Aliano come terra dell’altrove, luogo dove le cose accadono, sintesi della cultura delle aree interne. Aliano terra di confino, terra di partenza. Ma anche e soprattutto terra del ritorno. Aliano terra di cultura.Paese che guarda oltre, al domani e che ha saputo staccarsi dal simbolo dell’arretratezza del passato. Aliano che cresce, che diventa comunità sempre più variegata. «Crescono le strutture ricettive, abbiamo mantenuto la caserma e c’è pure il fioraio», sottolinea il sindaco Luigi Di Lorenzo quando va in giro, per l’Italia a sostenere la candidatura del suo Comune – poco più di 900 abitanti – a capitale della cultura italiana 2027. Aliano è tra i dieci finalisti. Il dossier che regge la candidatura in questi giorni viene presentato e sostenuto in tutta Italia. E’ stato alla Bit a Milano, a Torino, a Roma, a Firenze, grazie anche alla joint-venture tutta culturale con il Mercato Centrale, animato da Umberto Montano, altro lucano. A Firenze la candidatura – che sarà discussa nei prossimi giorni al Ministero – è stata sostenuta anche in Regione, grazie all’Associazione Lucani a Firenze, guidata da Antonella Di Noia, all’apporto del presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo, grazie a Nicola Armentano, consigliere comunale a Palazzo Vecchio e alla Città Metropolitana, grazie a sostenitori come il presidente dell’Associazione delle dimore storiche, all’architetto Pietro Laureano, fautore del riconoscimento di Matera città dell’Unesco, al giornalista Nicola Coccia, che, per primo, ha raccontato i legami tra Aliano e Firenze, grazie a Carlo Levi che, in un appartamento di piazza Pitti, ha cominciato ascrivere quel “Cristo si è fermato a Eboli” che racconta i suoi mesi di confino ad Aliano.
Già, Carlo Levi. Aliano è questo, ma non solo questo. C’è la casa di confino: gran parte del paese è rimasto così come Levi lo ha descritto nel suo libro. I luoghi sono riconoscibili. Al cimitero, una sorta di Spoon river di casa nostra, ci sono le tombe dei protagonisti di questa storia. C’è la pinacoteca che si arricchisce sempre più: di recente l’amministrazione ha acquisito un dipinto del confino, che in passato p stato esposto anche agli Uffizi. Aliano è Carlo Levi: di recente l’amministrazione ha acquisito libri, oggetti e mobili di Levi, che insieme alle opere di Umberto Saba, andranno ad arricchire un nuovo contenitore che sarà inaugurato il prossimo 26 maggio. Sei stanze all’interno di Palazzo De Leo che si trova a pochi passi dalla casa dove il medico-scrittore-ittore torinese ha consumato il suo confino. La data del taglio del nastro è emblematica: è il giorno in cui, nel 1936 Levi lasciò Aliano. Un simbolo anche quest’anno: il 4 gennaio di cinquant’anni fa Levi morì, e sono 80 anni giusti che scrisse il Cristo. Quello spazio ospiterà anche oggetti personali appartenuti a Umberto Saba (Linuccia Saba, sua figlia, è stata compagna di Levi) e che il Comune di Aliano ha acquistato di recente.
C’è il Museo Paul Russotto, esponente dell’astrattismo americano. Il legame con la cultura americana la troviamo anche in un altro personaggio emblematico: John Giorno, poeta della beat generation, di cui ne è stato simbolo, morto di recente e con radici che affondano ad Aliano. Giorno nasce da un ramo della famiglia Panevino, una mobile famiglia locale tra i cui esponenti c’erano ecclesiasti, giudici, magistrati. Uno di questi, Nicola, fu partigiano in Liguria, capo del Comitato di Liberazione nazionale. Fu ucciso, a 34 anni, il 23 marzo del 1945 a pochi giorni dalla Liberazione del Paese.
Aliano è… i calanchi, che sono anch’essi un museo, un paesaggio collinare che riesce a trasportare il visitatore in un’altra dimensione. Struggente. E i calanchi sono luogo di cultura, grazie al festival “La luna e i calanchi”, guidato dal paesologo Franco Arminio che ogni anno, come ha sottolineato Antonella Di Noia, presidentessa dell’Associazione lucana a Firenze «compie la magia di portare migliaia di persone che, per un giorno e una notte ascoltano la poesia della cultura».
Aliano è la civiltà contadina. C’è un museo, allestito dal 1987, in un antico frantoio sottostante la casa abitata da Carlo Levi (1902-1975) dove sono esposti oggetti usati dai contadini nelle attività agricole, artigianali e nella vita quotidiana: attrezzi per i lavori nei campi, stoviglie e tegami, lampade, bracieri, finimenti. E’ il simbolo di quella civiltà delle aree interne delle quali Aliano è pronto a farsi rappresentante «La nostra candidatura a capitale della cultura – sottolinea il sindaco –non è solo d’Aliano, sarà l’intera Basilicata a essere capitale della cultura: Aliano vuole rappresentare tutti i Comuni lucani delle aree interne. Pensate sono 126 su 131 complessivi».
«La comunità di Aliano è concreta – sottolinea il sindaco – e la candidatura a capitale della cultura è frutto di un lungo lavoro che da 20 anni ci vede insieme per valorizzare sia l’aspetto paesaggistico ambientale che culturale i luoghi di ispirazione ma anche tutti i contenitori museali che possediamo. Il turista che oggi arriva ad Aliano può fruire dei luoghi descritti nel Cristo si è fermato a Eboli, partendo dalla chiesa di San Luigi Gonzaga che è un autentico contenitore di arte sacra, alla pinacoteca Carlo Levi vicino alla piazza del Comune, alla casa di confino di Carlo Levi dov’è possibile fare una visita multimediale, il museo di espressionismo con le opere di Paul Russotto, il museo della civiltà contadina, quello del rischio idrogeologico».
Da padrone di casa (la presentazione si è tenuta nella sala del Gonfalone di Palazzo Pegaso a Firenze) il presidente del consiglio regionale Antonio Mazzeo ha sottolineato come «comunque vada questa esperienza non deve essere fine a se stessa ma cintinuare, deve essere portata avanti come modo di leggere il mondo. Aliano è un piccolo borgo e io mi auguro che la Regione Basilicata, come facciamo noi qui in Toscana, punti a valorizzare questi luoghi con finanziamenti, con investimenti, con continua attenzione».