“Era il 1961. Stavo andando con Tullio Kezich a trovare Francesco Rosi sul set di Salvatore Giuliano. Prima di giungere sul posto dove si girava il film, decidemmo di fare un giro in Puglia per visitare alcune cattedrali. Volli passare per Palazzo San Gervasio, il paese natale di mio padre. Fu per me la scoperta di un mondo, di quella parte d’Italia tagliata fuori dalle rotte delle tante guerre e dalla Storia”. Lina Wertmuller racconta così le sue origini lucane e la scoperta della sua terra, nel libro “Tutto a posto e niente in ordine”. Il volume, edito da Feltrinelli, racconta la vita e l’arte di  Arcangela Felice Assunta Wertmüller von Elgg Spanol von Braueich, cioè Lina, sceneggiatrice e regista che poche settimane fa ha ottenuto l’Oscar alla carriera.

“Mi aveva fatto un grande effetto vedere i miei zii, i miei cugini e lo stile di vita che conducevano in quella terra del profondo Sud”.

Lina raccontò le sue impressioni a Tullio Kezic: “Perché non scrivi questa storia? Se ne potrebbe fare un film insolito sul Sud”, le disse il critico.

“La scrivo”, replicò Lina. Tornata a Roma impiegò una settimana a scrivere la storia e le sue emozioni provate nella Basilicata dei suoi avi.

Quel copione piacque, ma non c’erano fondi. Racconta la Wertmuller che per un’opera prima servivano, all’epoca, circa 100 milioni. Per girare I Basilischi – questo il titolo del film scaturito da quel copione _  furono trovati 34. La troupe era quella che aveva girato, con Fellini Otto e mezzo; per risparmiare chiamò amici e conoscenti a recitare, al fianco di Clarabella Mastroianni e Stefano Satta Flores.

“A Palazzo San Gervasio non c’erano alberghi o pensioni – scrive ancora la regista nella sua biografia _ non sapevamo dove far alloggiare la troupe e i collaboratori”.

Si fecero prestare gratuitamente una casa del paese che l’Inps aveva appena realizzato per i contadini.

“Lì organizzammo la nostra pensione: al primo piano c’erano le camere da letto, al pian terreno una piccola buvette”.

“Per me la sconosciuta Basilicata nella quale mi apprestavo a girare il mio primo film _ racconta ancora _ era stata fin dall’infanzia  la favolosa “Terra dei Re”, lontana, come lontani erano pure quei nonni dai roboanti nomi di mitici baroni svizzero-tedeschi. Ora scoprivo la verità: era una terra dove vivono uomini piccoli e forti come tronchi d’olivo e donne dal volto greco e con gli occhi saraceni, dentro case bianche di calce e grigie di pietre. Una terra ricca di leggende misteriose”.

Il film fu presentato al festival di Locarno dove ottenne anche un riconoscimento (“Durante la proiezione mi chiedevo quanto potesse interessare a quei giurati svizzeri, inglesi e tedeschi, un film che raccontava la vita di un paese sperduto della Basilicata”, ha raccontato la regista.

Venerdì 29 novembre, alle 20,30, al Cinema Arsenale, in vicolo Scaramucci, n. 2, a Pisa, il film I Basilischi  sarà proiettato in omaggio alla regista, premio Oscar alla carriera, che ha origini lucane ed ha ambientato questo film proprio in Basilicata, mostrando uno spaccato sociologico di una piccola realtà del sud Italia.

Lina Wertmuller è stata la prima donna nella storia, candidata all’Oscar, nel 1977, come migliore regista per il film Pasqualino Settebellezze, interpretato da Giancarlo Giannini ed è stata il quarto divo italiano a ricevere ad Hollywood la Stella sulla Walk Of Fame, dopo Bernando Bertolucci, Andrea Bocelli ed Ennio Morricone (autore delle musiche del film i Basilischi).

Dopo i saluti di Michele Molino,  presidente dell’associazione Lu.Pi., Lucani a Pisa, che ha organizzato l’evento,  interverranno, in sala, Ugo Di Tullio, Professore dell’Università di Pisa e Mario Saluzzi, conservatore della Pinacoteca Camillo D’Errico di Palazzo San Gervasio (PZ), promotore e curatore, con il patrocinio della Lucana Film Commission, di una mostra fotografica sulla vita della regista e sui suoi film, che sarà possibile ammirare nei locali del Cinema Arsenale fino al primo dicembre.

Prima della proiezione, alle 19,30 l’associazione offrirà a tutti i presenti un aperitivo con prodotti tipici lucani.

Il film. I basilischi sono i giovani della provincia del Sud Italia, che, come lucertole al sole, passano le giornate apatici e svogliati su e giù per il paese o al circolo senza un vero obiettivo, un ideale, una prospettiva di vita.

Antonio, figlio del notaio di un piccolo paese del Meridione, ha venti anni e trascorre noiosamente le sue giornate come parecchi suoi conterranei.

Studia legge, ma è poco assiduo all’Università.

Le sue soddisfazioni e i suoi svaghi si riducono al circolo e alle passeggiate per il corso con gli amici.

Uno di questi è Francesco, figlio di piccoli proprietari terrieri, che è riuscito a conquistarsi il posto tra gli eletti del paese in virtù del suo titolo di ragioniere. Seguendo i due ragazzi nei loro incontri si può conoscere la storia di quelle famiglie che costituiscono la classe alta del piccolo centro.

I giorni passano e sembrano far parte di un solo lungo giorno: stessi discorsi, stessi posti; una vita ristretta in pochissime attività.

Antonio, al quale verrà offerta la possibilità di andare a vivere a Roma, preferirà rimanere per sempre nella monotonia e nella pigrizia del paese.

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