Ognuno di noi ha delle figure di riferimento, persone che, quando si fanno i bilanci di una vita, seppur giovane, diventano pilastri sui quali poggia il percorso che abbiamo affrontato.

Giuseppe Stalfieri, giovane musicista lucano (nato a Chiaromonte, ha vissuto a Francavilla in Sinni ma adesso studia a Roma), un diploma di ottico e una frequentazione al conservatorio Saint Louis di Roma, se è diventato Erik, cantante pop, lo deve a due persone in particolare: il nonno Filippo e la sua maestra delle elementari. Il nonno lo ha avviato alla musica, portandolo nella banda del paese quando non aveva ancora sei anni. La maestra lo ha incoraggiato a scrivere le poesie che lui, di nascosto, buttava giù dal suo banco di scuola. “Quando mio nonno mi ha portato nella banda del paese – racconta Erik – ho cominciato a suonare il sax contralto, quello che nei cartoni dei Simpson suona Lisa. Lo strumento era più grosso di me. Facevo più fatica a sorreggerlo che a suonare. E la maestra, quando si accorse che io dal banco, di nascosto scrivevo poesie su foglietti volanti, anziché sgridarmi e punirmi, mi regalò un quadernino, invitandomi  a scriverle e a raccogliere lì dentro”.

Quel bambino di sei anni ha suonato fino ai dodici nella banda, poi ha cercato di mescolare le sue passioni: la musica e le parole delle sue composizioni poetiche. Così, anche grazie al rap, prende forma Erik. Nel frattempo divora le creazioni dei grandi dell’hip hop americano e dei rapper italiani. Ma continua ad esplorare anche altri territori. Il successo in rete di un suo brano, Malozarpla, facilita l’incontro con Franco Eco, noto compositore e direttore artistico eattuale produttore di Erik. Il connubio permette a Erik di esplorare ancora un nuovo mondo, quello cantautorale. E anche ad avvicinarsi a un altro strumento, il pianoforte. Dal progetto che i due mettono in piedi sta nascendo un disco e un brano, Bonjour, viene scelto come colonna sonora di un film,  Codice Karim, prodotto da Lime film e Rai Cinema. Bonjour sarà anche il suo primo singolo, che uscirà a breve.

Erik, tutto comincia grazie a nonno Filippo.

Si, lui ha portato  nella banda del paese, dove suonava. Ho vissuto la vera musica, quella dei bandisti, si suona tutti insieme, anziani musicisti e giovani, si tramandano le esperienze. Ho iniziato con il sax contralto, quello di Lisa Simpson, per capirci. Ma in quel periodo, alle elementari avevo passione per le poesie, le scrivevo di nascosto, durante le lezioni, fino a quando la maestra non se ne accorse. Le volle leggere, non mi sgridò, né mi punì. Il giorno dopo tornò in classe con un squadernino, era una vecchia agenda e mi disse: scrivile qui, così restano tutte insieme, non le perdi.

I primi brani sono arrivati mettendo insieme le due cose?

Mi sono appassionato al rap, è il genere musicale che mi  ha dato la spinta per appassionarmi al mondo della musica.  La ritenevo la cosa più accessibile per esprimersi liberamente, anche senza una tecnica vocale eccessiva. Andando avanti ho mescolato la musica alla scrittura, i suoni alle poesie, proprio grazie al rap. Tutto nasce da lì.

Però adesso, si propone come cantante pop, da cantautore

E’ il risultato di una serie di contaminazioni musicali che hanno provocato in me un cambiamento. Oggi mi ispiro al cantautorato pop, ai grandi della tradizione italiana: Dalla, De Gregori, Battisti, Modugno.  La musica di oggi non mi appassiona molto, Per me una proposta deve avere un senso compiuto, deve essere in grado di provocare emozioni. Penso sempre che la storia che canto debba diventare la storia di chi lo ascolta. Deve coinvolgere, provocare emozioni.

Come nasce Erik e perché?

E’ il mio alterego. Ho sempre voluto avere un alter ego, un altro me. Erik nasce dal fatto che sono un tifoso della Roma, da sempre. E potete immaginare che scelta difficile è tifare Roma in Lucania. Mi è sempre piaciuto e rimasto simpatico un calciatore giallorosso, l’argentino Erik Lamela. Così ho deciso che il mio alter ego si chiamasse così.

Ma si sente più Erik o Giuseppe?

Entrambe le cose. Dipende dalle situazioni: in questo momento sono Erik. Quando mi isolo, per scrivere, per mettermi a nudo, sono Giuseppe.

Ha lasciato la sua terra per studiare?

A Roma sto studiando al Saint Louis College of Music, il Conservatorio. Studio canto pop e pianoforte. Ora questo è il mio strumento principale, ci vivo in simbiosi. Il sax l’ho abbandonato.

Ma di quel bambino che suona il sax dietro le processioni religiose cos’è rimasto?

Tutto. Mi porto dietro tutta quella esperienza. La banda è una vera scuola. Al Saint Louis sto imparando la tecnica. Ma con il sax ho cominciato dal nulla, prima con le seconde parti, gli accompagnamenti. Poi ho studiato tanto con l’obiettivo di conquistare le partiture di secondo livello,s empre di accompagnamento. E poi ancora altro studio per ottenere il libretto delle partiture principali. Si suonava tutto, dalle marce classiche, alle canzoni di Natale, ai pezzi sinfonici.

Con la sua terra che rapporti ha?

A Francavilla ho la famiglia, gli amici con cui sono cresciuto,  che sono come fratelli. Ci vogliamo bene, ci sentiamo a distanza. Ho un legame profondo, anche se non riesco ad andarci spesso, come vorrei.

  • Per approfondire:
  • dal sito

 

 

Erik, alter ego dell’ottico Giuseppe Stalfieri

Bonjour ad Erik, una nuova e interessante produzione italiana

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