interventi di Margherita Cassano, prima Presidente della Suprema Corte di Cassazione, di Michele Brancale, capo ufficio stampa della Città Metropolitana che parlerà di Scotellaro e la città, di Franco Vitelli, coordinatore del Comitato scientifico della Regione Basilicata per le celebrazioni del centenario della nascita di Rocco Scotellaro, sul tema Exul immeritus, Scotellaro, il paese, la lontananza.

Maria Annunziata Rucireta, presidente della sezione regionale controllo della Corte dei Conti della Toscana interverrà su “Rocco Scotellaro. Amministrare ieri. Amministrare oggi”. Mentre  sulle “Nuove prospettive della pubblicazione degli inediti” di Scotellaro interverranno Giulia dell’Aquila e Sebastiano Martelli che sono i curatori dell’Opera di Scotellaro.

Coordinano i lavori Nicola Armentano, delegato della Città Metropolitana di Firenze e Maria Paola Monaco, delegata della Rettrice all’inclusione e diversità dell’Università degli Studi di Firenze.

La giornata si concluderà con un concerto dei Tarantolati di Tricarico che si terrà al Teatro Corsini di Barberino di Mugello.

Entrambe le iniziative sono a ingresso gratuito. Al teatro Corsini l’ingresso è libero fino ad esaurimento dei posti.

CHI ERA ROCCO SCOTELLARO. Figlio di Vincenzo, calzolaio e di Francesca, una casalinga,i genitori di Rocco decisero, a dispetto delle loro umili origini, di continuare a far studiare il figlio Rocco. La famiglia si trasferì prima a Sicignano degli Alburni, dove  a 12 anni Rocco fu in grado di iscriversi al liceo classico del Convento dei Frati Cappuccini. Ultimò a Trento gli studi liceali e poi si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza a La Sapienza di Roma, ma non completò gli studi, perché Rocco si interessò fin da giovanissimo alla politica e, prima si iscrisse al Comitato di Liberazione nazionale, poi al partito socialista. Un contributo importante allo sviluppo dela coscienza politica di Scotellaro si deve al fatto che entrò in contatto con diversi personaggi, scomodi per il fascismo, che furono mandati in Basilicata al confino: Rocco Scotellaro conobbe Carlo Levi, conobbe anche Manlio Rossi Doria.

Fu proprio questo interesse per la politica che lo convinse a tornare al suo paese di origine, a Tricarico, (al quale era sempre rimasto legato, nonostante i suoi continui trasferimenti : da Trento a Roma, da Tivoli a Potenza e poi, Matera, Napoli, Cava dei Tirreni, Bari e Portici) con l’intenzione di dare un contributo personale al processo di autodeterminazione delle classi contadine.

A 23 anni Scotellaro divenne sindaco di Tricarico: era il 20 ottobre del 1946. Due anni dopo fu  eletto nuovamente. La sua elezione avvenne con il Fronte Popolare Repubblicano, nato dall’unione di PSI e PCI.  Scotellaro coinvolse i suoi concittadini in quella battaglia che avrebbe dovuto annullare lo stato di abbandono dal governo centrale. Grazie alle consulte locali, che lui stesso istituì, i contadini potevano esprimere le loro opinioni. Era la prima volta che accadeva. Avevano sempre avuto la certezza di non essere mai ascoltati dalle istituzioni. Grazie a lui fu aperta una scuola, evitando che chi dovesse frequentarla fosse costretto a spostarsi da Tricarico (com’era accaduto a lui) e anche come antidoto all’analfabetismo

Nel 1947 grazie a lui a Tricarico apre un piccolo ospedale civile capace di ospitare 40 posti lettoGuidò il movimento di occupazione delle terre, per far cessare lo sfruttamento dei contadini da parte dei latifondisti. Tre anni dopo, grazie alla riforma Segni, questa battaglia raccoglierà i suoi frutti.

L’anno successivo, nel 1948, in seguito a una segnalazione anonima, fu aperta un’inchiesta per verificare se l’accusa secondo cui Rocco Scotellaro si sarebbe appropriato di somme di denaro che erano destinate alla ricostruzione del dopo guerra.

Scotellaro fu accusato di concussione, truffa e associazione a delinquere; fu arrestato e trascorse 45 giorni nel carcere di Matera.

Solo durante l’appello fu appurato che le accuse erano infondate. E fu prosciolto per non aver commesso il fatto: era il 24 marzo del 1950.

Questo episodio lo  gettò nello sconforto: amareggiato e deluso, Scotellaro abbandonò l’attività politica e dedicò le sue energie all’attività letteraria.

Un aiuto concreto gli arrivò da Manlio Rossi Doria che lo chiamò a collaborare con l’Osservatorio Agrario di Portici, dove dette il suo contributo per la redazione del Piano di Sviluppo Regionale per la Basilicata. Affiancò Ernesto De Martino nelle sue ricerche – sul campo – sui riti e miti del Sud.

Ma all’età di trent’anni, il 15 dicembre del 1953, mentre si trovava a Portici, per i suoi nuovi impegni, Rocco Scotellaro fu colpito da un infarto e morì.

Ma la sua attività poetico letteraria ha lasciato un grande segno nel mondo della letteratura italiana, anche perché Rocco se n’è occupato fin da giovane.

I critici dividono in tre fasi la sua opera: quella giovanile (1940-45), quella della presa di coscienza (di sé, della sua terra, del paese, della gente) dal 1946 al-50 e, quella della sconfitta, del distacco dalla sua gente, del nuovo rapporto con il mondo grande e complesso (1950-53) (come viene sottolineato nella sua opera Poesie).

 

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